Sogni di Akira  Kurosawa (1910-1998)

 

 

Primo episodio: “Sole attraverso la pioggia”

Un bimbo giapponese e la madre sono sulla soglia di casa: piove e c’e’ il sole; la madre raccomanda al piccolo di non allontanarsi perche’ “In giorni cosi’ le volpi celebrano i loro matrimoni e non sopportano di essere viste... a chi le vede possono accadere cose tremende”. Il bambino decide di disobbedire e si reca nel bosco a spiare le volpi. Nell’incanto del sole-pioggia ecco apparire la processione delle volpi... il bimbo guarda affascinato, ma quando viene scoperto fugge e torna a casa. Sulla soglia la madre severa lo accusa: “Sei andato e hai visto quello che non dovevi vedere...non voglio in casa un bambino cattivo come te... sono venute le volpi, ti hanno lasciato qualcosa (gli porge un astuccio con un pugnale) ... dovresti ucciderti per farti perdonare...presto torna dalle volpi e implora il loro perdono, restituisci il coltello e chiedi umilmente scusa con la fronte a terra... se non ti perdonano non entrerai in casa” . Al figlio che le chiede dove e’ la casa delle volpi la madre, mentre chiude il portone lasciandolo fuori: “E’ facile trovarla, perche’ in giornate come queste, c’e’ sempre l’arcobaleno e la casa delle volpi e’ ai piedi dell’arcobaleno”.
Al bambino non resta che andare con quel pugnale in mano a cercare le volpi. La scena finale e’ uno stupendo giardino fiorito con un gigantesco arcobaleno e un bimbo che si avvia verso l’ignoto con la musica in crescendo.

 


Secondo episodio: “Il Pescheto”

Un bambino, lo stesso del primo episodio, e’ ora nell’interno di una signorile casa giapponese: si vede un bellissimo ramo di Pesco illuminato, il bimbo sta portando alla sorella piu’ grande che riceve le amiche un vassoio con delle coppette, nel salotto sono esposte le tradizionali Bambole: i personaggi di un reame in costume giapponese antico: Re e Regina, cortigiani e dame, ministri  e guardie, servitori e ancelle. Il bambino ha portato sei coppe per sei persone, ma le ragazze in tutto sono cinque, dopo aver discusso con la sorella sul numero delle commensali il bambino insegue la sesta fanciulla che lui solo riesce a vedere; questa, suonando dei campanellini, lo guida nel giardino pensile della casa e qui egli vede le “Bambole” in statura umana: le guardie lo bloccano ed egli ode una voce dall’alto, quella del Re, che lo accusa: “Noi non resteremo piu’ nella tua casa, la tua gente ha tagliato il Pescheto;  la festa delle Bambole si chiama anche la festa del Pescheto; la festa delle Bambole e’ in onore degli alberi di Pesco, perche’ la Bambola e’ la personificazione dell’albero di Pesco, gli Spiriti dell’albero di Pesco abitano nei fiori del Pesco, senza alberi di Pesco non ci sara’ piu’ la festa delle Bambole e mentre venivano tagliati, gli alberi di Pesco piangevano tutti”. Il bambino si mette a piangere. Ma il Re continua: “E’ troppo tardi per piangere, non cambia niente...” Allora interviene la Regina delle Bambole: “ Smettiamo di riprovare questo bambino,  egli era l’unico che piangeva mentre tagliavano i nostri alberi, anzi implorava che non li tagliassero...”  E il Re: “Piangeva pensando che non avrebbe piu’ mangiato le pesche...” Tutti  ridono, ma il bambino coraggiosamente si difende: “No, ti sbagli. Le pesche io le trovo nel negozio;  ma dove lo trovo un Pescheto quando e’ tutto in fiore? Mi piaceva tanto venire qui; quando era fiorito il Pescheto, io lo adoravo!  E quando lo tagliarono piansi dal dolore perche’ sapevo che non lo avrei piu’ visto”. (piange). Allora il Re si commuove: “Va bene siamo convinti: questo bambino e’ buono! Percio’ permetteremo a questo bambino di vedere il Pescheto in fiore”.
Tutte le Bambole si dispongono ordinatamente sui quattro gradini del giardino pensile e inizia la loro danza per il bambino: una danza stupenda con movimenti armonici di apertura e chiusura, di donazione e riassorbimento: Re, Regina, dignitari, dame, ministri, guardie, servitori e ancelle tutti con i loro splendidi costumi colorati  danzano e  i petali di Pesco cominciano a cadere come la pioggia ricoprendo tutto il giardino di luce  e suono e la musica orientale diventa musica d’organo e si mescola al suono dei campanellini della ragazza –pesco inseguita all’inizio... poi tutto finisce: il Pescheto e’ tutto tagliato restano solo i ceppi degli alberi e un unico ramo di pesco fiorito, ondeggiante al vento...il piccolo rimane a guardarlo, cercando di capire.

