Esagrammi  57-64


 

57° SUNN

    
Il Mite, il Penetrante, il Vento

 

Attribuzione Sephirotica: Geburah

Il Mite, il Penetrante, il Vento
Il Mite, il Penetrante, il Vento

 


Il nostro Iniziato che nel segno del Viandante (n. 56) ha imparato a non attaccarsi alle persone e alle cose, impara in questo segno a “penetrare”, ad essere cioè non compatto, non rigido, ma permeabile (v. Tao Te Ching cap. 43°); impara inoltre ad essere dappertutto e in nessun luogo (v. di R. Bach “Nessun luogo è lontano”) divenendo così la forza interna di tutte le cose.
Nel Vangelo di Giovanni (1, 42) abbiamo Gesù che “penetra” Simone e lo fa suo discepolo ed entrando in lui gli cambia nome: “Ti chiamerai Cefa”. Nel Mumonkan, Koan n. 31, abbiamo Joshu che “penetra” la vecchia quando la scruta e partecipa così del suo Zen; e nelle “101 Storie Zen”, ancora, la n. 8, “Grandi Onde” è un altro esempio seppure differente di penetrazione. Naturalmente questa penetrazione è insieme attiva e passiva, così come vediamo nel Vangelo di Giovanni (10, 9): “Io sono la porta, se uno entra attraverso di me sarà salvo, entrerà e uscirà e troverà pascolo, ecc.”, in cui l’Io Sono si fa  penetrare dal sé inferiore per accoglierlo e trasformarlo. E ancora da Giovanni (14, 20): “In quel giorno voi saprete che Io Sono nel Padre e voi in Me ed Io in voi ecc.” La penetrabilità è indispensabile per la costituzione di un tutt’uno (albero) quale si produrrà con la morte di Gesù: il Padre (Kether), il Figlio (Daath), i discepoli (Tiphereth, Yesod e Malkuth), v. Commento al Vangelo di Giovanni cap. 21°.
Attribuiamo al 57, il Mite, il Penetrante, la Sephirah Gheburah. Ricordiamo le definizioni di Gheburah: forza, potere, materia animata, aquila, spada, energia passiva, Materna più Sapere Paterno; materia resa viva, penetrata dallo Spirito; uomo: corpo più anima-animus; vigore, messa in moto, ecc.
Attribuiamo inoltre a Sunn i temi geomantici di aria: Tristitia e Conjunctio.



Riferimenti biblici:   Gn. 17, 1-8: Abram diviene Abramo

Gn. 32, 28-30: Giacobbe diviene Israele

Sam. 16, 12-13: Davide unto Re

Mt. 3, 13-17: Battesimo di Gesù

 

La prima variante è favorevole, conduce al 9, la “Forza Domatrice piccola”, quando la penetrazione si esercita sul piano fisico è opportuno essere perseveranti con disciplina. Ricordiamo che anche la semplice stretta di mano è penetrazione fisica e dunque bisogna essere accorti nelle penetrazioni esterne, allora viene la possibilità “di rafforzare le forme esteriori del carattere”.

 

La seconda variante è pure favorevole, ci dà il 53, “lo Sviluppo”. La penetrazione della linea della vitalità è ancora più intima della penetrazione fisica (“penetrare sotto il letto”), è questo il campo dei maghi e dei sacerdoti, questi infatti pregano per la salute, quelli fanno fatture per dare o per togliere la vitalità. Su questo piano si può esercitare la penetrazione solo se si è maghi o sacerdoti o guaritori, ma se si opera gradualmente, “dimorando in dignitosa virtù”, allora “non c’è macchia”.

 

La terza variante è sfavorevole, porta al 59, “la Dissoluzione”. La penetrazione dell’astrale inferiore è da evitare, specialmente nelle ripetizioni. Entrare nel mondo affettivo di chiunque vuol dire farsi coinvolgere nella spirale delle sue emozioni e questo provoca il disfacimento del veicolo che invece dovrebbe essere mantenuto più integro possibile per lo scopo reintegrativo.

 

La quarta variante è più favorevole, conduce al 44, il “Farsi incontro”; penetrare correttamente nell’astrale superiore dà 3 frutti (“tre specie di selvaggina”): Malkuth, Yesod, Tiphereth, ciò vuol dire che si è già a buon punto sul sentiero centrale, ora si deve solo badare a ciò che viene incontro ed accoglierlo nel modo giusto.

 

La quinta variante è ugualmente favorevole, ci dà il 18, “l’Emendamento delle cose guaste”; penetrare con la razionalità ogni cosa reca salute e tutto è propizio; inoltre qui si termina il lavoro e si compie una svolta, si eliminano gli errori ed i tre giorni prima e i tre giorni dopo il cambiamento creano il periodo chiuso di 7 (3+1+3) che permette il passaggio al piano successivo.

 

La sesta variante infine è prima sfavorevole, poi favorevole, ci dà il 48, il “Pozzo”; voler penetrare l’intuizione è come al solito eccessivo e ottiene l’effetto contrario, bisogna recedere dall’agire, allora si troverà il pozzo della saggezza.

