Le poesie di MAURIZIO (4)

 

Arcano XV – Il Diavolo

 

 

Furtivo il diavolo sibilò sull’uomo:

“Son io l’orrida serpe dalla cornuta testa.

Ho parole come catene d’angoscia

e ribollono ardenti i miei pensieri.

 

Con beffardo trionfo t’impedirò l’ascesa,

per alito solfureo prosciugherò certezze,

la negra terra farò tuo pasto

e gelo di separazione ricompensa.

 

Stelle in agonia già cadono dai cieli in eclissi,

precipitano profonde nell’abisso della mia gola.

Odiami, ed esulterò danzando,

scacciami, e ti sarò ossessione.

 

Se combatti la mia persecuzione oscura,

circonderò i tuoi poveri rifugi con ragnatele d’insidia

e vi cadrai dal dubbio esausto:

io sono per te fallimento eterno e sicura dannazione.”

 

Rispose l’uomo al diavolo:

“Ti conosco, Lucifero splendente,

specchio offensivo dall’intelligenza acuta,

caricatura grottesca di vizio e malvagità.

 

Non ti respingo né fuggo, o Ingannatore,

‘ché un’insidia sola, facile a smascherare, possiedi

e una bestemmia soltanto proferisci astuto:

la favola terrifica del tuo presunto esistere.

 

Non ti respingo, né da te fuggo,

o Ribellione, o Tenebra, o Abisso,

o Nemico, o Cecità, o Immondo,

o Arsura, o Bisogno, o Artiglio,

o Fuoco, o Gelo, o Divisione,

o Odio, o Conflitto, o Multiplo,

o Fame, o Infelicità, o Ferocia,

o Menzogna, o Seduzione, o Repulsione,

o Tempesta, o Turbamento, o Male.

 

Illusione tu sei, infido e abile,

se mi convinci d’essere altro da me e distante da Dio,

tentando d’apparire colpa e ignominia tu solo,

tu capro espiatorio d’ogni errore,

ed io libero bene.

 

 

Sono invece io a farti persona,

rifiutando in te ciò che non vedo in me,

rafforzandoti con l’alibi dell’ignorare,

plasmandoti come comodo fantoccio

della mia incomprensione.

 

Più t’osservo,

più si dilegua la terribile mostruosa immagine

che la paura m’impone:

inconsistente e buffo artifizio tu sei.”

 

Cosi' l'uomo nel diavolo si specchio e fu redento

Ormai tutt’uno superarono l’inganno e guadarono il fiume,

approdando in un paese strano

e molto a lungo cercato:

il mondo accogliente, complesso e responsabile

della conoscenza di sé.  

 

(1993)

 

 

 

Arcano XV – La Torre

Un lampo veloce e stupendo

fende la notte del nostro ingegno

e illumina rapido e spettrale

la disperata costruzione del vivere.

 

Una nuova luminosità ci ferisce

e vediamo con chiarezza le falle

dei nostri sforzi e la pochezza

dell’arido separarsi dall’universo.

 

Torre alta e oscura,

casa di un dio soltanto immaginato,

dissolvi nel tuo lungo crollo ogni rigido scenario,

distruggi le false ambizioni dell’avida ragione.

 

Torre enorme e inesistente,

edificata in potere e ignoranza,

libera nella tua agonia la nostra mente dall’odio

e dalle catene dell’ego accentratore.

 

Rivelaci con ampie crepe

gli spazi aperti e l’amore del Sé,

ridonaci fra mura sgretolate

il coraggio della speranza.

 

 

 

 

(1993)



Indietro