Il Dr. Jeckyll e Mr. Hyde
  (Interpretazione Esoterica)
 

 

Nel suo fascino discreto dell'orrore Carotenuto si occupa abbondantemente del noto romanzo di Stevenson. Fra le tante interessantissime cose dice: " L'incontro con l'ombra porta a un reale ampliamento della personalità solo lì dove vi sia riconoscimento e confronto: l' esperimento del nostro scienziato, al contrario, origina dal bisogno di espellere da sé, di negare, di allontanare, offrendole l'appagamento di una vita propria, la parte 'deviante di sé.  Si tratta di un'operazione sostanzialmente analoga alla repressione, culturale e psicologica, che ha presieduto alla formazione dell'Ombra".  E più avanti  "l'oscurità dell'ombra può essere integrata senza effetti nocivi soltanto se diventiamo sufficientemente coscienti della luce".
Dal punto di vista psicologico, quanto detto è molto illuminante. Cerchiamo di andare un tantino oltre cominciando col chiederci: se l'ombra rappresenta il rimosso, l'inaccettato, e se mister Hyde è tutto questo, cos'è il dott. Jekyll? Una sedimentazione di abitudini, il non rimosso, l'accettato? Se cos' fosse, la vera identità di Stevenson (e di tutti noi) consisterebbe di rimosso e non rimosso, con qualche sbuffatina di archetipi d'inconscio collettivo!  Da questo particolare punto di vista "Newtoniano" è proprio così: supponendo che esista davvero un 'io' o un 'ego' che rappresenti il centro, il fulcro, l'essenza dell'uomo, tutto il ragionamento è perfetto. Ma dal punto di vista "Einsteiniano" , questa è, e rimane, una realtà relativa ad un solo 'punto di riferimento'.
Noi dubitiamo fortemente che esista un cosiddetto 'io' e crediamo che la psicanalisi (con Freud) sia caduta nel più grosso degli equivoci, prendendo lucciole per lanterne: laddove lucciola è l'io e lanterna l'inconscio (e ciò in senso molto lato). E quando qualche anno fa ci siamo imbattuti in
Un corso in miracoli , la nostra gioia è stata grande. Pensate, ad una psicologa americana, Helen Schucman, un bel giorno successe una cosa insolita: in lei, donna di scienza, materialista, una voce cominciò a “dettare” , per un arco di tempo di sette anni, delle frasi o periodi, che alla fine formarono un voluminoso corso di autoconoscenza, di spiritualità. Una laica non credente ( e parecchio imbarazzata) era stata “costretta” a scrivere sotto 'dettatura mentale' uno dei più interessanti testi di misticismo degli ultimi decenni. La tesi del corso, da Kenneth Wapnick, nel suo Introdusione a Un corso in miracoli, è stata riassunta così: Quel falso sé che è l’ego ha interesse a farci sentire in colpa. Fino a che riesco a vedere in me o in altri una colpa e a considerarla reale, l’ego è reale; se si è senza colpa o senza peccato, l’ego non esiste.  Ora, questo falso sé ci suggerisce lui come fare a liberarci della colpa (una colpa verissima a suo dire): negarla in noi, proiettarla in altri e poi attaccare questi ultimi, i veri colpevoli! Il mondo, che è basato sull’egoità, gira tutto attorno alla proiezione. Però, se riesco a perdonare la colpa tua,  perdono me stesso.
“ Disfare la nostra colpa è il lavoro di una vita perché la colpa in noi è enorme e se dovessimo affrontarla tutta in una volta ne saremmo sopraffatti…”
A nostro parere, ciò è quanto accaduto al povero dott. Jekyll: il suo mister Hyde è solo il sogno di un sogno, l'ego di un ego, una doppia illusione. Ma in un mondo illusorio, un male illusorio può fare tanto, ma tanto male! Torniamo quindi a  introduzione a Un Corso in Miracoli, per  conciliare le due cose (misticismo e psicanalisi) con una frase di K. Wapnick: "……Nel momento in cui si prova rabbia, giudizio o critica, è sempre perché si è visto in un’altra persona qualcosa che si è negato in se stessi” .
A questo punto sorge spontanea la domanda: come visitare la propria interiorità senza pericoli?
