Il Mercante di Venezia
(Interpretazione di Natale)

 

La trama è questa: Porzia, signora di Belmonte, ha promesso a suo padre morente  di sposare, fra i suoi pretendenti, solo colui che, scegliendo uno dei tre scrigni (uno d'oro, uno d'argento e l'altro di piombo), troverà dentro il ritratto di lei. Bassanio, veneziano, è uno dei pretendenti, ma non avendo soldi per affrontare il lungo viaggio, li chiede in prestito al suo amico Antonio, mercante in Venezia. Anche questi, però, è sprovvisto di liquidità perché ha tutti i suoi averi in mare, e perciò invita il sua amato amico a farsi far credito in suo nome.  Shylock, un ebreo, è disposto a prestare tremila ducati, ma a condizione che la penale venga fissata in una libbra di carne, che Antonio dovrà "pagare" in caso di insolvenza. Il contratto viene stipulato. Gli affari di Antonio vanno in malora, ed ecco che il giudeo può finalmente vendicarsi (Antonio ha maltrattato lui ed il suo popolo): pretende la sua libbra di carne. Frattanto, mentre Bassanio sposa Porzia e le racconta della triste vicenda di Antonio, Jessica, la figlia di Shylock, dopo avere derubato suo padre, fugge con Lorenzo, amico di Antonio. Finalmente arriva il giorno del processo, e Porzia, travestita da avvocato riesce ad inchiodare Shylock: può prendere la sua libbra di carne, purché non versi una sola goccia di sangue, perché il contratto non lo prevede. Il povero ebreo, da probabile carnefice, diviene vittima.
"Mi ha svillaneggiato, defraudato di mezzo milione, ha riso delle mie perdite, deriso i miei guadagni , spregiato il mio popolo, ostacolato i miei affari, raffreddato i miei amici, infiammato i miei nemici… e perché? Perché sono un ebreo. Un ebreo, non ha occhi? Non ha mani, un ebreo, membra, corpo, sensi, sentimenti, passioni? Non si nutre dello steso cibo, non è ferito dalle stesse armi, soggetto alle stesse malattie, guarito dalle stesse medicine, scaldato e gelato dalla stessa estate e inverno di un cristiano?… Se ci pungete, non sanguiniamo, e se ci fate il solletico, non ridiamo? Se ci avvelenate, non moriamo? E se ci fate torto, non ci vendicheremo?…"
Queste sono le ragioni del povero Shylock. E' stato maltrattato in mille modi per il solo fatto di essere ebreo. Avrebbe tutti i buoni motivi per pretendere vendetta, ed è ciò che in effetti vorrebbe, ma 'tutta la commedia' gli si rivolta contro, perché portatrice di secoli di persecuzioni…
Ora, l'ebreo Shylock ha tutta la mia solidarietà, e lo dico di vero cuore, ma allo Shylock uomo non posso accordare alcuna simpatia, perché fin dal principio la sua vendetta mira alla eliminazione fisica del suo nemico: ha superato ogni limite. A partire da questo punto dobbiamo essere in grado di capire che l'ebreo finisce al momento del processo, laddove comincia l'uomo qualunque, quello sanguinario accecato dall'odio ( riscontrabile in tutte le razze del mondo…)
E' stranissimo come ad Amleto, che col suo odio e la sua vendetta riesce a distruggere molte persone e se stesso, venga accordata una sorta di solidarietà, ed a Shylock , che non riesce ad eliminare fisicamente il nemico suo e del suo popolo, venga accordata solo antipatia, mentre ad Antonio (personaggio ambiguo e sfuggente come non pochi) viene riversata simpatia, nonostante abbia davvero messo in atto tutte le ingiustizie elencate dal povero semita.
Il gran genio di Shakespeare non è riuscito a sottrarsi al giudizio collettivo che la chiesa per secoli é riuscita a confezionare contro tale popolo? Noi crediamo proprio di no.
E' questa una delle commedie più "ambigue" del nostro autore. Apparentemente il cattivo è Shylock, ma di fatto, il povero ebreo è la vittima di una congiura. Persino la figlia gli si rivolta contro. Per ricavare qualcosa dallo studio di tale commedia, innanzitutto dovremmo andare in cerca del nostro Shylock, del nostro Antonio e di tutti gli altri personaggi   Ma dove, come andarli a cercare?  Shakespeare ci dà un'indicazione: Venezia. Ecco quindi che per noi Venezia, citta' immersa nell'acqua, diventa improvvisamente simbolo del mondo astrale (Freud direbbe dell'inconscio). E' il mondo dei sentimenti e delle passioni, le quali dovrebbero essere 'governate' dalla mente (che a sua volta dovrebbe sottostare allo 'spirito'). Ma nel nostro caso la mente è rappresentata da una legge di parte…(Porzia sotto le spoglie di Baldassarre, un avvocato)…  immersa nell'acqua perché  "manipolata" dalle sue stesse passioni. Insomma, tutta la commedia altro non rappresenterebbe che il mondo dei sentimenti non governato da una legge giusta, perché poggiato su presupposti ingiusti (Antonio che odia gli ebrei, Shylock che odia Antonio, Jessica che detesta suo padre ebreo, Porzia che inganna tutti, ecc.). In un mondo simile non può che regnare il paradosso, figlio di incontrollate passioni. Par di vedere dei cavalli imbizzarriti, che corrono or di qua or di là, senza una meta e senza un cavaliere. Tali passioni, protagoniste incontrollate, non lasciano spazio ad alcuna possibile razionalizzazione, perché l'autore le ha solo"fotografate"… Quella di Porzia potrebbe sembrare un'arringa dettata da un alto senso di giustizia, ma a ben guardarla essa dà vita ad una serie di ingiustizie. Insomma, in questa strana commedia, tutti i personaggi sono 'marci', ma l'unico a  pagare è Shylock: quando dei cani s'azzuffano, chi ha torto? Chi  ha ragione? Forse  è questo il messaggio subliminale che il nostro William ha nascosto fra le righe? E se e vero che il tutto si svolge "sott'acqua", non è naturale che ogni cosa venga deformata, alterata?  Credo proprio che per poterli cucinare, i pesci debbano essere tirati fuori dal mare: finché non trarremo le nostre passioni dal loro elemento e non le porremo all'aria (sulla scrivania della mente) per asciugarle col vento della comprensione, non riusciremo mai a capirle, scioglierle, com-prenderle. Se qualcuno vuol conoscere davvero se stesso deve essere disposto a rivoltarsi come un calzino ed osservarsi con spietato amore.  Ecco qual'è il vero mea culpa: l'accettazione di sé, la comprensione di sé, il perdono di sé.  Le passioni, se lasciate esplodere, sono come lingue di fuoco di sterpi secchi: bruciano con incontrollabile rapidità. Tutto questo Shakespeare lo sa, ed ha creato le più belle "poesie" di ogni tempo (tutte le sue opere sono altissima poesia), affinché molte generazioni di uomini potessero godere della catarsi da esse offerte. Per i palati più raffinati ha pero "nascosto" fra le righe cose impensabili, ma forse questo non lo sapeva nemmeno lui (!), se no la sua non sarebbe vera poesia…

Grazie. N.M.

 

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