LA DODICESIMA NOTTE  


Trevor Nunn, famoso per i suoi adattamenti teatrali delle opere di Shakespeare, ci offre questa "Dodicesima notte" con dei risultati assai gradevoli. Per la scheda del film, che si scosta di poco dalla commedia shakesperiana,  si veda il sito                                                                                

www.revisioncinema.com/ci_dodic.htm

Ecco la trama. Una terribile tempesta fa naufragare la nave sulla quale viaggiano Viola e Sebastian, due gemelli particolarmente uniti dalla prematura morte dei genitori. Raggiunte le coste dell'Illiria (una regione tra l'Italia orientale e la Macedonia), Viola (Imogen Stubbs) che si e' salvata dal naufragio, grazie all'aiuto del capitano della nave, travestita da ragazzo, con il nome di Cesario, entra al servizio del Duca Orsino, di cui subito si innamora. Ma Orsino, ben lontano dall'immaginare il travestimento del giovane paggio lo fa subito suo confidente. Egli vive un amore tutto ideale  non ricambiato, e percio' terribilmente sofferto, per la bella contessa Olivia (Helena Bonham-Carter), che lo respinge con la scusa di essere in lutto per la morte del padre e del fratello. Cesario viene quindi utilizzato dal duca come messaggero delle sue pene d'amore, ma Olivia non presta attenzione alle parole di Orsino, bensi' alla suadente voce e alla grazia del giovane Cesario di cui presto si innamora. Nei vari incontri, voluti da Orsino per perorare la sua causa, Olivia ha modo di dichiarare il suo amore, che non sa impossibile, al giovane Cesario-Viola, che ovviamente la respinge. L'improvvisa apparizione di Sebastian, scampato anche lui al naufragio grazie ad Antonio, uno strano personaggio a sua volta infelicemente innamorato di Sebastian, ma che si rivela molto utile nell'economia della storia, permette la soluzione a doppio lieto fine: Olivia si promette a Sebastian credendolo Cesario, infatti i due gemelli si somigliano come due gocce d'acqua, e Orsino, riconoscendo come sincero l'affetto del giovane Cesario, cioe' di Viola, e cedendo alle sua forza amorosa, decide di farne la padrona del suo padrone, sposandola.
All'interno della vicenda Viola - Orsino - Olivia - Sebastian si sviluppa un'altra storia: la burla di Sir Toby "Rutto", parente di Olivia, di Sir Andrew "Guancia secca", (due ubriaconi, buontemponi, ospiti di Olivia), della cameriera di Olivia, Maria e del loro amico Fabiano  ai danni del povero Malvolio (Nigel Hawthorne), maggiordomo di Olivia, moralista, borioso, supponente, che aspira segretamente alla mano della padrona. La burla consiste nel far credere a Malvoglio,  con una lettera opportunamente concepita e fatta trovare sul suo cammino, che anche Olivia lo ama segretamente... ovviamente viene preso dalla contessa per pazzo e, come tale, dai quattro racchiuso in una stamberga al buio e li' sbeffeggiato fino all'estremo limite.  C'e' infine nella commedia un altro personaggio, che e' forse il piu' importante: Feste (Ben Kingsley), il giullare buffone della contessa Olivia, che ritroviamo spesso anche alla  corte del duca Orsino. Egli e' il Folle che tutto vede e tutti conosce nell'intimo, le cui melodie accompagnano, commentandolo, lo svolgersi degli avvenimenti e nelle cui parole ritroviamo la filosofica shakesperiana accettazione della realta' della vita. Con lui il film inizia e termina, lasciandoci alla fine piu' consapevoli della illusione di questa nostra esistenza che e' insieme commedia, dramma, sogno, finzione, follia, contrario di cio' che sembra, gioco crudele, amore, compassione... e tante altre cose.

 

 

 