L'alchimista di ogni epoca e di ogni confessione religiosa lo ripete da secoli, forse da millenni: segui la natura, prega e lavora. Seguire la natura  vuol dire seguire la propria vera natura: l'essenza dell'uomo non è l'ego ma l'Uno; pregare vuol dire tendere con tutte le forze dell'anima verso se stessi, verso di Sé; lavorare vuol dire prodigarsi per abbattere quelle false pareti egoiche che fanno di questo mondo un inferno di competizioni, di odi, di settarismi, ecc., dimorando nella  mente corretta, per dirla con Un corso in miracoli.  E per concluderla in maniera  allegra, l'occultum lapidem che scopriremo visitando l'interno della nostra terra, potrebbe essere rappresentata dalla pietra tombale dell'ego con inciso epitaffio: qui giace la più grande illusione dell'umanita, l'ego: mai nato, mai morto, figlio di una madre sterile (Maharaj).
Partendo da Stevenson e dai problemi dell'ombra siamo arrivati al problema fondamentale dell'uomo riassumibile nelle tre classiche domande: chi siamo? Da dove veniamo? Dove andiamo?
Che siamo anche un corpo, ce lo disse il primo specchio; che siamo anche una mente, ce lo disse il primo filosofo; che siamo altro, ci è stato ripetuto da millenni da tutti i mistici del mondo.
Poiché noi dobbiamo avere la massima cura e il massimo rispetto per i nostri veicoli, dobbiamo tenere puliti il fisico e il mentale. Come mantenersi puliti nel corpo e' notorio, come mantenersi puliti nella mente lo è un po' meno. Visto che abbiamo sposato la tesi di  Un corso in miracoli, la quale parla di proiezioni, tenuto conto che il film parla di ombra, considerato che Robert A. Johnson, nel suo piccolo ma interessante libro Metti in luce la tua ombra ci suggerisce come schermare la mente da proiezioni d'ombra, non ci rimane che riportarne il brano, dopo avere ricordato che le esperienze di minatori  che hanno visitato la propria interiorità possono essere di enorme aiuto: " Di solito, quando ricevete la proiezione di un'ombra, la vostra ombra reagisce e la guerra è inevitabile. Quando la vostra ombra è come un bidone di benzina che aspetta solo un fiammifero acceso, voi siete caccia libera per tutti quelli che vogliono irritarvi. Per rifiutare l'ombra di un altro voi non dovete combattere, ma, come un bravo torero, dovete semplicemente lasciare che il toro vi passi accanto…C'è una meravigliosa citazione attribuita al Mahatma Gandhi: ' Se segui il vecchio codice di giustizia - occhio per occhio e dente per dente - finisci con il ritrovarti con un mondo cieco e senza denti".
Con l'inceneritore della nostra consapevolezza dobbiamo a qualunque costo recuperare tutta l'energia investita in istinti mai soddisfatti, in desideri mai realizzati, in sogni mai concretizzati, e poi, con mente creativa, darci all'arte o all'artigianato. Pensate a quello che è riuscito a fare Shakespeare con tale energia!
Ma l'ombra e' proprio inevitabile? Lao-tze ci dice di no nel capitolo 64 del Tao Te Ching:
" …Cio' che non e' ancora apparso si previene facilmente…agisci prima che qualcosa sia; crea l'ordine prima che ci sia disordine.Un albero dello spessore di due braccia e' nato da un pezzetto di filo; una torre di nove piani e' uscita da un mucchio di terra; un viaggio di mille leghe ha inizio da cio' che sta sotto i piedi…"
Una cosa da tenere presente è che il dott. Jeckyll, resosi conto che il bene e il male convivono in lui, vuole fare in modo, con i suoi esperimenti, di staccarli uno dall’altro, e soprattutto di riuscire a isolare il male. Ma cos’è il bene, e cosa il male? Se il primo è l’immagine di Dio in noi, dobbiamo presupporre che un principio metafisico del male abbia creato una parte di noi a sua immagine e somiglianza? Noi escludiamo a priori tale ipotesi, e pensiamo piuttosto che il male cui si riferisce il nostro stimato dottore abbia a che vedere con quello che nella Psicologia Analitica junghiana viene chiamato “Ombra”, quindi una sorta di “male” personale.