 

 

58° TUI

Il Sereno, il Lago

 

Attribuzione Sephirotica: Yesod

Tui, il Sereno, il Lago
Tui, il Sereno, il Lago

 


Quando si è penetrato tutto, sperimentato tutto, allora ci si acquieta e si diviene “sereni”; il nostro Iniziato nel 58° esagramma dell’I King sperimenta questo stato d’animo, il quale permette “la riunione con gli amici per discutere e per imparare”, cioè lo studio delle cose Sante (Libri Sacri, riti, ecc.) in gruppo o in comunità.
Esempi di “serenità” li ritroviamo nelle “101 Storie Zen”, nel n. 3, 7, 10, 15, 23, 36, 55, 56, 68, 80, 81, 83. Nel Vangelo ritroviamo la “serenità” nel discorso di Gesù dell’Ultima Cena (Giovanni 13 e segg.; Matteo 24, 6-35; Marco 14, 17-31; Luca 22, 14-38).
La serenità è anche pace, imperturbabilità, equilibrio, non è un picco come la gioia, ma è centralizzata ed ugualmente distante dalla gioia e dal dolore, per questo abbiamo attribuito a Tui la Sephirah Yesod perché Yesod è un punto di particolare equilibrio, è l’inizio cosciente del cammino iniziatico, la punta massima (il fuoco) di Assiah, piano fisico; ricordiamo le definizioni di Yesod: Fondamento, specchio, stabilità nel cambiamento, acqua, riflessione, passività, vaso del mondo, possibilità, ecc. Attribuiamo a Tui inoltre anche i temi geomantici di acqua: Amissio e Via.



Riferimenti biblici:  Gn. 9, 12-16: Arcobaleno, alleanza di Dio

Gb. 42, 7-17: Reintegrazione di Giobbe

Is. 35, 1-10: Il nuovo Israele

Gv. 12, 1-3: La cena di Betania

 

La prima variante è all’inizio favorevole, poi sfavorevole, conduce al 47, “l’Assillo”; la serenità del piano fisico è la salute, il sentirsi riposati ed attivi, il che porta con sé il desiderio di darsi da fare con il conseguente “esaurimento” delle energie.

 

La seconda variante è favorevole, ci dà il 17, il ”Seguire”; la serenità sulla linea della vitalità è “verace”, cioè più reale rispetto a quella del piano fisico e quando c’è va seguita nel suo ritmo “così il nobile al tempo del crepuscolo rincasa per ristorarsi e riposare”, in modo da essere conservata il più a lungo possibile.

 

La terza variante è invece sfavorevole, porta al 43, “lo Straripamento”. Quando la serenità nell’astrale inferiore “sopraggiunge”, cioè quando non è una conquista del sé inferiore ma uno stato di quiete dovuto a mancanza di affetti ed apatia, allora viene la sciagura perché prima o poi ci si troverà di fronte allo straripamento e al traboccare del desiderio di azione su questo piano.

 

La quarta variante è più favorevole, porta al 60, “la Delimitazione”; sull’astrale superiore la serenità non si costruisce sul ragionamento (serenità ponderata), ma sull’eliminazione dei difetti, e ciò si ottiene “delimitando” le proprie aspirazioni.

 

La quinta variante è sfavorevole, conduce al 54, “la Ragazza che va sposa”; sulla linea della razionalità, dove c’è il “corrosivo”, è pericoloso esercitare la serenità verace. Diciamo che quando ci si presentano le domande assillanti: “Chi sono? Dove vado? Da dove vengo? Ecc.” (il corrosivo), non bisogna adagiarsi in  risposte tranquillizzanti (serenità verace), perché poi ci si ritrova come “la ragazza che va sposa”, a “vendersi” pur di non darsi le risposte “giuste”.

 

La sesta variante infine è anch’essa poco favorevole, ci dà il 10, il “Procedere”. Qualche volta la serenità sulla linea dell’intuizione “se-duce”, ammalia, cioè ci si crogiola nella propria capacità intuitiva; bisogna allora procedere, vale a dire non lasciarsi attirare “dall’amor sui” nel senso vano ed inutile, che produrrebbe la caduta, come nel mito di Narciso, ma energicamente scuotersi ed andare avanti anche se questo è pericoloso perché il procedere è “Procedere sulla coda della Tigre”.

