Un sogno del 28 Giugno del 2001 di CRISTIANO


C’e’ una montagna con un sentiero ripidissimo per andarci su ,la strada si perde di vista ad ogni curva; e sulla sinistra della strada ci saranno almeno tre metri di neve . C’e’ varia gente che va su’ , qualcuno usando piccole auto altri  camion ; ma c’e’ anche gente che sale a piedi , quest’ultimi , scesi dalle auto , probabilmente per non appesantirle (lo spirito che si respira e’ che ognuno vuole arrivare su’, pero’ fa ‘ anche in modo di aiutare gli altri a fare lo stesso o perlomeno  fa in modo di non intralciarli) e per questo sicuramente che alcuni proseguono a piedi .  Strano , non ci sono mezzi abbandonati . Io ho un camion che mi precede e perdo tempo a pensare che non c’e’ la fara’, mentre immancabilmente sale .
Dopo ogni curva scendo dalla macchina e salgo un poco a piedi , forse per assicurarmi della compattezza del terreno; finche’ senza accorgermene, faccio molta strada a piedi (sempre in 
su’ ).
Poi vengo preso dalla smania che debbo recuperare l’auto che avevo parcheggiato al lato della strada ( l’auto e’ piccola ) .
Mi viene da pensare che forse perdero’ troppo tempo per recuperare l’auto e che mi converrebbe proseguire a piedi ……. Invece , ‘’DECIDO’’ di ritornare all’auto .
Inciampo e volo in giu’ e mi fermo quasi planando su un pianoro che e’ anche l’entrata di una grotta .Dal di fuori ( non so’ perche’ ) si ha una chiara visione di quello che c’e’ dentro . E’ piena di roba di ‘’VALORE’’ accatastata in ordine .
Questa roba di valore ….. , e’ forse il bottino di qualche banda di ladri ; e forse quella grotta e’ il loro nascondiglio ?
Entro ( purtroppo ) ed esploro il posto , trovo una porta di metallo; ( strano per entrare non c’era porta anche se l’ingresso era ben nascosto ) .
La porta non e’ chiusa ma solo accostata . C’e’ uno spioncino che mi permette di guardare oltre la porta ; sbircio …. Nessuno . Levo il fermo che la  teneva accostata e continuo in questa esplorazione ; poi sento delle voci ….. mi nascondo .
Sono due e mi viene da pensare che sono sicuramente dei banditi. Parlano tra di loro mentre io,  nel tentativo di allontanarmi da loro, imbocco un cunicolo che sbuca in un officina adiacente alla grotta : quest’officina da’ su un villaggio ai piedi della montagna .
Il villaggio e’ semplice e non c’e’ neve , ma una pioggerellina mista a neve .
Entro in una casa che mi risulta familiare . Ci sono altre persone che qui cucinano ( cose fritte ) ed alcune altre che invece , piangono ( sono in lutto ) ma non so perche’ o per chi .
Penso che vorrei tornare sulla via che conduce in cima alla montagna ; c’e’ uno dei prima presenti nella casa che mi parla , dicendomi qualcosa circa la bellezza del tempo ( forse piove misto a neve ) . C’e’ neve nell’aria ma non per terra .
Mi allontano senza dire niente e mi accorgo di essere in mutande e maglietta ( questo non desta stupore in chi incontro ) e che questi miei indumenti mi si sono attaccati addosso , visto che piove .

ED IL VIAGGIO RIINIZIA .

Grazie  Cristiano O.G.

 


