Jaspers
(il medico filosofo)

Jaspers-il medico filosofoPer colui che non è chiaramente consapevole di una filosofia, questa si introduce senza che egli se ne accorga, nel suo pensiero e nel suo linguaggio scientifico e lo rende poco chiaro sia scientificamente che filosoficamente (Karl Jaspers -Psicopatologia generale - Il pensiero scientifico editore, pag. 818).

La scienza, quando è autentica, nei suoi postulati è universalmente valida e critica allo stesso tempo, perché sa quello che sa e quello che non sa (Karl Jaspers - Psicopatologia generale - Il pensiero scientifico editore - pag. 843).

 

     La particolare forma del titolo di questo saggio vuole non solo rimarcare la nostra ammirazione per il pensiero di questo grande filosofo-psichiatra, ma intende anche ricordare simbolicamente il concetto fondamentale della filosofia jaspersiana: l' Umgreifende. Tale termine possiamo tradurlo con l' Abbracciante. Esso è  l' Essere, ma un essere "non chiuso che ci trascina da ogni parte verso l'illimitato", e questo nonostante di volta in volta ci si presenti qualcosa di nuovo con pretese di essere determinato. Questo essere abbracciante non si rende mai visibile, anche se  da esso sorgono tutti i nuovi orizzonti. Esso non diventa mai oggetto, per cui non sarà mai conoscibile. "Noi come indagatori di noi stessi ci muoviamo nell' Abbracciante che noi siamo, in modo da farci oggetto in nostro stesso esserci, operiamo su di esso, trattiamo con esso, ma al tempo stesso questo ci fa capire che noi  non ce ne impadroniamo mai, fuori del caso in cui, come incomprensibile, lo dissolviamo totalmente"( Karl Jaspers - La filosofia dell'esistenza - Laterza, pag. 23).

Jaspers, in La fede filosofica - ed. Raffaello Cortina, dà una definizione dell'Umgreifende: "L'essere che non è solo soggetto, né solo oggetto, ma che nella scissione soggetto-oggetto si trova da entrambe le parti, noi lo chiamiamo Umgreifende. L' Umgreifende che non può mai assumere la forma adeguata dell'oggetto, è la sorgente da cui il filosofare trae origine e il fine a cui tende" (pag. 69 op. appena citata). Ecco perché il nostro pensatore può anche dire che noi come indagatori di noi stessi ci muoviamo nell'Abbracciante che noi siamo. Insomma, la nostra vera essenza è l'Abbracciante, e quando la cerchiamo mettiamo in atto il disperato tentativo di oggettivarla per poterla studiare con i metodi della scienza. Ma ciò è impossibile, perché è come pretendere di sollevare se stessi tirandosi per i lacci delle scarpe. In La fede filosofica (ed. Raffaele Cortina, pag. 202) Jaspers ci precisa come "Si filosofa a partire dall' Umgreifende. L'antifilosofia si colloca sempre sul terreno solido di una reltà oggettiva e particolare che essa sceglie a piacere. Dall'equilibrio sempre instabile, che è proprio del filosofare vivente,  l'antifilosofia cade nella piatta stabilità della conoscenza intellettuale immediata, oppure svanisce nell'indeterminatezza di ciò che si dissolve".  Insomma, il nostro filosofo ribadisce a chiare lettere che oggettivazione dell'inifinito e intellettualizzazione di qualcosa che non è possibile nemmeno concepire, danno vita solo ad antifilosofia, a qualche cosa che non è più amore per la verità, ma il suo contrario. L' Umgreifende deve essere non solo punto di partenza del filosofare, ma anche meta di esso.