 

 

59° HUANN

 
La Dissoluzione


Attribuzione Sephirotica: Netzach

Sunn, il Mite, il Vento
Kkann, l’Abissale, l’Acqua

 


Quando l’Iniziato ha conosciuto la serenità (58), allora è possibile per lui “la Dissoluzione”, il 59° esagramma dell’I King. Dissolversi vuol dire sciogliersi nel grande tutto cosicché “il Re si appropinqui al suo Tempio”. Naturalmente alla base della dissoluzione c’è il “Sacrificio” e “l’Erezione del Tempio”, cioè l’eliminazione degli egoismi e dell’avidità che formano le barriere dell’io personale. Quando mio e tuo sono scomparsi per reciproca donazione, c’è la fusione degli esseri ed il ritorno all’0 iniziale. (Kether). Nella Genesi abbiamo due esempi di dissoluzione nell’episodio di Giuseppe  ed i fratelli (v. Commento alla Genesi 42, 24 e 45, 2) in cui Giuseppe, sciogliendosi in lacrime, dà prima ai fratelli il cibo richiesto e poi ricostituisce l'unità della famiglia.
Nella B.Gita, ritroviamo la dissoluzione nel cap. 4, 23, 24; quando l’uomo, libero (sciolto) da attaccamento, compie tutto come “sacrificio” diventa lui stesso il Sacrificio e, facendosi egli tutt’uno col Sé superiore, la sua anima “si dilegua”, non esiste più come tale, ma si scioglie nello stesso Brahman, perché “è” Brahman.
Infine nei Vangeli troviamo che tuta la vita del Cristo è una dissoluzione dall’inizio. “E il verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi” (Giovanni 1, 14) fino all’Ascensione: “Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore operava insieme a loro ecc.” (Marco 16, 20) e “Ecco, Io Sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo” (Matteo 28, 20). L’attribuzione Sephirotica di Netzach è legata alle sue caratteristiche di Amore, Matrice, Yoni. In essa si fonda il piacere, il desiderio; in essa si sciolgono le tensioni e le barriere. Come “Natura, grembo terrestre, accoglie in sé senza distinzione tutto ciò che è seme e che è rifiuto, ciò che si deve decomporre; essa tutto scioglie, assorbe, trasforma, rielabora, e così facendo produce e genera nuova vita.



Riferimenti biblici:  Gn. 12, 1-6: Partenza di Abram

Gn. 13, 8-12: Abram si separa da Lot

Mc. 14, 26-28: Abbandono dei discepoli

At. 4, 31-35: Prima comunità cristiana

 

La prima variante è favorevole, conduce al 61, “la Veracità intrinseca”. Quando la dissoluzione viene esercitata sulla linea fisica è come “operare aiuto col potere di un cavallo”, cioè prestare la propria opera materialmente, dare aiuti in denaro, cibo, vestiario, ecc.; se è fatto in completa veracità, reca salute e tutto è propizio.

 

La seconda variante è meno favorevole, ci dà l’esagramma 20, “la Contemplazione”. La dissoluzione esercitata sulla linea della vitalità è possibile solo se si “corre verso il proprio appoggio”, cioè solo se basata sull’interiorizzazione, allora non crea scompensi (“il pentimento svanisce”); ciò si ottiene con la contemplazione, “innalzando fidenti lo sguardo a Lui”.

 

La terza variante è favorevole, porta al 57, “il Mite, il Penetrante”. La dissoluzione della linea affettiva aiuta la dissoluzione dell’io inferiore e favorisce la penetrazione nei piani superiori dove le divisioni vanno attenuandosi fino a scomparire.

 

La quarta variante è prima favorevole, poi sfavorevole, conduce al 6, “la Lite”. La dissoluzione sulla linea dell’astrale superiore dapprima crea liberazione (“Egli si discioglie dalla sua schiera”) ma se poi si prosegue per accumulare (in altra schiera), sfruttando l’ingenuità della gente comune, allora è bene fermarsi, altrimenti con “la Lite” viene la “sciagura”.

 

La quinta variante è abbastanza favorevole, ci dà il 4, “la Stoltezza giovanile”; dissolversi sulla linea della razionalità vuol dire eliminare gli errori, i limiti, ed è un buon metodo per accogliere il “Re” (Daath), solo, come al solito, bisogna essere prudenti perché su questo piano si rischia la follia.

 

La sesta variante infine è favorevole, porta al 29, l’Abissale”. La dissoluzione della linea dell’intuizione è lo scioglimento della parte più intima (il suo sangue): per ottenere ciò bisogna “andarsene, tenersi lontani, uscire”, cioè fare il vuoto, allora si può osare di oltrepassare l’abisso.

 

 

60° TSIE

 La Delimitazione

 


Elemento: Acqua
Tarocco: n. 17 le Stelle

Kkann, l’Abissale, l’Acqua
Tui, il Sereno, il Lago

 