La dodicesima notte int. cabalistica F

La tempesta di mare che travolge la nave dove si trovano i gemelli Viola (= fiore, modestia) e Sebastian (= illustre), che occupa i primi dieci minuti del film, e' nella commedia di Shakespeare solamente accennata, eppure tutta la storia parte da quell'avvenimento.  All'inizio esiste un mondo ancora tutto  in nuce: sono i due gemelli che per gioco, divertendosi, recitano, mascherati da odalische, scambiandosi le parti, cantando e suonando per il diletto del pubblico della nave. Non si sa nulla di loro... solo piu' tardi sapremo che hanno perduto il padre a tredici anni (della madre non si parla) e che  vengono da Mitilene, ossia Messaline, ( forse Marsiglia? = sulla soglia del mare). Dopo il naufragio i superstiti giungono in Illiria. "... E che mai ci faro' io in Illiria?" Si chiede Viola quando si ritrova sulla riva del mare con pochi naufraghi, sicura ormai di aver perduto il fratello.
La situazione prima della tempesta fotografa un Albero appena sorto, ancora in sviluppo, in cui il mondo astro-mentale (Viola e Sebastian) Yetzirah e Briah, orfani di genitori, staccati dalla loro radice fisica (Malkuth- Assiah), ma uniti confusamente tra loro, "sognano", viaggiando per nave in mezzo alle acque astro-mentali. Giocano, si scambiano le parti, la nave e' la loro "terra", il capitano con ruolo paterno, li asseconda e un certo Antonio (= che combatte), con ruolo materno, guarda gia' con affetto Sebastian. Ma la tempesta cambia la situazione "edenica" ed ecco Viola naufraga in Illiria. Questa terra dal nome antico cela in se' un significato particolare: "lira" in latino significa anche "solco", da cui "delirare", che vuol dire "uscire dal solco", cioe' impazzire. Naufragare in Illiria e' come entrare nel mondo della "follia" dove tutto quello che non e' e', e quello che e' non e': sembra l'inizio di Alice nel paese delle meraviglie, ma "La dodicesima notte" (1601) precede di piu' di due  secoli il romanzo di Lewis Carrol (Inghilterra 1832-1898). Con il travestimento di Viola in Cesario (= grande, capo), contrario complementare di Viola (= modesta) si entra nel vivo della commedia e si innesca tutta una serie di equivoci nonche' l'assunzione dei falsi ruoli da parte dei vari personaggi.  Ma in realta' tutti gli abitanti della terra di Illiria hanno ruoli contrari a quelli dei loro nomi o delle loro qualifiche, a cominciare dal duca Orsino (= piccolo orso) che si fa condurre per il naso da Viola, mentre e' pazzo per un amore non ricambiato; per seguitare con Olivia (= da ulivo= saggezza)  alla quale il folle Feste (= festoso) dimostra col ragionamento di essere pazza:  "... E  c'e' piu' pazza cosa di piangere per uno che e' in paradiso, signora?  Signori, portate via la matta" e che si innamora di una donna credendola uomo; da sir Toby (= caro al Signore), che vuole vivere da ubriacone in una casa dabbene, che non e' la sua, e sposa la serva della cugina (nel film, o della nipote nella commedia), a sir Andrew (= maschio, coraggioso) vigliacco ed insulso che fa la corte a chi nemmeno lo vede; da Maria (= amara) che e' invece piccante e allegra, a Malvolio (= mal voglio), preciso e moralista, che e' mal voluto da tutti perche' odioso, vanitoso, presuntuoso; dal finto padre Topas (= topazio), che dovrebbe recare conforto ed e' invece impersonato da Feste per accrescere il disagio e la beffa di Malvolio, a Fabiano (= della fava), che e' contadino, dovrebbe coltivare la terra, invece si occupa della lotta degli orsi, partecipando con grande entusiasmo sempre alla burla contro il maggiordomo...
Ci sono due "luoghi" (mondi) in questa commedia in opposizione e contrasto tra loro: la corte di Orsino, maschile, che dovrebbe essere mentale ed e' invece sentimentale e la corte di Olivia, femminile, che dovrebbe essere sentimentale ed invece, per la presenza di Feste, Toby, Andrew, ecc. risulta essere razionale. La dodicesima notte, quella dell'Epifania (= apparire sopra, in alto = manifestazione del soprannaturale), che veniva festeggiata con azioni "carnevalesche" in cui tutto era permesso, (soprattutto cio' che non lo era negli altri giorni), rappresenta quello spazio-tempo, fuori del tempo reale, in cui tutto si attua all'incontrario perche' "notte" magica che termina un periodo e ne inizia un altro... notte quindi di trasmutazione, di rinnovamento, di rinascita, in cui si puo' rovesciare ogni cosa come un guanto di capretto per farle assumere il significato opposto. Questa dodicesima notte e' quella in cui l'Albero del tempo di prima della tempesta (dei gemelli uniti ma inconsapevoli di se stessi e del mondo che li circonda), rovesciandosi come un guanto di capretto  attraverso la conoscenza dell'opposto, si tramuta in un Albero consapevole di se' e delle sue possibilita', strutturandosi armoniosamente e consolidandosi in una "forma" stabile, costruttiva e positiva in cui quello che e', deve essere e quello che non e', non deve essere. Il matrimonio di Maria con sir Toby costruisce una solida base fisica (in Assiah), il matrimonio di Olivia con Sebastian costruisce una solida base astrale (in Yetzirah), quello di Orsino con Viola un'altrettanto solida base mentale (in Briah); a Malvolio (Malkuth), purificato dei suoi difetti dalla feroce beffa, viene richiesto di perdonare (impegnatelo a far pace)  e ad  Antonio (Tiphereth) fatto prigioniero per troppo amore, e' concessa la liberta' (... deve parlaci di quel capitano, che sara' liberato come Antonio) ... queste infatti sono le ultime battute di Orsino, ora diventato veramente "duca". Infine Feste, nel suo ruolo di Coscienza dell'Albero, col suo canto di addio  ci ricorda che: piovere, piove ogni di' :sulla nostra infanzia, sulla nostra giovinezza, sulla nostra vecchiaia, sulla nostra morte; perche' questa e' la vita, e la pioggia e' Vita, Colei che  da sempre feconda la Terra e poi ...tutto finisce, come la commedia,  e speriamo che piaccia ogni di' , cioe' che si riesca a trovare il Senso (Tao) di tutto Cio'.

Grazie. F.V.

 

 

ALBERO CABALISTICO

 

 

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