Questo Abbracciante ricorda molto la Coscienza-una che si manifesta in ogni ente, così come è vista dal Vedanta. Ma i limiti di questo  breve saggio ci impediscono di approfondire tale spunto di riflessione. Abbiamo richiamato il concetto dell' Umgreifende solo per dar modo a chi ci legge di poter meglio comprendere Psicopatologia generale, che risulta essere opera psichiatrica e filosofica allo stesso tempo. Nel suo importante libro Nietzsche - introduzione alla comprensione del suo filosofare, ed. Mursia, Jaspers sottolinea la sua ammirazione per questo grande pensatore, ricordandoci come egli considerasse la sua filosofia vita vissuta e non teorica. L'opera filosofica di Nietzsche è  la sua vita, è il suo pensare vivo. Solo la totalità dell'essere di un individuo poteva dar vita ad una montagna altissima di pensieri (spesso contrastanti) che vibrano di una intensità filosofica per tutto il corso della sua esistenza. Il suo amore per la verità lo portava dapprima a far tabula rasa di tutto il pensiero passato (e non certo perché non considerasse la grandezza dei pensatori che lo precedettero), e poi a scavare nella miniera della sua interiorità, della sua vita fisica e psichica, nella vita della collettività, e soprattutto dando libero sfogo ad una sorgente intuitiva che nessun altro filosofo ha mai posseduto. Il medico psichiatra Jaspers ha fatto suo tutto questo, lasciando che tutta la sua vita diventasse mezzo di espressione dell' Umgreifende: egli, tutto quello che farà e dirà, lo considererà come frutto dello spirito e manifestazione dell'Abbracciante, ritenendo ogni nuova scoperta scientifica solamente come uno spostamento orizzontale di questa Fonte e di questo Fine. La scienza non deve creare dogmi, adagiandosi sull'ultima scoperta o sull'ultima teoria, se no crea una setta capace anche di secolarizzare le religioni. E' ciò che è accaduto con alcuni grandi pensatori, a cui va il merito di avere interpretato un momento storico particolare, ma a cui va anche imputata la creazione di "chiese" mondane. Non vogliamo affatto sottolineare l'aspetto politico del pensiero di Marx, né l'aspetto nichilistico di quello di Freud, ma Jaspers, in Piccola scuola del pensiero filosofico (ed. Se, pag.97), sottolineando l'antifilosofia dei due ci dice chiaramente: "Soprattutto due grandi pensatori, Marx per la sociologia e Freud per la psicologia, hanno con straordinaria forza d'osservazione e capacità di costruzione dato vita, accanto a conoscenze reali, a una serie di intuizioni sull'uomo false e rovinose. Erano uomini mossi dall'odio, che seppero risvegliare, simili a profeti, una fede. Li seguirono uomini che, estraniati dalla chiesa, non avevano ancora raggiunto la filosofia. Il fatto che come scienziati abbiano anche apportato conoscenze scientifiche autentiche, a maggior ragione ha conferito prestigio, agli occhi della superstizione scientifica, alla loro pseudo scientifica profezia" (sottolineatura nostra). Questo brano non è da sottovalutare, perché accanto a ciò che le parole dicono sta anche quanto esse non dicono. Jaspers sta "parlando" dell' Amore. Quando ci addentreremo nella sua Psicopatologia ci renderemo conto di quanta importanza debba avere per un psicopatologo amare l'ammalato, rispettarlo, sentirne la sofferenza con un'empatia totale, e quindi lottare con tutte le forze per capire il perché della malattia e cercare la via della guarigione, senza creare quella asimmetria tanto cara a molti scienziati e medici, che vedono nei comuni mortali o nei malati di mente degli esseri inferiori ed in loro stessi il guru, il guaritore-mago, il genio insuperabile e inarrivabile. La modestia del medico deve essere assoluta.

 

Karl Theodor Jaspers nasce a Oldenburg il 23 Febbraio del 1883 e Muore  a Basilea il 26 Febbraio 1969.

 