Noi rimproveriamo a Jeckyll di non avere assorbito la sua ombra nel momento in cui ne ha preso coscienza, gli rimproveriamo l’aver rilasciato ad essa una patente di impunità, che le ha consentito di scorazzare indisturbata con tutte quelle energie che andavano recuperate e impiegate in una ricerca più responsabile. Gli animali gli avevano già fornito preziose indicazioni sugli effetti collaterali della “bevanda”. Egli ha preferito proiettare la sua ombra su un suo doppio regredito e nanizzato. Non va dimenticato che “ quando mettiamo nel sacco una parte di noi stessi, quella parte regredisce” verso primitive parti di noi che diventano ostili verso colui che dovesse aprire il sacco: ogni parte della nostra personalità che non “amiamo” (le virgolette sono mie) ci diventa ostile (Bly – il piccolo libro dell’ombra).Jeckyll non ha tenuto conto di ciò ed ha cominciato a provare un graduale infiacchimento, ha cominciato a perdere sempre più energia, a tutto vantaggio di Hyde:“più grosso èil sacco, meno energia abbiamo” (idem). Egli in effetti aveva cominciato come un buon alchimista: aveva visitato la sua interiorità, scopertone i lati negativi e ombrosi, e li aveva persino “recuperati” riconoscendoli come suoi. Cosa che aveva scatenato in lui dapprima solitudine e malinconia ( è il momento della comparsa di Saturno nell’opera alchemica, come ci ricorda ancora Bly) e poi filantropia. Ma dopo, decidendo di continuare gli esperimenti, bevendo l’intruglio, consegna tutto il suo essere a quelle antiche e istintive forze distruttive dai neri contorni.
Ecco perché parla di male e non di ombra: Jeckyll sa benissimo che il male è doloso, cosciente atto di volontà: egli si è guardato allo specchio, si è riconosciuto nelle sue due potenzialità, e poi ha scelto con freddezza di essere Hyde. Il nostro dottore è carente in una funzione, quella istintuale, perché la funzione pensiero è ben sviluppata, quella del sentimento anche, e così pure per l’intuizione. Avrebbe dovuto dar sfogo ai suoi istinti in maniera artistica, artigianale, creativa in genere, e far sì che tutta l’energia da essi rubata venisse utilizzata per alimentare la creatività. I suoi istinti bestiali repressi nel tempo hanno assunto una forte autonomia e lo hanno posseduto al punto da renderlo schiavo. Se posso usare un termine poco psicanalitico, egli ha giocato troppo con un’ombra, la sua, che non è una placida notte complementare del giorno, ma qualcosa che, mancando della terza dimensione, ha sviluppato odio per ciò che, tridimensionale (il corpo che l’ha emanata), ha qualcosa che lei non ha.  I contenuti dell’ombra hanno natura emotiva – dirà Jung – hanno una certa autonomia, e sono di tipo ossessivo, o meglio ‘ possessivo’.
A questo punto, per il nostro dott. Jeckyll non c’è via di scampo: come un magnete attirerà a sé tutto ciò che vibra in simpatia con Hyde ( i simili si uniscono). Una sorta di contagio psichico sottile lo investe di energia negativa e distruttiva, e così, anziché trasformare il vile piombo in oro, è costretto ad assistere alla trasformazione del piombo in veleno.
Per concludere,  alcune citazioni sull’ombra.


“Nessuno sta fuori dalla nera ombra collettiva dell’umanità. Che il crimine sia vecchio di molte generazioni, o si sia prodotto ai nostri giorni, esso rimane il sintomo di una disposizione sempre e dovunque presente” (Jung)


“Per esser disposti a distaccare dal loro oggetto proiezioni di tonalità affettiva, bisogna prima esser convinti di potere, all’occasione, aver anche torto” (idem)

Leggere Atti degli Apostoli 5, 12-16: Pietro guariva con la sua ombra!…



Grazie. N.M.

 

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