 

Terzo episodio: “La Tormenta”

Un gruppo di soldati , quattro, avanza nella tormenta : la nebbia e’ fittissima, la neve arriva fino alle ginocchia e ostacola il cammino, il vento frusta i visi ghiacciati , il respiro e’ affannoso, intorno solo gelo e tempesta; sono tutti allo stremo, carichi di peso e ormai disperati;  iniziano i litigi e le discussioni, poi tre di loro si arrendono e non rispondono piu’, intirizziti e convinti di morire. Uno solo, il loro capo, cerca di combattere contro la tormenta e disperatamente di avanzare, ma poi anche lui si arresta: e’ la fine: si ode nell’aria un canto di sirena e ai suoi occhi allucinati appare una visione ammmaliante, una “fata” di neve e vento gli sussurra parole di morte: “Soldato, la neve e’ tiepida... soldato, il ghiaccio e’ caldo...” e lo copre con un manto d’argento e veli di vento e cerca di tenerlo sotto la neve e lo forza e lotta con lui ...sembra una lotta d’amore.. ma...i suoi capelli si scompigliano e qualcosa, la Vita, la scaglia lontano. Il tempo si rischiara. Compare l’azzurro del cielo, il soldato che ha resistito fino all’ultimo riesce a scorgere le tende dell’accampamento, risveglia i compagni quasi assiderati: sono salvi!

 
 

Quarto episodio: “Il Tunnel”

Un viandante, dall’abito capitano di fanteria, camminando giunge davanti ad un tunnel, oscuro. Sta per entrare quando un cane-lupo rabbioso e ringhioso gli si fa incontro,  egli cerca di rabbonirlo e inizia a percorrere il tunnel; i suoi passi rimbombano nel silenzio, alla fine e’ fuori del tunnel ma si volge indietro: si odono altri passi e dal tunnel emerge un soldato, una recluta che il capitano riconosce come uno dei suoi soldati morti in battaglia. La recluta lo accusa di averlo strappato alla famiglia,  quella famiglia che ancora attende il suo ritorno e gli indica un lume in lontananza, la sua casa; il capitano lo convince di essere morto e di dover tornare indietro e il soldato ubbidisce... attimi di sospensione e... dal tunnel si odono i passi di tante persone: dal tunnel esce ordinato e compatto un intero battaglione. Il sergente si fa incontro al suo capitano: “Il terzo battaglione e’ tornato alla base... perdite: nessuna”. Il capitano spiega ai suoi soldati che loro sono morti tutti, che il terzo battaglione e’ stato  annientato: “Perdonatemi,  come unico sopravvissuto non riesco a guardarvi in faccia. Io vi ho mandato a morire; io sono da biasimare, me ne assumo la responsabilita’. La guerra e’ follia, l’esercito con i suoi regolamenti e’ disumano, ma non intendo nascondere la mia colpevolezza dietro questa disumanita’... sono stato fatto prigioniero e nel campo di prigionia ho assaggiato il sapore della morte...io vi giuro che avrei voluto morire con voi.. voi avete tutto il diritto di rammaricarvi, le vostre vite sono state sprecate, ma tornare cosi’ a vagare sulla terra non serve a niente. Vi prego: indietro. Tornate indietro e riposate in pace”.
Il capitano si ricompone la divisa e: “Terzo battaglione: dietro-front; avanti: march!”
Il battaglione compatto e composto marciando militarmente torna nel tunnel e scompare.
Il capitano cade in ginocchio poi  si alza e fa per andare...ma dal tunnel esce ancora ringhiando il cane-lupo...

 
Quinto episodio: “Corvi”

Un ragazzo, evidentemente un pittore, e’ ad una mostra di Van Gogh (1853-1890); egli sta ammirando i quadri con grande intensita’. Dinanzi al “ Ponte di Langlois ad Arles” si immerge a tal punto nel quadro che questo si anima ed egli vi entra: parla con le lavandaie e chiede loro dell’autore; esse rispondono ridendo: “E’ passato ora... ma stia attento! E’ appena uscito dal manicomio”. Il pittore oltrepassa il ponte levatoio e per una stradina arriva ad un fienile,  prosegue nei campi di grano; in mezzo ad un campo gia’ arato Van Gogh sta ammirando il paesaggio con in mano carta da disegno, il ragazzo chiede: “Non dipinge?”
“Questo luogo trascende la realta’,  si dipinge da se’... io divoro tutto e quando ho finito, ho il quadro davanti a me completo. Dopo di che ho dentro di me il Vuoto Assoluto”.
“Dunque cosa fa?”
“Lavoro da schiavo come una locomotiva (appare una locomotiva). Devo affrettarmi, mi manca il tempo e cosi’ poco me ne resta per dipingere!”
“Si e’ ferito?”
“Stavo facendo un autoritratto, l’orecchio non mi veniva bene, cosi’ l’ho tagliato... ma ora il sole mi costringe a dipingere non posso perdere tempo con lei...” (va)
Ora il ragazzo e’ rimasto solo e comincia a percorrere i quadri  del Maestro e questi divengono sempre piu’ irreali, piu’ pazzi e minacciosi, i sentieri diventano impraticabili e da un campo di grano uno stormo di corvi si alza aggressivo... si ode uno sparo...in lontananza il Maestro scompare.
Il ragazzo si sveglia: e’ proprio dinanzi al quadro “Campo di grano con corvi”  l’ultimo quadro di Van Gogh, dipinto quasi alla vigilia del suicidio: il ragazzo si leva il cappello.