     Psicopatologia è un libro per specialisti (psichiatri, psicologi, medici in genere) e per tutti. Un attento lettore non può fare a meno di notare, fin dalle prime pagine dell'introduzione, le doti che sono proprie di questo formidabile pensatore: chiarezza, buonsenso, semplicità, modestia, senso critico, amore per il prossimo, pazienza, natura filosofica. Qualità che ogni psichiatra dovrebbe possedere per dar vita a quella "dolcezza psichiatrica" indispensabile per una vera cura. Tutte queste virtù devono certo essere mal viste oggi in un mondo dominato e guidato (ahinoi!) da imbecilli disarmonici. Sappiamo tutti che l' Imbecillità disarmonica è un disturbo dell'intelligenza e quindi un tipo di demenza. Coloro che ne soffrono "hanno di sé una incorregibile sopravvalutazione e una completa mancanza di autocritica. Per questo impulso a farsi valere, per il bisogno di fare impressione, per queste idiozie da salotto, parlando dànno libero corso a tutte le associazioni che sorgono in loro. Sembra di essere di fronte ad una fuga di idee; ma non è una vera fuga di idee, è solo una ricca catena di trovate comprensibili, che procedono secondo il filo conduttore del linguaggio e di una memoria meccanica. Invece di sviluppare delle idee, espongono il loro sapere in modo caotico, invece di manifestare una opinione e di prendere posizione, mostrano una magniloquenza spiritosa. Le parole e non il pensiero, hanno la direzione del discorso.  Ad un pensiero cosciente del fine, si sostituisce una specie di voluttà per lo spirito che suppongono di possedere, e che però riproduce soltanto, in modo testuale, ciò che hanno letto…" (Psicopatologia, pag. 237. Grassetto nostro).

Leggendo quest'opera appare chiaro come il pensiero di Jaspers si muova attorno ad una cornice filosofica che conferisce al tutto la vitalità propria di un discorso sorretto da precise e tuttavia non rigide idee di base. Nella parte sesta, a proposito di psichiatria e filosofia, Jaspers dice chiaro e tondo che se ci si lascia sopraffare da una filosofia di cui non si è coscienti, il pensiero dell'uomo di scienza cade in confusione. Il pensiero filosofico-psichiatrico da cui è mosso il Nostro ha dei capisaldi semplici e al tempo stesso profondi: 1) l' Essere stesso non può essere afferrato in alcuna oggettività perché è l' Omnicomprensivo privo di oggettività; 2) La scienza si muove nell'ambito dell'oggettivo, la filosofia non considera i pensieri oggettivi come tali: essi, trascendendo scoprono l' Omnicomprensivo. 3) L' Omnicomprensivo o è l'omnicomprensivo che noi siamo (come esistenza concreta, coscienza in generale, spirito, e come ragione ed esistenza assoluta) oppure è l'omnicomprensivo che è l'essere nel tutto (mondo e Dio) (op. cit. pag. 822). 4) Le scienze, con le loro scoperte, ci portano fino al trampolino delle idee trascendentali, ma esse tendono anche a nascondere l'essere stesso. 5) La conoscenza inverte il pensiero filosofico in un presunto sapere oggettivo di qualcosa.

     La prima edizione di questo libro ha visto la luce ad Heidelberg nell'Aprile del 1913, l'ultima edizione con prefazione dell'autore ha visto la luce a Basilea nel Maggio del 1959. Noi abbiamo consultato la quinta ristampa del Maggio 2000.

