Eneide
Interpretazione Cabalistica

Per la sintesi dell'Eneide v. la riduzione teatrale in www.teatrometafisico.it teatromitologico 'Eneide di Virgilio'.

Consideriamo l'Eneide di Virgilio (70 a.C. -19 a. C) un 'viaggio' iniziatico' che il poeta compie nella maturita` (l'opera e` stata composta tra il 29 e il 19 a.C., cioe` negli ultimi 10 anni della sua vita) e come al solito, per conoscere l'autore e per conoscere meglio noi stessi attraverso di lui, poniamo tutti i personaggi del suo poema sull'Albero Cabalistico, quali specchiature interiori dell'autore, sue qualita` archetipali che, attraverso le traversie del protagonista Enea, la personalita` del poeta, si trasformano e si raffinano fino al raggiungimento della meta che viene tante volte annunciata nel corso dei 12 libri: i discendenti diverrano i padroni del mondo, per un mondo di pace... Questo viaggio ha inizio dall'incendio di Troia e termina con la fondazione di una stirpe di imperatori, e gia` dal primo libro si sa che l'eroe e` destinato a compiere l'impresa, perche` il Fato ha gia` tutto fissato, non si sa solamente 'quanta' sofferenza comportera` raggiungere il traguardo. Diventare i padroni del 'mondo' nel linguaggio cabalistico significa conquistare il Regno (Malkuth), cioe` diventare signori di se stessi, diventare la Coscienza dell'Albero, diventare l'Io Sono, Daath, il Cristo. Troia, la vecchia citta`, il vecchio 'luogo', il vecchio regno, il vecchio Malkuth deve essere incendiato, distrutto, perche` ormai conquistato dal nemico, e ormai inadatto ad offrire occasioni di crescita. Enea, come Abramo, come Giacobbe, come Mose`, deve andare, errando (camminando e sbagliando), fino a che non trovera` la Terra Promessa, li` i suoi discendenti fonderanno la Gerusalemme celeste, la citta` della vera pace.
Iniziamo coll'esaminare il significato del nome Enea. Enea vuol dire 'lodevole' egli infatti affronta le prove impostegli con lodevole sottomissione, mai si ribella, mai agisce di sua volonta`. l'appellativo che gli si riconosce piu` spesso e` Enea, il 'pio'. Pio significa religioso, devoto, ma anche pietoso, compassionevole, Enea rappresenta dunque una personalita` che gia` si e` molto lavorata e che ha fatto della volonta` divina lo scopo della sua vita. Facendolo corrispondere alla personalita` del poeta, abbiamo posto Enea sul piano Assianico, fisico, il piano dell'esperienza, e dell'azione terrena. Insieme a lui abbiamo collocato in Assiah la moglie Creusa, come sua componente interna, che non ha una propria azione in quanto muore prima che l'eroe lasci Troia e cosi` pure il figlio Ascanio ( = senza tenda) ancora facente parte del padre, non avendo una 'tenda' sua. Nel primo libro incontriamo Giunone (= dea del cielo) che subito si manifesta essere l'unico vero ostacolo sul cammino di Enea. Abbiamo posto Giunone sulla sephirah Geburah (Forza) dell'Albero, quale mente razionale che non accetta il destino della personalita`, che gli si ribella e vuole agire di testa sua... ricordiamo che Geburah e` la sephirah della 'caduta' o della 'rottura dei vasi', ma anche della 'prova' e nel poema Giunone 'provera`' il povero eroe in tutti i modi. A servizio di Giunone troviamo Eolo, dio dei venti, come giusto elemento legato all'aria del piano mentale (Briah); ovviamente abbiamo collocato in Chesed (Giustizia), Giove, prima di tutto perche` e` la sephirah che gli compete e poi perche` Enea, essendo 'pio', ha gia` sviluppato questo centro in modo armonico e positivo. Esaminiamo ora Venere (= nata dalla spuma): a lei compete la sephirah Netzach (Vittoria) essa e` la 'spuma' del mare, dell'acqua del mondo astrale, ed essendo Enea (= degno di lode) suo figlio, non puo` che favorirne la Vittoria con tutta la sua energia e passione; al suo servizio e` Cupido, l'amore, e quanti facilitano il 'viaggio' di Enea: Eleno e Andromaca, la stessa Didone (= la vagabonda) che viene da lei 'usata' per accogliere Enea e rigenerare le forze delle sue navi e dei suoi compagni. Didone risulta 'vagabonda' sia perche` ha dovuto lasciare la patria, sia perche` la sua collocazione sull'Albero risulta 'vagante': da viva rappresenta la sephirah Yesod (Fondamento) la Luna