Quando l’Iniziato si è bene “dissolto” (nel 59° esagramma dell’I King) deve ad un certo punto saper mettere dei limiti al suo dissolvimento, altrimenti si esaurisce; questo lo impara nel 60° esagramma, “la Delimitazione”. Nel Tao Te Ching ritroviamo “la Delimitazione” (intesa come limite ai desideri) nel cap.46°: “Sapere che abbastanza è abbastanza, significa avere sempre a sufficienza”; e ancora la delimitazione intesa come “Misura” nel cap. 65° : Saper scrutare costantemente la Misura, si chiama la Virtù segreta, ecc.
Nella Genesi ritroviamo la delimitazione nella cacciata di Agar e Ismaele da parte di Abrahamo (Genesi 21, 10-20); egli “delimita” così le sue cure e attenzioni perché queste debbono essere solo per il figlio Isacco; altra delimitazione è il patto di pace tra Giacobbe e Labano (Gn. 31, 44-54) in cui la Stele innalzata da Giacobbe ed il mucchio di pietre raccolto dai suoi costituiscono il “limite” da non oltrepassare per fare il male. Se poi consideriamo la delimitazione come punta ultima per il male (il “Thus far not farther” dell’I Am = così lontano e non oltre) allora essa è quanto consentito al Dragone 666 dell’Apocalisse (20, 2-3), oltre il quale c’è la distruzione, anzi l’autodistruzione.
Abbiamo attribuito al 60, la “Delimitazione”, il Tarocco n. 17, le Stelle, perché esse, nella loro funzione di “Karma” o destino, delimitano le possibilità dell’uomo e incanalano le sue attività in un percorso ben segnato e circondato da barriere insuperabili; tutto quello che può fare la personalità è aderire di buon grado, cercando di fare il proprio dovere al meglio. E così pure la donna raffigurata sulla lamina “regola” i liquidi vitali d’oro nell’acqua e d’argento sulla terra misurandone la giusta quantità, cosicché i due elementi acqua e terra (che corrispondono alle due colonne dell’albero) vengano trasformati e resi fruttiferi.           



Riferimenti biblici:  Es. 18, 17-22: Mosé istituisce i giudici


Nr. 2, 1-34: Disposizione dell’accampamento

Esd. 10, 10-12: Ripudio delle mogli straniere

Mt. 19, 3-12: Il divorzio

 

La prima variante è favorevole, conduce al 29, “l’Abissale”; applicare la delimitazione sulla linea del fisico è bene e non certo dannoso (“non è una macchia”) purché non si oltrepassino i limiti della delimitazione, cioè far digiuno, rimanere soli ed in silenzio va bene, ma bisogna farlo equilibratamente, altrimenti diventa pericoloso.

 

La seconda variante è invece sfavorevole, ci dà il 3, “la Difficoltà iniziale”; sulla linea della vitalità è meglio non porre gli stessi limiti della prima linea (“non uscire da porta e cortile”) anzi, va fatto il contrario perché proprio mentre si è soli e si digiuna la vitalità cresce, quindi la seconda linea va alimentata e liberata, allora anche se si dovranno affrontare alcune difficoltà, esse stesse porteranno alla riuscita.

 

La terza variante è abbastanza favorevole, porta al 5, “l’Attesa”. Consiglia di delimitare la linea dell’astrale inferiore, così si eviterà di “lamentarsi”; ciò vuol dire aspettare prudentemente ed agire solo dopo aver posto dei limiti ben precisi al proprio campo affettivo, allora si diventerà “lieti e fidenti”.

 

La quarta variante è favorevole, conduce al 58, il “Sereno”; come sempre l’astrale superiore è pericoloso e qui la delimitazione deve essere “contenta”; diciamo che i sentimenti altruistici e di collaborazione vanno limitati serenamente senza crearsi problemi inutili, allora ci sarà riuscita.

 

La quinta variante è anch’essa favorevole, ci dà il 19, “l’Avvicinamento”. Sulla razionalità la delimitazione deve essere “dolce”, cioè non rigida, i limiti di ciò che si studia debbono essere flessibili a seconda delle necessità (naturalmente reintegrative), allora ci si avvicinerà alla meta e così facendo si otterrà “rispetto”, cioè riconoscimento.

 

La sesta variante infine è pure favorevole. Ci dà il 61, “la Veracità intrinseca”; qui, sull’intuizione, qualunque limite non può che essere “amaro” e va prontamente rimosso, cosicché svanisce il pentimento e si ottiene la “Veracità”, che non è altro che la Verità.

 

 

61° CIUNG FU

La Veracità Intrinseca

   

 

Attribuzione Sephirotica: Yesod

Sunn, il Mite, il Vento
Tui, il Sereno, il Lago





Quando ci si è saputo porre i limiti che ci sono propri, nell’ambito di quei limiti si può raggiungere “la Veracità intrinseca”; è il 61° esagramma dell’I King; se si giunge alla Veracità intrinseca, si giunge all’intima essenza delle cose per cui tutto diventa semplice, facile, comprensibile, anche a ”pesci e porci”, gli animali meno intelligenti di quelli normalmente a contatto con gli uomini.
La Veracità intrinseca è uno dei segni più belli, uno di quello che scusa la povertà esteriore per mettere in risalto lo splendore interno. E’ veracità intrinseca la risposta di Abrahamo al suo Dio che lo chiama: “Eccomi” (Gn. 22, 1).
Gesù di se stesso dice: “Io Sono la Via, la Verità, la Vita” (Gv. 14, 6), ponendo la Verità al centro di una delle sue più importanti affermazioni. Anche il Cristo dell’Apocalisse è detto “Verace” (Apocalisse 19, 11), perché Vero è attributo Daatico del Sé superiore, del piano Atzilutico e non può che essere reintegrativo.
Abbiamo attribuito al 61 la Sephirah Yesod perché Yesod è il punto della resa dei conti, della Verità con se stessi ed è il vero punto di partenza per la scalata all’Albero. Per conquistare Yesod bisogna aver conosciuto la “Verità” del piano Assianico, cioè la sua caducità e la sua non-Realtà.