Commento al sogno 1  di Cristiano  28/06/01

Montagna= desiderio di innalzamento spirituale; strada in salita, sentiero ripidissimo= difficolta’ a realizzare le proprie aspirazioni; la strada si perde di vista ecc. = paura di perdere la concentrazione sulla meta; salire a piedi, in auto o col camion=  riconoscimento di potenzialita’ diverse; non ci sono mezzi abbandonati= i mezzi sono parte integrante del viaggiatore e non possono essere abbandonati, e se qualcuno, come il sognatore, abbandona il suo “mezzo” perche’ giudicato piccolo, insufficiente  dovra’ tornare a prenderlo  e ricominciare il viaggio in altro “modo”.
L’altro modo e’ la discesa nella grotta (visita interiora terrae ecc): qui c’e’ un ricco bottino (preziose energie accumulate) ma ci sono a guardia due banditi, due ladri= due “vizi” che non permettono il recupero delle ricchezze, anche se la porta e’ accessibile...lasciata la possibilita’ di recuperare quelle energie il sognatore passa in una “officina” = lab-oratorio, luogo di lavoro, dove dovrebbe fermarsi per imparare il “mestiere”, ma il sognatore prosegue e ritorna a “casa”= luogo delle cose note: e’ di nuovo ai piedi della montagna, di nuovo desidera salire. Pioggia e neve= buone aspirazioni fecondanti. Il sognatore entra in casa: ancora un tentativo di interiorizzare, meno violento di quello di entrare nella grotta, qui alcune persone cucinano cose fritte = i soliti problemi, le solite difficolta’, i soliti cibi, pesanti e gia’ conosciuti; alcuni piangono: ma il sognatore non sa “perche’ o per chi” =non conosce le possibilita’ perdute...allora si allontana da questo “vissuto”,  noto solo in parte e sofferto per tornare a salire sulla montagna della crescita spirituale... Ancora “pioggia mista a neve”= ancora buone aspirazioni, ma non arrivano a terra, la “fecondazione” non e’ ancora possibile.
Infine il sognatore “si vede”:e’ in mutande e maglietta, la pioggia gli ha attaccato addosso l’abito essenziale, non e’ il vestito del Principe, ma e’ l’acquisizione di “buone abitudini”... e il viaggio continua...


Grazie F.V.

 

 

Dal sogno di Cristiano del 28 giugno 2001: riflessioni di Maurizio


Se ci prefiggiamo una meta alta con un percorso ascetico – magari in sintonia più o meno ampia con le tante scuole che percorrono il sentiero spirituale – ci accorgiamo che esiste una grande disparità di tecniche o di veicoli per andare avanti: alcuni più o meno pesanti, ingombranti e collettivi, adatti a tante persone, altri più autonomi e individualistici. Il nostro stesso mezzo può essere tanto individualizzato e ristretto a noi stessi da crearci delle insicurezze: sarà adeguato al raggiungimento della meta? E la strada terrà sotto il peso delle nostre aspettative e del nostro fardello di esperienze? Potremmo diventare tanto claustrofobici da dover uscire e rientrare continuamente nella struttura veicolante che ci siamo scelti, abbandonandola e sentendone nuovamente il bisogno, a fasi alterne e senza riuscire a decidere veramente se stiamo seguendo il giusto percorso e con i giusti mezzi.
A quel punto possiamo essere tentati di scivolare su altre istanze, magari più connesse con la nostra istintualità ctonia, profonda, con il desiderio di valori più sensibili, concreti e riconoscibili, Anche da lì, però, finiamo col ritrarci insoddisfatti, perché quanto cerchiamo ci sembra inaccessibile, già sottratto alla vita e a noi stessi da qualcun altro, vincolato e protetto da barriere insospettate, perfino pericoloso per noi perché oggetto di rivalità e interessi personalistici e forse illusori. E allora? Dove fondare la nostra esperienza? Dove trovare il vero valore? Forse nella quotidianità della famiglia o nella familiarità con i gesti semplici di tutti i giorni. Eppure persino lì non ci sentiamo a casa; è tutto troppo limitante e coinvolgente al tempo stesso: come un cibo di non facile digestione, come se ci esponessimo a legami profondi – sì – ma non liberatori, piuttosto portatori di dolore e di lutti difficilmente metabolizzabili. Che cosa rimane, allora, dopo avere eliminato tutto? Stranamente persino il nevischio del nostro presunto fallimento non attecchisce, non mette radici, non provoca sofferenze laceranti o definitive ma, addirittura, una sorta di compiacimento estetico, una pax dolorosa, un languore beato. Però ci sentiamo denudati, esposti, con la nostra veste intima in piena vista: vorremmo forse che ciò destasse da qualche parte o in qualcuno un sentimento o un interesse risolutivo per noi ma… non accade nulla. Non ci resta che riprendere la nostra ricerca dal principio, testandone nuovamente le fasi e le istanze, nella speranza di trovare finalmente la chiave di volta dell’intero enigma. E forse proprio questo ciclo coraggiosamente ripreso, questo ricominciare incessante, è la via stessa…  

 

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