Al centro di questa grande opera, che per noi riveste non solo carattere scientifico ma anche filosofico e umanistico, c'è l'ammalato. Jaspers lo pone al centro di una virtuale circonferenza, i cui punti rappresentano le innumerevoli prospettive delle varie scuole che si occupano della materia. Ma il punto di vista più importante è quello che sulla circonferenza si precipita dallo spazio che sta oltre e che la abbraccia: l' Umgreifende. Il primo paragrafo dell'introduzione autorizza ciò che noi abbiamo immaginato con l'esempio del cerchio: "Nella sua professione lo psichiatra ha sempre a che fare con l'individuo nella sua totalità" (pag. 1 op. cit.). Da quanto finora è stato sottolineato, l'uomo nella sua totalità va oltre la sua materialità e la sua psiche, poiché esso è anche esistenza assoluta, l'Omnicomprensivo, coscienza in generale, ecc. Ponendo la questione in questi termini, appare chiaro come una conoscenza definitiva dell'uomo non sarà mai possibile averla. E questo dovrebbe fin da subito far abbassare le penne a tutti quei ricercatori che convinti di avere raggiunto la verità ultima sulla psiche dell'uomo e sull'uomo in generale, hanno fatto della loro scuola una religione, e delle loro teorie un dogma. Ma non solo. Poiché il corpo e l'anima formano un'  "unità indissolubile", Jaspers propone l'approccio olistico. Però è opportuno porsi fin dall'inizio alcune domande relativamente all'anima, alla coscienza, all'inconscio, e darsi alcune risposte: l'anima è un infinito Omnicomprensivo (Umgreifende); l'anima è coscienza, è l'essere nel suo mondo; essa non è uno stato definitivo, ma divenire, evolversi, svilupparsi. Ecco dunque un altro punto importantissimo: il dinamismo dell'anima. Ed ecco chiudersi il cerchio: l'anima non può divenire oggetto, perché essa rimane Umgreifende, l'Omnicomprensivo, nulla di compiuto e definitivo. Essa come coscienza individuale è una parte della Coscienza Generale. E qui ci sembra di navigare ancora nei mari del Vedanta. Lo psicopatologo non deve avere una visione fredda, se no gli sfugge l'essenziale: "lo psicopatologo che vede in modo reale è un'anima vibrante, che controlla costantemente l'esperienza, elevandola ad una costruzione razionale" (Op; cit. pag. 24) Solo così è possibile trasformare un'intuizione in un pensiero articolato. La cosa importante è non dimenticare mai di avere riguardo alla totalità, perché quando il tutto viene trascurato, nella conoscenza del particolare si cade in errore.

Come si vede, fin dal principio l'uomo nonostante le moltissime conoscenze che la scienza ha acquisito su di lui, rimane un essere inconoscibile nella sua totalità. "L'uomo è sempre più di quanto si possa conoscere su di lui" (Id. pag. 49). Quando poi esso è affetto da una malattia mentale può diventare un mistero, perché il contatto psichico fra l'ammalato e la cosiddetta persona sana di mente è interrotto: la partecipazione affettiva viene a mancare, e l'anima del sano si impone su quella del malato che non riesce più a difendersi da tale "prepotenza", ed attraverso il cosiddetto "transitivismo" (Wernicke) spesso l'ammalato ritiene malato di mente l'individuo sano.

     A questo punto è doveroso fare una precisazione. Non essendo noi psichiatri, considerata la delicatezza della materia, al fine di non incorrere in madornali errori di interpretazione, staremo lontani da tutti i casi di patologia riportati nell'opera, a meno che essi non diano spazio a considerazioni diverse e "generiche". Il nostro saggio non è certo diretto a lettori addetti ai lavori, ma a tutti coloro che cercano semi di saggezza in ogni campo del sapere umano, oltre che a tutte quelle persone che, non avendo né il tempo necessario per la lettura di simili corpose opere, né la facoltà economica di acquistarle, possono arricchirsi culturalmente con poco tempo e zero spesa. Lo ripetiamo ancora una volta: i nostri saggi mirano solo a divulgare il pensiero di grandi pensatori e mistici di ogni tempo e di ogni nazionalità. Essi vogliono solo invitare i visitatori dei nostri siti alla lettura delle grandi opere dell'uomo, ed alla salvaguardia, attraverso il pensiero dei grandi, di tutti quei valori  che contribuiscono al benessere dei popoli ed al viver civile. Jaspers lo riteniamo uno di essi. Egli è uno di quei pensatori che cerca un "punto d'appoggio nell'infinito" (Giuseppe Cantillo, in Introduzione a Jaspers - Laterza pag. 48), che non si accontenta di comprendere la vita con il solo razionale. E questa sua filosofia riversa nella professione che svolge, non trascurando nessuno degli approcci possibili al fine di comprendere la malattia e guarire il malato. In sostanza, Jaspers attraverso la filosofia e la psichiatria non voleva conseguire "la soddisfazione che può assicurare la conoscenza positiva delle cose del mondo", "nel filosofare si deve cercare ed esigere quel pensare che trasforma la mia coscienza dell'essere" (da Filosofia I, citato da Cantillo pag. 61). L'esser-ci va rimesso in gioco continuamente attraverso un' autoriflessione infinita che lo spinga verso quel fondamento di sé, quell'originario che mai può essere compiuto. Cosicché questo trascendimento verso l'originario si concretizzi in una costante aspirazione ad esso, in un desiderio, dice Jaspers, "che continuamente si ripropone, oltre ogni scacco". Tutto ciò realizza la pienezza temporale del presente: si è in un qui ed ora dilatato sì nel presente e nel futuro, ma che non si risolve in essi. Il Nostro non lo dice apertamente, ma fa capire che il suo rapporto con il malato mentale, così come ogni altro rapporto con ogni essere vivente, altro non sia che occasione per un comune trascendimento, per una completa realizzazione della pienezza temporale, per una trasformazione della coscienza dell'essere. Detto questo, torniamo al tema.

