Sogno  di CRISTIANO
(del mattino del 09/05/2003)



Mi trovo  nel mio quartiere a bordo di una piccola macchina, probabilmente un'utilitaria, sono con mio fratello Tonino (ancora vivente), e mio padre Vito (ora defunto); siamo in giro a fare non so che;  le strade sono deserte e io sto parlando con mio padre,  decidiamo di tornare a casa .
Cambio il senso di marcia e mi dirigo in direzione della via  dove abitiamo .
Questa via, è una piccola via, ma è la mia via; ed ancora oggi è il posto dove abito .
Imbocco questa, e subito mio fratello Tonino inizia a parlare chiedendomi di fermarmi perché vuole tornare indietro, nel quartiere; io rallento ma non mi fermo, e gli dico che non è il caso, e gli espongo delle argomentazioni che penso lo potrebbero  convincere a desistere;  però gli argomenti e le parole che uso, ora mi sfuggono dalla memoria .
Poi, dietro sua insistenza mi fermo, siamo a metà della piccola via dove abito e dove nel frattempo siamo arrivati; gli chiedo dove vuole andare a quell'ora tarda.  Lui mi risponde : - Al Club 25 -
Ed allora io chiedo ulteriori  informazioni riguardo questo club.
Mentre si svolge la scena, mi viene da notare  che a  mano a mano che mi addentravo  sulla via di casa , la strada si era fatta sempre più scura, come se  i lampioni  verso la fine della via fossero spenti .
Dico che mi fermo a metà della strada per far scendere mio fratello , egli  mi spiega che il Club 25 è un circolo per giocatori ma questa sua risposta invece di tranquillizzarmi, aumenta il mio senso di preoccupazione riguardo questa sua decisione.
Ora la scena si è spostata accanto alla macchina ; io supplico mio fratello di non andare perché non è una cosa buona, lui però rimane nella sua intenzione.
A questo punto cerco di trattenerlo a forza, ed in questo maldestro tentativo di fermarlo, gli faccio perdere l'equilibrio:  dopo averlo fatto barcollare lo faccio  cadere a terra e non so come scivolare al di sotto dell'auto.
Mi metto a piangere perché penso che con la mia maldestrità ,  possa aver procurato dei danni al mio fratellino.
Mi giro e guardo mio padre,  lui non dice una parola, ed il suo volto è senza espressione.
Io invece riprendo a parlare dicendo  che non volevo fargli del male, e intanto che  parlo, mi adopero per tirar fuori  da sotto la macchina mio fratello.
Durante  questo mio fare,  continuo a piangere.
Riesco nell'impresa,  però ........ da sotto la macchina, non tiro fuori mio fratello ma uno sconosciuto (?) vestito di cuoio nero .
Questo ha una corporatura ed una fisionomia un poco diversa da quella di mio fratello; noto  che costui ha pure dei baffetti .
Dallo stupore smetto di piangere mentre continuo a guardare questo sconosciuto; lo aiuto a rialzarsi e a spolverarsi; questo mi guarda,  ma non dice una parola, poi prende e va per i fatti suoi.
 

NOTA BENE : ho vissuto con tale intensità il sogno, che quando ho aperto gli occhi ho scoperto che questi erano umidi di lacrime vere .


GRAZIE   Cristiano Onofrio Gerlando

 

 