Riferimenti biblici:   Sir. 5, 10-15: Buon uso della lingua

Dn. 13, 42-48: La verità libera Susanna

Mt. 5, 33-37: Sul giuramento

Gv. 16, 38: Che cosa è la verità

 

La prima variante è favorevole, conduce al 59, “la Dissoluzione”; la veracità, la sincerità sulla linea del fisico reca salute se si è “pronti” ad accettarla per quella che è, allora i problemi si “dissolvono”. Diciamo che se abbiamo il naso schiacciato o con la gobba o siamo troppo alti o troppo bassi, con i capelli biondi o calvi ecc., queste nostre caratteristiche vanno accettate; diventa invece “inquietante” se fingiamo di essere quello che non siamo e allora la dissoluzione è intesa al negativo come “disfacimento” della persona fisica perché spesso i rimedi adottati per cambiare le caratteristiche non accettate sono pericolosi e dannosi.

 

La seconda variante è pure favorevole, porta al 42, “l’Accrescimento”. La Veracità applicata alla linea della vitalità dà salute, vigore, forza; diciamo che “accresce” la potenzialità del piano; come la gru allorché chiama il suo piccino ottiene risposta, perché tra di loro c’è “Verità” (intesa come amore) così noi possiamo ottenere risposta dal piano energetico “chiamandolo”, nello stesso modo, in verità. La “buona coppa” è la sorgente dell’energia, il solito Vaso, Athanor; offrirla nel modo giusto al piano astrale fa sì che esso risponda nella pienezza delle sue possibilità, cioè “accrescendosi”.

 

La terza variante è meno favorevole, ci dà il 9, “la Forza Domatrice piccola”; essere veraci sulla linea dell’astrale inferiore vuol dire manifestare apertamente i più piccoli moti dei propri sentimenti; questo ci fa sentire sballottati a destra e a sinistra, cioè ora allegri ora tristi, ora su ora giù; certo non si è “soli” con una vita sentimentale  agitata, però tutto ciò non è molto reintegrativo e la forza che agisce è “piccola”, non “grande”.

 

La quarta variante è favorevole, conduce al 10, il “Procedere”. La Veracità intrinseca applicata sulla linea dell’astrale superiore è come “la luna quando è quasi piena”, cioè nella giusta posizione di umiltà (verso il sole) e come il cavallo che guarda davanti e non accanto a sé. Diciamo che essere veri, vale a dire “sinceri” sull’astrale superiore fa “procedere” se ci si mantiene umili ed insieme devoti agli ideali più alti, senza occuparci troppo di chi ci circonda.

 

La quinta variante è anch’essa favorevole, ci dà il 41, la “Minorazione”. La Veracità sulla linea della razionalità è quella che “concatena”, quella che lega tutte le altre veracità. Bisogna essere sinceri nella propria mente, allora si diviene sinceri all’esterno e con gli altri; se talvolta tale sincerità sembra una diminuzione (data dal tagliare tutto ciò che è superfluo) essa in realtà è un accrescimento, come dice la sentenza: “Minorazione congiunta con Veracità opera sublime riuscita senza macchia”.

La sesta variante infine è sfavorevole, porta al 60, “la Delimitazione”. Ricercare la Veracità sulla linea dell’intuizione è fuori posto e inutile e a lungo andare fa perdere l’intuizione. Il piano intuitivo non si dimostra scientificamente. Le prove tangibili dell’intuizione la limitano e le fanno perdere la natura impalpabile, fuori dagli schemi, che le è propria.

 

 

62°  SIAU   KO

  
La Preponderanza del Piccolo


      

Elemento: Terra
Tarocco: n. 8 la Giustizia

Cenn, l’Eccitante, il Tuono
Kenn, l’Arresto, il Monte

 


L’Iniziato che ha conosciuto la Verità nel 61° esagramma (cioè quello che è Grande, importante, “Vero”) deve ora rivalutare quello che è piccolo, insignificante, meno vero (inteso non come falso, ma periferico, esterno, meno necessario).
Ritroviamo “la Preponderanza del piccolo” nelle varie sepolture dei morti della Genesi, di Abrahamo (25, 9); di Rachele (35, 19-20), di Isacco (35, 29), di Giacobbe (50, 1.44), di Giuseppe (50, 26), in cui notiamo che la cura dei morti è cosa meno importante della cura dei vivi, ma deve essere puntualmente ed accuratamente eseguita perché nel ricordo di chi non è più si attinge alla forza nascosta, infera, primordiale; così facendo non si aspira verso l’alto, si rimane in basso, sulla terra, ma da questa terrestrità nasce “gran salute”.
Ritroviamo ancora la “Preponderanza del piccolo” nella 86° delle “101 Storie Zen”: ”Il Buddha vivente ed il fabbricante di tinozze”, in cui il Maestro Mukurai andandosene nell’altra stanza a parlare col discepolo, riconosce nel fabbricante di tinozze la Preponderanza del piccolo.
Abbiamo attribuito al 62° esagramma il Tarocco n. 8, la Giustizia, perché essa ristabilisce l’equilibrio. La Preponderanza del Grande è normale, la Preponderanza del piccolo rende i due piatti uguali e solo la Grande Dea sa compiere tale miracolo.