 

Sesto episodio: “Fujiama in rosso”

Esplosioni e boati sul Fujima in eruzione, la folla fugge impazzita da tutte le parti,  ma quella non e’ una semplice eruzione, c’e’ qualcosa di molto piu’ grave: la centrale nucleare e’ andata a fuoco e quelle esplosioni sono esplosioni atomiche... fuggire non serve...
“Ma se non fuggi, che cosa ti resta da fare?”.
La seconda scena si svolge sulla riva dell’oceano... la maggior parte della popolazione si e’ getteta in mare per sfuggire alle nubi tossiche, non ci sono che pochi superstiti: un uomo in cravatta, un uomo qualunque, una donna con due bimbi in collo parlano tra loro disperatamente; “Non c’e un luogo dove rifugiarsi” spiega l’uomo in cravatta “la radioattivita’ ci raggiungera’ ovunque; la nuvola radiattiva e’ composta di tre colori: il rosso e’ plutonio 239, che porta il cancro, la gialla e’ stronzio 90 che regala la leucemia e il viola e’ cesio 137 che colpisce gli organi genitali e procura deformazioni a non finire...” La donna si dispera per i figli e maledice chi ha creato le centrali nucleari: “Non c’e pericolo,  avevano detto ...  dovrebbero impiccarli tutti” e l’uomo in cravatta confessa di essere uno dei responsabili della centrale nucleare e si suicida gettandosi anche lui in mare mentre l’uomo qualunque lotta disperatamente con la nuvola colorata...

 

Settimo episodio: “IL demone che piange”

Sembra il seguito dell’episodio precedente: la terra e’ una landa deserta e spoglia un viandante incontra un essere deforme con un corno sulla testa...
“Sei un demone?”
“Un tempo ero un umano, qui era tutto erba e fiori... poi missili e bombe all’idrogeno hanno fatto questo deserto.. tutto quello che nasce e’ mostruoso e deforme”. Fa vedere dei fiori enormi e irregolari e il suo corno e racconta di conigli a due teste e di uccelli con un solo occhio e di pesci pelosi...
“Ma come vi procurate il cibo?”
“Sopravviviamo mangiandoci a vicenda, i piu’ deboli sono i primi ad essere mangiati; sta per arrivare il mio turno, sono destinato a fare da pasto a demoni piu’ forti bicorni o tricorni... gli stessi “potenti” di prima lo sono anche da demoni... ma non possono darsi la morte e sono destinati a soffrire per l’eternita’, torturati dai peccati commessi .. (ride)..ricordo quando ero umano: per non abbassare i prezzi delle derrate alimentari facevo distruggere il latte o le cipolle.. che cosa insensata! (si ode un lamento lontano) Quando cala la sera i demoni piangono, soffrono per i loro corni e le sofferenze sono come quelle del cancro; ma non possono morire! Vieni, ti faro’ vedere come piangono i demoni”.
I due salgono su una montagna brulla e dall’alto  vedono i demoni che si contorcono per le sofferenze e ululano per il dolore. Il demone con un solo corno ride prima, poi piange:
“Tu va via!!”
“Dove posso andare?”
“Vuoi diventare demone anche tu? Va via!!!”
L’uomo fugge disperato.

 

Ottavo episodio: “ Villaggio dei mulini”

Un viandante sta attraversando un ponticello: il paesagio e’ idilliaco: un torrente, fiori, mulini ad acqua;  alcuni ragazzi,  dopo aver colto dei fiori, li depositano su una pietra al bordo del ponte, un cuculo canta.
“Buon giorno” Il viandante saluta un vecchio che sta riparando una ruota di mulino.
“Buongiorno a lei!”
“Scusi, come si chiama questo villaggio?”
“Un nome non ce l’ha! Per noi e’ il nostro villaggio. Qualcuno lo chiama il villaggio dei mulini”.
Il viandante viene a sapere dal vecchio  centenario  che li’ non c’e’ la corrente elettrica,  non ci sono macchine agricole, il combustibile e’ dato dalla legna e dallo sterco di vacca , cosicche’ l’acqua e l’aria non sono inquinate e la vita e’ degna di essere vissuta. Viene anche a sapere che i fiori posti sulla pietra vicino al ponte dai ragazzi sono solo un omaggio ad un morto sconosciuto.
Poi si ode un certo frastuono; ed egli chiede al vecchio se e’ giorno di festa, ma gli viene detto che si sta celebrando il funerale di una vecchia anch’essa centenaria, suo primo amore.  La morte e’  il momento culminante della vita; morire da vecchi e’ normale ed e’ il giusto compimento di una vita ben vissuta.. Si vede il corteo  da lontano, che avanza, la gente balla e canta, i bambini gettano fiori, la banda suona... il vecchio si dirige verso il corteo e se ne mette a capo, tutti lo seguono festosi.
Il viandante e’ rimasto solo, sta per andar via , poi coglie un mazzolino di fiori e lo posa sulla pietra vicino al torrente e va, mentre l’acqua  continua a scorrere....

 

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