Riflessioni di Giorgio Rollo
sul “Tao Te Ching”
Aforisma Undicesimo

 

“Convergono nel mozzo della ruota
trenta raggi ed è proprio dal suo vuoto
che il carro è dipendente nel suo uso”

 

In matematica esiste il positivo ed il negativo, in forma simbolica esiste il segno del più e quello del meno. Tutta la creazione è opera delle due forze primordiali quella del Caos e quella del Cosmos.
C'è una impercettibile differenza tra il Caos ed il Cosmos che li rende diversi. Poiché il Caos racchiude in se il Cosmos, come d'altro canto il Cosmos può involvere nel Caos. E' l'impercettibile Soffio della Ragione Divina che ne fa la differenza.
Si parla di trenta raggi dove il numero trenta è visto come un numero di perfezione nell'ambito del cerchio. Poiché in passato tutto veniva costruito con il criterio delle corrispondenze: com'è nel macrocosmo cosi è nel microcosmo, scienza che con il passare di secoli è andata perduta, per cui assistiamo a degli ibridismi nelle attuali creazioni umane, situazioni ibride che determinano a lungo andare la frattura del Cosmos, ad opera della volontà umana non soggiacente ad un Principio Superiore.

 

“Se da un pugno d'argilla cavi un vaso,
è dal vuoto che ricavi l'utile;
senza porte e finestre, senza vuoto,
anche una casa resta inabitabile”.

 

La contrapposizione tra le forze positive (pieno) e negativo (vuoto) è salutare per l'equilibrio del sistema in divenire. E' necessaria sia la corruzione fisica come la crescita fisica, entrambe sono necessarie e complementari. Mentre nell'ordine minerale, vegetale ed animale tutto segue questa legge immutabile delle contrapposizioni, nel modo umano questo rapporto si rompe. Perché l'uomo può nobilitarsi spiritualmente passando di perfezione in perfezione, come imbestialirsi passando da imperfezione ad una imperfezione maggiore. Pertanto quando si parla della categoria umana non si può solo riferirsi al regno delle contrapposizioni. In natura le contrapposizioni sono salutari e fanno parte del normale funzionamento della sua struttura, nel regno umano questo non avviene sempre.
L'Apostolo delle genti dice: “Del resto, noi sappiamo che tutto concorre al bene, per quelli che amano Dio...”(Rom.8,28). Si deve intendere in questo caso che anche il male concorre al bene. In quanto la persona che ama Dio pur compiendo temporaneamente il male conserva sempre un anelito verso la perfezione e la redenzione. Ciò non avviene invece in colui che non ha questo desiderio e dunque si assiste alla fine alla sua disgregazione e al suo svanire(Sal.73,20).

 

 “Dà il vuoto d'essere l'uso dell'essere”.

 

Secondo Dionigi l'Areopagita, Dio si conosce apofaticamente: ovvero escludendo continuamente gli attributi riferentesi alla divinità si giunge ad un non essere essendo.


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