Riferimenti biblici:  Gn. 21, 9-13: Isacco erede di Abramo


Gn. 25, 29-34: Esaù cede la primogenita

Gn. 48, 17-19: Efrain e Manasse

Lc. 10, 21-22: Il Vangelo rivelato ai piccoli

 

La prima variante è sfavorevole, conduce al 55, “la Copia”. Quando si è di struttura fisica delicata non si deve chiedere troppo al proprio organismo perché ad un breve momento di resa massima segue poi immediatamente il calo (come nella Copia), qui conviene dunque misurare le proprie forze fisiche e limitare l’attività.

 

La seconda variante invece è favorevole, ci dà il 32, “la Durata”. Esercitare la Preponderanza del piccolo sulla linea eterica vuol dire controllare l’alito vitale mettendo l’attenzione sulle ritenzioni, questo provoca il “giusto” flusso di energia nel tempo (“la Durata”) purché “la nipote si incontri con l’ava” (ed il nipote con l’avo), cioè le correnti di destra e di sinistra si rivolgano ai piani più alti, alle origini, Ava = Binah e Avo = Chokmah; così si percorre il sentiero centrale e anche se ancora non si raggiunge il principe (Tiphereth), però si incontra il funzionario (Yesod).

 

La terza variante è sfavorevole, porta al 16, “il Fervore”. Anche la “Preponderanza del piccolo” sull’astrale inferiore è pericolosa: lasciarsi affascinare e coinvolgere nei piccoli sentimentalismi non serve ad equilibrare lo scompenso delle grandi passioni, porta invece a “sciagura”, ad essere colpiti dietro, a tradimento. Ci vuole straordinaria cautela, allora viene il “fervore”, cioè si è in grado di trovare in se stessi la spinta necessaria a procedere.

 

La quarta variante è più favorevole., conduce al 15, “la Modestia”. Anche qui c’è il solito “pericolo” dell’astrale, ma meno assillante della linea precedente. Sull’astrale superiore è meglio non provocare la Preponderanza del piccolo, è opportuno astenersi dalla ricerca dei particolari nei sentimenti di fratellanza e collaborazione, allora, senza averli cercati, si ottengono i risultati con la perseveranza e l’equanimità.

 

La quinta variante è favorevole, ci dà il 31, “l’Influenzamento”. La Preponderanza del piccolo sulla linea della razionalità porta i suoi frutti non subito (nessuna pioggia) ma col tempo (dense nubi). “Il principe tira e colpisce quello nella caverna”: diciamo che Tiphereth si rivolge indietro invece che in avanti (si occupa di Yesod e non di Daath, del piccolo e non del Grande), il che è conforme alla funzione della linea; per poter proseguire è consigliato lasciarsi influenzare dalla “donna”, cioè dalla razionalità ricettiva.

 

La sesta variante infine è sfavorevole, porta al 56, “il Viandante”. Occuparci dei particolari, delle rifiniture sulla linea dell’intuizione è mancare il bersaglio, qui si dovrebbe esser tutti centrati e sintetici, non analitici e pedanti, così facendo si ottengono “piccolezze”, come quelle che può avere il Viandante il quale, non avendo fissa dimora, non ha sicurezza.

 

 

63° KI  TSI

Dopo il Compimento

 

Elemento: Fuoco
Tarocco: n. 20 la Resurrezione

Kkann, l’Abissale, l’Acqua
Li, il Risaltante, il Fuoco

 


L’Iniziato che ha saputo conoscere il valore anche delle piccole cose nel 62° esagramma, “La Preponderanza del piccolo”, ed in essa si è perfezionato, ottiene nel 63° esagramma dell’I King la perfetta equilibratura dei suoi tre piani inferiori: il fisico, l’astrale, il mentale; se egli riuscisse ad usare questa perfezione per il piano causale (Atzilutico) compirebbe "l’Opera”, e non ci sarebbe poi il 64° esagramma a riproporre “il mutamento”, invece c’è, allora vuol dire che è stata compiuta l’opera, ma non "l’Opera”. Ritroviamo il “Dopo il compimento” nel 18° canto della B: Gita, in esso “si compie” l’istruzione di Arjuna (e di ogni altro “guerriero” come lui); nel 41° cap. della Genesi (41, 41-46) la nomina di Giuseppe a Viceré d’Egitto “compie” il lavoro iniziato dai Patriarchi Abrahamo, Isacco e Giacobbe.
Nel Vangelo di Giovanni (20, 1-18), la Resurrezione di Gesù “compie” l’Opera Sua, anche se egli stesso morendo aveva detto: “Tutto è compiuto!” (Giov. 19. 30), ma la Sua morte era solo l’inizio del compimento.
Nella decima delle 101 Storie zen, “l’ultima poesia di Hoscin”, il “Kaa” (ruggito del leone vittorioso) “compie” la vita del Maestro, e nel 41° cap. del Tao Te Ching, la “Via” porta tutto a “compimento”, perché sa prestare (dare tutto).
Abbiamo attribuito al 63° esagramma il Tarocco n. 20, la Resurrezione, perché Resurrezione vuol dire fine della prova, Risultato finale preparato da un lungo lavorio di trasformazione, infatti con la morte si “dà tutto” e, risorgendo, si ottiene tutto.