E' interessante notare come alcune anomalie della percezione o alcune malattie (epilessia) possano essere fondamentali per la creatività di particolari personalità artistiche. Pensiamo per esempio a Kandinsky e Dostoevskij. Il primo riferisce: "alcune delle mie allucinazioni erano relativamente pallide e indistinte Altre invece brillavano in tutti i colori come oggetti reali e li coprivano interamente. Per tutta una settimana lo vedevo su una stessa parete, rivestita da una carta liscia di colore unito, una serie di affreschi, di paesaggi, di vedute di spiagge, talvolta ritratti, in grandi e strane cornici dorate" (Psicopatologia, pag. 78). Dostoevskij ha invece descritto le sue esperienze di "aure epilettiche": "Ed io sentii che il cielo si abbassava sulla terra e mi stava divorando. Io percepivo Dio come una verità sublime, profonda e mi sentivo  penetrato da Lui… Io non immaginavo che meraviglioso sentimento di delizia penetra l'epilettico un secondo prima dell'attacco. Io non so se questa delizia dura secondi, ore, ma, credetemi, non vorrei cambiarla con tutte le gioie della vita… Esiste un secondo nel quale sentite improvvisamente l'armonia una ed eterna, che riempie tutta l'esistenza… In questi cinque secondi vivo un'intera vita e per essa darei anche la mia vita… Perché tutta l'evoluzione, se la meta è già raggiunta?". Tutti conosciamo i capolavori cui hanno dato vita questi due grandi artisti, ognuno nel loro campo, ma la cosa da sottolineare è come perfino una malattia importante come l'epilessia possa spalancare una porta sull' Ignoto.

Altro fatto importante da rimarcare è come  certi tipi di malati mentali si sentano strappati dal mondo: "io sono come se non fossi", "io non sono" ,"io sono morto", "io mi sento come l'assoluto nulla". Questo tipo di individuo non sente più il proprio esistere, e per lui non ha più alcun senso il "cogito, ergo sum" cartesiano. Ma anche individui normali e sani potrebbero (anche se non  lo faranno mai) affermare di essere da qualche altra parte. Ci riferiamo a tutte quelle persone di scienza che credono di essere chissà chi, per il solo fatto di sapere qualche teoria. Per Jaspers, decisivo non  è il sapere, ma quello che esso significa per colui che sa, cioè il modo con cui lo ha acquisito e quindi l'effetto che il sapere ha su di lui. E qui il Nostro conia il concetto di Sapere fondamentale, cioè quello nel quale l'individuo stesso è presente, dal quale è condizionato ogni sapere determinato, oppure il sapere che è presupposto di ogni altro sapere. Esso si chiama anche l' a priori (Pag. 358 op. cit.). "E' costituito di intuizioni e di immagini, più che di concetti; è la coscienza della realtà di fronte al semplice esistere. Come è il sapere fondamentale di un individuo, così egli sarà" (id. 383).

