Poesie di Giorgio Rollo
dedicate alla Donna Onesta

  

 

Madonna solitaria passeggiate
per le vie della vetusta città,
al fine di raccogliere il nettare
da sì abbondante coppa
e versarlo quale balsamo,
sul mio cuore affranto,
onde lenire con il mio il vostro dolore...
  

Roma, 17 gennaio 2000

 

 

Madonna vorrei le parole impossibili
per descrivere i momenti dolcissimi
che passo con voi al nostro solito tavolo,
ma nulla mi soccorre
se non la folle disperazione
di voler urlare sommessamente
la contenuta intima mia gioia...

Roma, 28 febbraio 2000

 

 

Io, Artem e Boghos di voi parlammo
Madonna in sull'uscio della Chiesa.
Quale luogo più sacro potevamo scegliere
per sciogliere il carme a voi dovuto!
Quante parole spendemmo,
e furono meno di un battere di vostre ciglia!
Convenimmo insieme che solo l'aureo silenzio
poteva le vostre lodi cantare.
L'effluvio di suoni a cui eravamo costretti
per tessere le vostre grazie,
somigliava al canto
sommesso di una sola nota vibrante l'Ave.

Roma, 20 marzo 2000

 

 

Il dorame non m'abbaglia,
la bellezza non m'incanta,
non mi resta Madonna
che avere quattordici mani
per aiutarvi a mettere il soprabito
e portarvi la cartella.

Roma, 22 maggio 2000

 

 

Tutte le donne dei
poeti s'involano,
e tutti i poeti
muoiono soli,
con il conforto di Sophia.

Roma, 25 gennaio 2007

 

 

Principessa, nel fiore degli anni,
quando vestivi l'abito harem soirée,
sembravi una gazzella;
ora, nella mesta età,
sei una viola del pensiero,
che consola con la sua presenza,
i rigori della stagione.

Roma, 30 ottobre 2009

 

 

Ipazia, dolce, bella e intelligente,
Paride non avrebbe esitato
a dare il pomo a te.
Racchiudi la materna dolcezza
di Giunone;
Fiorisce in te la bellezza
di Venere;
Splende nel tuo cuore l'Intelligenza di Minerva.
Offro a te questo carme,
nel giorno della festa della Donna,
per la mia avvenuta riconciliazione
con l'Universo di cui fai parte.

Roma, 8 marzo 2010

 

 

“L'amavo troppo per volerla desiderare”.
Queste parole dell'infelice Gian Giacomo,
mi risuonano nella mente a distanza di anni.
Così, anch'io ora posso dire, di Voi Madonna,
nel mio candido affetto.
Oso solo sospirare alla Vostra immagine,
come il devoto implora ai piedi dell'altare,
dov'è dipinta la Vergine da mano del Sanzio.

Roma, 21 marzo 2010

 

 

Principessa, bella intelligente e buona,
questa terna già la disvelai
in un precedente carme.
Mi è giunta nuova la vostra
abilità nell'incantare il serpe!
Qual sorpresa scoprire con che maestria
voi sfuggiste alla sorveglianza
del vostro cerbero aguzzino,
e mi passaste con tocco femmineo,
l'informazione richiestavi.
Novella Mata Hari dovrei
anche d'ora in avanti appellarvi.

Roma, 12 aprile 2010

 

 

Dalla Serbia alla Sassonia
si udì il tuo nome;
e fu scolpito nel cuore
di fiere menti che dell'ingegno
avevan dal vaso di Flora
fatto incetta.
Or che mi resta da aggiunger,
se non di magnificare
con l'eloquio cotanto ardire,
che fa di una Venere una Minerva
con l'arco di Diana.

Roma, 26 agosto 2010

 

 

Il nostro incontro è stato
più fugace di un'apparizione:
dell'apparizione conservi i contorni,
del tuo sembiante, poiché tanti erano
i momenti che volevo fissare,
non sono riuscito che a conservare il ricordo.

Roma, 1 ottobre 2010

 

 

Sora Lella mia,
chi l'avrebbe mai detto,
che dai tempi di harem soirée
nel giardino delle Esperidi,
saremmo passati a sotto le frasche
a farci un goccetto de vino,
tu bella inquartata e
io con la goccia sotto al naso,
a ridere a crepapelle
sulla commedia umana.

Roma, 6 maggio 2011



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