dell'Albero bianco, da morta la stessa sephirah, ma dell'albero infero. Tutti gli oracoli e le loro voci (Apollo, Laocoonte, Cassandra, Sibilla) sono tutti relativi alla sephirah Tiphereth, il Sole dell'Albero, quale fuoco del mondo astrale o Yetziratico e tutti favorevoli ad Enea, quindi anche questo centro in lui risulta molto ben sviluppato e armonioso. Abbiamo posto il padre di Enea, Anchise (= che vive con Iside) sulla sephirah Hod (Splendore); questo 'genitore', questo centro, rappresenta per Enea insieme l'ostacolo e la spinta del viaggio: Anchise dapprima rifiuta la partenza da Troia, poi avendo visto la luce su Ascanio, si fa convincere a partire, ma e` vecchio e malato... e non sa interpretare correttamente l'oracolo di Delo: Apollo ordina di cercare 'l'antica madrepatria' ed Anchise non riconosce in essa la terra italica, ma crede che sia l'isola di Creta, percio`egli e` la causa dell'inutile viaggio a Creta e quindi di tutte le altre peregrinazioni che allontananano Enea dalla meta...Insomma Anchise da vivo, non sa leggere nel cuore dell'Albero, ma una volta giunto nell'oltretomba sa tutto e diventa veramente il maestro del figlio. Prendiamo ora in considerazione il viaggio nell'Ade: lo identifichiamo con il "Visita interiora terrae, rectificando invenies occultum lapidem" di Enea-Virgilio...Egli ha come guida la Sibilla, cioe` lo stesso dio Apollo, il centro del cuore, Tiphereth, e su suo consiglio trova e porta con se` il lasciapassare magico 'il ramo d'oro' che garantisce l'entrata e l'uscita impeccabili dall'Ade... Nel regno infero Enea vede e riconosce alcuni dei 'demoni' degli uomini: lutto, affanno, malattia, vecchiezza, paura, miseria, fame e morte, ma non ne viene nemmeno sfiorato; poi incontra il suo "Caronte' e il suo 'Cerbero'; la sua Sibilla addomestica il primo con il 'ramo d'oro' e abilmente addormenta il secondo con l'offa soporifera; infine dopo aver oltrepassati gli eroi di guerra (legami col passato) il nostro eroe giunge all'Elisio, dove e` il padre Anchise, ora divenuto mente purificata (Chesed del mondo infero) che lo istruisce sulla teoria della reincarnazione quale possibilita` per l'umanita` di ritornare allo Spirito, da dove e` venuta. Notiamo che nel mondo infero di Enea non ci sono vizi, non ci sono qelipoth, ma solo proiezioni di ulteriori raggiungimenti nel tempo e nello spazio a venire (nipoti e pronipoti destinati ad essere re e imperatori).
Uscito dall'Ade finalmente Enea arriva nel Lazio, dove regna il re Latino, che abbiamo collocato all'interno della sephirah Malkuth (= il Regno) come aria-acqua di terra; egli offre subito l'unica figlia Lavinia (= pallida, lunare, che abbiamo collocato in Yesod) in isposa ad Enea, e giunti cosi` al libro settimo del poema il viaggio di Enea potrebbe concludersi, ma c'e` ancora un ma: Giunone ancora non e` stata placata, il male del Geburah non e` stato ancora riconvertito in bene. Infatti nel Lazio c'e` il re Turno, (elemento terra di terra, che abbiamo collocato sempre in Malkuth) che aspira alla mano della principessa Lavinia, erede del regno di Latino, ed e` quindi un rivale di Enea. Giunone, intanto suscita una forza infera non ancora sopita nell'eroe troiano, la Furia Aletto (= che non da` requie) e tutto il Lazio, tutto quello che doveva essere la Terra Promessa, viene scosso da questa Furia; Amata, la regina, sposa di Latino, (che abbiamo collocato sempre in Malkuth, come fuoco di terra), viene letteralmente posseduta dalla Furia e cosi` Turno il re dei Rutuli, e quando il fuoco si scatena e la terra brucia, chiunque venga a contatto con queste forze distruttive non puo` che sperimentare la guerra dentro di se`...ed e` guerra sanguinosa tra i Troiani, con i loro alleati, e i Latini, con i loro alleati. Solo dopo altri cinque libri di poema, con tanti morti e con tante sofferenze, per l'intervento di Giove superno, gli animi si placano e si raggiunge la sospirata pace e il destino di Enea finalmente si compie, secondo il volere del Fato (che ovviamente abbiamo collocato in Daath, Luogo della Coscienza).

Grazie. Franca Vascellari - Roma 08/01/2010

 

ALBERO CABALISTICO



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