Jaspers dedica a Freud e alla sua teoria psicanalitica diverse pagine di questa sua opera. Ne sottolinea aspetti positivi, ma soprattutto si sofferma su quelli negativi. "La psicanalisi di Freud è in primo luogo una mescolanza confusa di teorie psicologiche. In secondo luogo un movimento di fede o una visione del mondo, che divenne elemento di vita per alcuni uomini. In terzo luogo una psicologia della comprensione…. Come fenomeno storico culturale la psicanalisi è una forma di  psicologia popolare. Ciò che nelle sfere più alte della vera storia dello spirito fecero Kierkegaard e Nietzsche, qui nelle pianure è ripetuto ingrandito e rovesciato, al basso livello della mediocrità e della civilizzazione delle grandi città. Di fronte alla vera psicologia essa è un fenomeno di massa, e di conseguenza si offre in una letteratura di massa… (pag. 389 op. cit. - il grassetto è nostro). Freud, aggiunge Jaspers, ha prodotto un mito psicologico-razionalista, ed in un periodo come il nostro carente di fede, i suoi modi di pensare possono avere un fascino. "In parte Freud riporta dettagliatamente alcune teorie di Nietzsche" egli " mostra una estrema mancanza di spiritualità… Non si atteggia mai a profeta, eppure ha effettivamente suscitato un interesse universale. La  libertà dai legami senza il pathos di nuovi legami, concessioni, scetticismo e rassegnazione: questa è la visione del mondo di molti neurotici, di gaudenti estetici, di fanatici e di persone che voglione ottenere il sopravvento psicologico".  Soprattutto quest'ultimo brano da noi sottolineato ci ha lasciato molto perplessi e pieni di interrogativi: è la scuola freudiana che vuole ottenere il sopravvento psicologico? Si riferisce a Freud, quando parla di fanatici, gaudenti estetici, ecc. ? Jaspers sottolinea ancora come il suo movimento "con il suo modo di fondarsi sul raggruppamento, e il suo anatema contro gli allievi infedeli, ha preso senz'altro la forma di una setta. Il freudinesimo è diventato un movimento di fede - sotto vesti scientifiche". Da qui, a diventare surrogato di religione, la setta ci mette un secondo, mentre la teoria diventa dottrina di salvezza, e la terapia diviene redenzione. Lo sbocco non può che essere il nichilismo, il fanatismo, lo scetticismo.

Jaspers, in questa sua monumentale opera, si accosta alla psiche da ogni possibile prospettiva. Per far ciò deve approfondire una miriade di temi: coscienza, sentimenti, stati d'animo, attenzione, sonno, sogno, ipnosi, memoria, linguaggio, pensiero, giudizio, intelligenza, disturbi somatici e malattie mentali di ogni genere, mimica, fisiognomica, arte, autoriflessione, ereditarietà, genetica, statistica, filosofia, ecc. Si occupa anche, e molto brevemente, di suggestione (pag. 406 e seg. Op. cit.).  Essendo il nostro momento storico ricchissimo di mezzi di suggestione, vogliamo approfondire il tema. "Nel senso più vasto ci dice Jaspers - appartengono ai fenomeni suggestivi le imitazioni involontarie… L'individuo perde nella folla la padronanza di se stesso. Non perché si entusiasmi da sé, ma perché la folla lo contagia, così si propagano le passioni; le mode e le usanze hanno la loro origine in questa imitazione… Noi giudichiamo, valutiamo, prendiamo posizione, riprendendo semplicemente, contro la volontà e sensa saperlo, i giudizi e le valutazioni di altri. Non abbiamo affatto valutato, giudicato,  preso posizione da noi, e tuttavia abbiamo il sentimento della presa di posizione personale. Questa adozione dei giudizi altrui senza un giudizio proprio, si chiama suggestione del giudizio… Ma le suggestioni possono essere anche intenzionali".