Riferimenti biblici:  1 Sam. 1, 18-28: Compimento del voto di Anna

1 Re: 6, 37-38: Costruzione  del Tempio

Lc. 23, 44-47: Agonia e morte di Gesù

Lc. 24, 50-53: Ascensione

 

La prima variante è poco favorevole, conduce al 39, “l’Impedimento”. Quando si termina un lavoro sul piano fisico è bene fermarsi del tutto (“frenare le ruote”) alla fine, altrimenti si rischia di finire con la “coda nell’acqua” cioè, se si spreca la propria attività, si ottiene il contrario di quello che si cercava, come la volpe che avendo saltato un fosso, salta ancora e finisce col bagnarsi; bisogna comportarsi come se si avessero degli ostacoli davanti, fermarsi e riflettere, allora non c’è macchia.

 

La seconda variante è favorevole, porta al 5, “l’Attesa”. Sul piano energetico compiere l’opera vuol dire aver raggiunto la piena vitalità, quando questo avviene però “si scopre” (si palesa), la parte femminile, che in genere è nascosta (“la donna perde la cortina della sua carrozza”), così si può temere di aver rinunciato a qualcosa (come quando la verità viene svelata); ma non c’è da preoccuparsi, basta attendere il tempo giusto e subito ci si ritrova a spendere le proprie energie in una nuova attività, “questo rivela la donna”, cioè ripropone l’interno gioco maschio-femmina a cui siamo abituati, che ci piace tanto, cioè gli alti e bassi continui, anche nella nostra vitalità.

 

La terza variante è abbastanza favorevole, ci dà il 3, “la Difficoltà iniziale”. L’astrale inferiore è considerato dall’alto avo (Chokmah) il “paese dei demoni”, ed a ragione, perché il mondo della psiche è certo il più tenebroso e sofferto, umido, fangoso, complicato. Per compiere l’opera sulla linea dell’astrale inferiore secondo il Piano (Chokmah) bastano 3 anni (3 mesi, 3 giorni, 3 secoli, ecc.) purché non si tratti di “gente comune”, ma del nobile” (saggio, santo, iniziato), il quale incontra certe difficoltà all’inizio, ma poi “opera districando e ordinando”.

 

La quarta variante è anch’essa abbastanza positiva, conduce al 49, il “Sovvertimento”; mette in guardia, al solito, dai pericoli dell’astrale superiore. Qui compiere l’opera vuol dire aver fatto un lavoro di gruppo, aver donato, consolato, istruito; bisogna ricordare di non fermarsi alle apparenze perché “anche le vesti più belle danno stracci”. Dunque la massima prudenza e riflettere sul fatto che molto spesso quello che sembra “donazione, consolazione, istruzione” può essere tutto il contrario portando con sé un vero e proprio sovvertimento anche delle migliori intenzioni.

 

La quinta variante è sia favorevole che sfavorevole, ci dà il 36, “l’Oscuramento della luce”; compiere l’opera sulla linea della razionalità dà due possibilità: un grande arricchimento di nozioni (“bove macellato”), oppure un piccolo quantitativo di nozioni “rese-sacre” = sacrificate, naturalmente nel secondo caso si ottiene la vera felicità purché si sappia, “velando lo splendore” (della razionalità), rimanere chiari” per l’intuizione.

 

La sesta variante infine è poco favorevole, porta al 37, “la Casata”; voler compiere l’opera sul piano dell’intuizione è come al solito eccessivo. L’intuizione non si “compie” perché non ha limiti; volerla ”terminare” significa renderla simile ad un sentimento dell’astrale inferiore, cioè umida, appiccicosa, possessiva; tutto ciò è pericoloso, meglio far ordine nel proprio albero ristabilendo le caratteristiche dei singoli piani e i singoli compiti, come nella “Casata”.