Il contagio psichico non è da prendere alla leggera. La storia ci insegna come interi popoli possano essere contagiati e soggiogati da un'idea, e come per essa si sia disposti pure a scatenare guerre incomprensibili e a seminare morte e distruzione. C'è un modo per scoprire se un'idea è malefica o benefica: se crea odio, è malefica; se crea amore è benefica. Quando l'uomo è in preda all'odio la sua mente è alterata, malata, confusa, vede in una sola direzione e trasforma in nemico uno che la pensa in modo diverso. Se esiste una legge e la si rispetta, possono tuttalpiù nascere interpretazioni diverse, la disputa non deve mai sfociare in guerra senza quartiere. Oggi, purtroppo, certi gruppi molto ideologizzati hanno contagiato intere masse di giovani con la più assurda delle idee: chi non la pensa come me è un nemico. Al fine di eliminare ogni residuo di ragione, organizzano gruppi cementati dalla sola passione (per l'idea decantata ad ogni ora), dai sentimenti, dal vestiario, da bandiere più o meno colorate, da un particolare linguaggio, e da tutto ciò che per sopravvivere non ha certo bisogno del senso critico. Quando osserviamo simili gruppi ci sembra di stare davanti a branchi di animali spaventati che si muovono di qua e di là a seconda di come si muove la testa del branco. Ma c'è ancora un altro modo per smascherare organizzazioni plagianti: quando un gruppo qualunque assume i contorni della setta (possiede la verità al 100%, chi non la pensa allo stesso modo è un nemico da combattere ed eliminare, da odiare), il contagio è negativo: stanno cercando di annullare la vostra capacità critica. L'anima dell'uomo è senza limitie deve poter andar oltre ogni orizzonte che vuole contenerla. Decidere di non più pensare perché il pensiero definitivo e assoluto è stato proclamato da qualche guru della politica, dell'economia, della finanza, della religione o di qualsiasi altro campo della società umana, equivale a mettere i tappi a tutti i sensi fisici e psichici. E' stupido imitare. E' poco intelligente perdere la padronanza di sé. Gli esempi da seguire, quelli buoni (quelli che producono bene e amore), ci devono essere, ma pure quelli vanno vagliati, soppesati, visti da ogni possibile angolazione, affinché si possa migliorarli. La padronanza di sé testimonia vitalità dell'anima; l'imitazione cieca, indica solo un'anima schiavizzata da qualche furbetto o gruppo di furbetti. I mezzi di comunicazione d'oggi sono i peggiori untori che ci possano essere. Sono cassa di risonanza irresistibile. Se una sciocchezza viene detta in tv dal primo deficiente che capita dalle  parti di uno studio televisivo, ebbene, essa diventa una verità rivelata, un esempio da seguire. E così per giornali, libri, cinema, teatro, e via dicendo. Certo non possiamo fare d'ogni erba un fascio, ma nel giardino dei Media, le piante curative sono davvero poche, essendo la maggior parte infestanti. Ricordiamo dunque di mantenere sempre il controllo di noi stessi, di essere critici verso noi stessi e verso gli altri, di cercare di comprendere per dopo fare le dovute scelte. Comprare a scatola chiusa è da folli: prima di imboccare una strada, bisogna sapere dove essa conduce. Che l'anima voglia superare i propri limiti del momento, è giusto, ma che per farlo debba rinunciare a se stessa è assurdo. Non vi può essere miglioramento della condizione psichica di una persona, se per tale miglioramento viene richiesta la svendita della stessa psiche. Usiamo la nostra testa fino al punto in cui un pensiero altrui non ci convinca al 100% del nostro errore. E dopo essere stati convinti, programmiamo un periodo di verifica sperimentale. Torniamo al buon senso. Così come evitiamo il contagio di un'influenza coprendo e tutelando il corpo, evitiamo il contagio dell'anima (della psiche) difendendola col soprabito del buon senso, della ragione, del retto pensare ed agire. Spingiamo il nostro pensiero fino alle porte dell'intuizione, e forse, con un po' di "fortuna" possiamo ascoltare la Voce della SAPIENZA. Si sono inventata la morte di Dio, per tappare l'orecchio e l'occhio interiori di ciascuno di noi, e per prendere il posto dell'Assoluto: loro dicono la verità una volta per tutte: non occorre più pensare e meditare, tutto è stato detto definitivamente. Che ciò avvenga non è cosa dell'altro mondo: i distruttori ci sono sempre stati e sempre ci saranno. La cosa assurda è che sia stato dato credito a costoro, senza nemmeno provare a fermarsi lì un attimo, fare silenzio fuori e dentro di sé, e rimanere in ascolto. Dio non ha mai smesso di parlare, non si è mai fermato un solo attimo, perché è quella Vita che regge ogni cosa da sempre e per sempre. La forma, l'ente, la cosa che noi siamo fisicamente è solo un'opportunità per una sua manifestazione: l'ESSERE E' a prescindere dalla forma. Questa è solo un suo canto.

      Nella sua opera Jaspers non fa che ripetere questo concetto: siate vigili e critici con voi stessi e con gli altri; siate costruttivi, modesti, e abbiate buon senso; accogliete quanto c'è di buono in ogni teoria, in ogni cosa, ed abbiate il massimo rispetto per il malato, che mai va considerato "oggetto". Noi siamo quelli che siamo, col nostro carattere ed il nostro modo di essere, perché ci siamo prodotti nel tempo: "il carattere  con i suoi motivi storicamente dati - dice Jaspers - è il prodursi dell'uomo nel tempo" (pag. 464 op. cit.) Sono state le nostre scelte, il modo con cui abbiamo vissuto le situazioni e le occasioni, il modo con cui abbiamo affrontato i nostri compiti, che ha prodotto il nostro carattere. Noi, caratterialmente, siamo una nostra produzione. O almeno così dovrebbe essere, se riusciamo a mantenere la padronanza di noi stessi. Facciamoci suggestionare solo dal vero, dal buono dal bello, dal santo, dal giusto. L'errore è una "malattia", ed ognuno di noi, per vincerlo, deve farsi medico di se stesso. Per sconfiggere la malattia, però, occorre tener presente una cosa fondamentale: l'impegno deve essere totale. V. Weizsacker (citato dal Nostro a pag. 856 dell'opera in oggetto) dice: "Solo quando nel medico la natura viene toccata, attaccata, eccitata, spaventata, scossa dalla malattia, solo quando la malattia gli è trasmessa e prosegue in lui, e attraverso la sua coscienza è riferita a se stesso, solo allora, e solo fin dove questo riesce, egli può vincerla".   Qui si parla del rapporto medico ammalato, ma la cosa può anche essere riferita a se stessi, ed allora, all'empatia totale qui richiesta deve subentrare la totale comprensione di se stessi, al netto di ogni inutile condanna. Comprendere se stessi prima, e perdonarsi dopo, per andare avanti. Oggi molti giovani sembrano orientati ad investire solamente in errori, perché plagiati da falsi maestri. Vivendo l'assurda condizione del rivoluzionario permanente, essi distruggono tutto ciò che è passato, senza provare ad innestare in esso il nuovo. Ma la conoscenza non può procedere così: non è possibile creare il nuovo per il solo fatto di distruggere il vecchio: "Volere il nuovo per il nuovo, per l'originalità, generalmente è sterile. Il nuovo è come donato all'improvviso a chi lavora con tenacia, mentre osserva con spontaneità ciò che gli accade e vi riflette costantemente"  (id. pag. 907 op. cit.). Il nuovo non sono le macerie della vecchia costruzione, ma una nuova costruzione tirata su con idee, lavoro. Essa deve essere frutto maturo della nostra esistenza.

      Siamo alla conclusione. Certo, un piccolo saggio sulla psicopatologia in cui non si parla di patologie risulta essere un po' strano, ma Psicopatologia generale di Jaspers ci permette di far questo, perché opera di un filosofo-medico che ha dedicato la vita alla conoscenza dell'uomo e della Verità. Grazie, Missale Natale.

 

Testi consultati e consigliati:

-          Jaspers -Psicopatologia generale - ed. Il pensiero scientifico;

-              "       - La filosofia dell'esistenza - ed. Laterza;

-              "       - La fede filosofica - ed. Raffaello Cortina;

-              "       - Piccola scuola del pensiero filosofico - ed. Se;

-              "       - La questione della colpa - ed. Raffaello Cortina;

-              "       - Scritti psicopatologici - a cura di Stefania Achella e Anna Donise - ed. Guida;

-              "       - Nietzsche, introduzione alla comprensione del suo filosofare - ed Mursia;

-          Giuseppe Cantillo - Introduzione a Jaspers - Laterza;

-          Umberto Galimberti - Il tramonto dell'occidente, nella lettura di Heidegger e Jaspers - Feltrinelli.

 



Indietro