 

 

64° UE  TSI

   Prima del Compimento


Elemento: Acqua
Tarocco: n. 2 la Papessa

Li, il Risaltante, il Fuoco
Kkann, l’Abissale, l’Acqua

 


Se l’Iniziato nel 63° esagramma non ha ancora compiuto l’Opera (e se è ancora vivo non l’ha compiuta), allora deve affrontare nel 64° esagramma l’inizio di un nuovo ciclo, ovviamente un anello della spirale più in su, ma di nuovo un inizio, bello e divertente quanto si vuole ma certamente sempre molto faticoso.
Quando si finisce di leggere (o di scrivere) un libro, mentre si finisce già si pensa al nuovo libro e così per un quadro, una musica, un affare, un amore, un viaggio, un’avventura, una vita.
Nella Genesi (50, 25) Giuseppe dice ai figli di Israele “Elohim verrà certamente a visitarvi e allora voi porterete via di qui le mie ossa”. Egli muore ma prepara per i suoi discendenti l’Esodo. Nel Vangelo di Giovanni ugualmente alla fine, proprio nelle ultime battute, si ripropone un ipotetico libro: “Vi sono ancora molte altre cose compiute da Gesù che, se fossero scritte una per una, penso che il mondo stesso non basterebbe a contenere i libri che si dovrebbero scrivere” (21, 25). Nei Tarocchi il Folle, il 22, rimette in gioco tutta la serie dei Trionfi perché egli, con la sua pazzia può vanificare e distruggere un lavoro di secoli, così da dover ricominciare tutto da capo.
Noi però abbiamo attribuito al 64° esagramma il Tarocco n. 2, la Papessa, perché essa è “la porta del Santuario”, e rappresenta la Sacerdotessa Sacra con in mano le due chiavi d’oro e d’argento a guardia del Tempio. Il 64° esagramma, il “Prima del compimento”, è pure la porta che permette l’accesso al nuovo mondo; ci sono numerosi pericoli, c’è il rischio di doversi fermare, di non poter proseguire, di essere ricacciati indietro più o meno violentemente, ma c’è anche la prospettiva del “fuoco” oltre “l’acqua” cioè la prospettiva di poter raggiungere la meta altissima che si intravede dietro il pericolo.
Ma se parliamo di porte possiamo allora ipotizzare che “Prima del Compimento” sia la Porta senza Porta dello Zen ed in tal caso ci affidiamo alla poesia di Mumon (Mumonkan, Koan n. 13) che dice: “Se capisci la prima parola dello Zen, saprai l’ultima, L’ultima parola o la prima parola. “Ciò” non è una parola”.
Questa è la ciclicità della manifestazione. L’inizio coincide con la fine e la fine con l’inizio. Ma per poter comprendere il “Ciò” bisogna trascendere il ciclo, allora ogni singola tappa del ciclo (i 64 esagrammi) e gli stessi sentieri tra due tappe (le varianti) saranno l'innominabile "Ciò” lo stesso Tao.



Riferimenti biblici:  Gn. 1, 26-31: Creazione dell’Uomo: 6° giorno


Gn. 18, 9-15; Annunzio della nascita di Isacco

Es. 12, 15-16: Preparazione alla Pasqua

Lc. 1, 26-31: Annuncio a Maria

 

La prima variante è sfavorevole, conduce al 38, “la Contrapposizione”; prima di iniziare un lavoro sul piano fisico bisogna pesare il pro e il contro, allora si evita “il vergognoso bagno della coda”.

 

La seconda variante è favorevole, ci dà il 35, il “Progresso”. Saper aspettare il momento opportuno (“fermare le ruote”) sulla linea della vitalità chiarifica le proprie possibilità e così il lavoro iniziato sul piano vitale diviene progressivamente fruttuoso.

 

La terza variante è anch’essa favorevole, porta al 50, il “Crogiolo”. Anche sulla linea dell’astrale inferiore, dopo matura riflessione, ci si può azzardare ad attraversare la “grande acqua”, cioè ad agire, però con somma cautela, evitando gli “assalti” e purché ci si sia resi “crogiolo”, cioè caricati di tutte le qualità necessarie ad affrontare un nuovo affetto (pazienza, comprensione, generosità, ecc.)

 

La quarta variante è abbastanza favorevole, conduce al 4, “la Stoltezza Giovanile”, cioè all’inesperienza. Iniziare un nuovo lavoro sull’astrale superiore richiede perseveranza e dapprima scuotimento per scacciare i “demoni” (i fantasmi di questo mondo); allora si possono ottenere ottimi risultati (per tre anni = solito periodo chiuso) purché si alimenti, agendo con cura e serietà, il proprio carattere”.

 

La quinta variante è pure favorevole, ci dà il 6, “la Lite”. Iniziare un nuovo studio, un nuovo lavoro sulla linea della razionalità reca salute, perché “la luce del nobile è verace”, cioè egli lo fa sempre con scopo reintegrativo; l’importante è che “di ogni faccenda che imprende, ponderi l’inizio”, cioè si prepari ai contrasti che via via che procede dovrà superare.

 

La sesta variante infine è favorevole, porta al 40, “la Liberazione”. Qui si può “bere il vino con fiducia”, porsi tranquillamente nello stato di ricettivo. Attenzione però a non umidificare troppo, a non scendere a livello mistico-sentimentale, in tal caso ci si “legherebbe” invece di “liberarsi”!