Sogno di Cristiano - interpretazione di  Franca

"Mi trovo nel mio quartiere, in una piccola macchina, probabilmente un'utilitaria..."... la situazione che il sogno descrive all'inizio e' familiare, quotidiana, ordinaria, cioe' di routine: tutto e' come al solito, ma nello svogersi del racconto acquista drammaticita' e stupore e sofferenza fino alle "lacrime vere". 
Consideriamo come al solito il fratello (Tonino, da Antonio = colui che affronta, combatte, procede) e il padre del sognatore (Vito = vivo, vivente, ma anche bellicoso) come componenti psichiche di Cristiano: il padre rappresenta la figura del senex, dell'autorita' del censore, e nel linguaggio cabalistico il Chesed; il fratello piu' giovane puo'corrispondere invece al puer,  quello che vuole giocare (probabilmente d'azzardo) e che vuole vincere,  per questo nell'Albero gli attribuiamo la Sephirah Netzach, la Vittoria; Tonino pero' col suo "gioco" mette a rischio le "sicurezze" del Figlio, il sognatore stesso, il guidatore dell'auto, il Tiphereth (Bellezza), il cuore dell' Albero.
"Siamo in giro a fare non so che...": i tre personaggi, pur essendo nell'auto che e' come una piccola casa e simboleggia il Malkuth (il Regno),  sono fuori di Casa, cioe'  stanno esteriorizzando, ma "senza sapere" cosa realmente "fare"; nasce allora il contrasto tra la volonta' del sognatore, Figlio e la volonta' del "puer" fratello. Per sentirsi al sicuro il Figlio cerca la solidarieta' del Padre, insieme decidono di  tornare a Casa, di interiorizzarsi e tornare alle certezze di prima che iniziasse il "viaggio".  In tal senso il ritorno a Casa, per cui occorre "cambiare il senso di marcia", significa in realta' percorrere la Via,  una "piccola via" , che e' la Via del  Figlio ed "e' quella dove abita" il sognatore nel racconto. Non possiamo non vedere in questa sua insistenza sulla "via"  il riconoscimento della Via del "Dharma" la Via del dovere e la Via del fare la  "cosa giusta" che continuamente nella quotidianita' si rischia di perdere per "gioco".
Vediamo ora il sogno da un altro punto di vista: inizia ad un certo momento la lotta tra i due fratelli, che in questo caso possono essere ancora simboli del Vecchio (essendosi identificato il sognatore col Padre) e del Bimbo interni:  e' il contrasto tra il desiderio di "casa" (il noto) e quello di "Club 25" (l'ignoto). Esaminiamo la parola "club":  essa letteralmente tradotta dall'inglese significa "mazza" o "bastone" e noi sappiamo che i "bastoni" sono il simbolo del comando e anche del "fuoco"; inoltre club significa anche "circolo" di persone o "luogo" di ritrovo per chi ha i medesimi interessi (culturali, economici, artistici o altro), voler andare di notte al Club esprime la necessita' di conoscere il "centro"  in oggetto nella sua parte oscura, ombrosa. Il 25 e' un numero molto particolare, e' il giorno del Natale, ma e' anche il 25esimo sentiero della Kabbalah  relativo alla lettera Samech che indica l'Avversario; poi 25 = 2+5 = 7 che e' il numero di Netzach, la Vittoria  a cui accennavamo prima in riferimento al  nome del puer (Tonino) = fratello del sognatore: questi dunque vorrebbe solo realizzare il significato interno di se stesso, di colui che combatte e vince, essendo anche lui figlio del Padre Vito, il bellicoso. Il contrasto tra i fratelli provoca pero'  la perdita della Luce: "...la strada si era fatta sempre piu' scura, come se i lampioni verso la fine della via si fossero spenti". Se la Via e' quella che porta a Casa = Daath, la Coscienza), allora "i lampioni della fine della via" sono quelli  relativi a Geburah (Forza, Madre) e Chesed ( Giustizia, Padre); di Geburah nel sogno non c'e' traccia se non nel fatto che il sognatore tenta di "trattenere a forza" il fratello che vuol andarsene al club, facendogli "perdere l'equilibrio". La perdita dell'equilibrio provoca la caduta di Tonino sotto l'auto. Se all'auto avevamo attribuito il significato di Malkuth,  "scivolare sotto l'auto" significa conoscere l'albero capovolto, quello oscuro, dell'Ombra, in relazione al sentiero 25esimo del Diavolo, ed infatti quando il sognatore riesce a tirar fuori da sotto la macchina il fratello, questo non e' Tonino,  ma uno sconosciuto,  con "baffetti" e "vestito di cuoio nero", figura che richiama indubbiamente l'Avversario, che pero' alla fine "non dice una parola e  poi prende e va per i fatti suoi"....
Il pianto purificatore libera il sognatore dal rimorso di non aver compreso  la necessita' del fratello di conoscersi, di non averlo accompagnato nel Club 25 e soprattutto di non aver coinvolto il Padre nella possibile avventura.
Ci sara'  sicuramente un'altra occasione. Buona fortuna,  Cristiano (= seguace del Cristo), Onofrio (= portatore di doni), Gerlando (= che possiede la lancia nella sua Terra)!

Grazie. F.V.

 



 

Cristiano - Interpretazione di Maurizio


Le strade del quartiere sono deserte. Cristiano e suo padre decidono di ritornare a casa cambiando il ‘senso di marcia’: il sognatore sente il bisogno di rientrare in sé stesso, non trovando all’esterno – nel quartiere, cioè nel campo di esperienza della mente conscia, nei rapporti, nell’ambiente – altro che una situazione di vuoto, di deserto, di insoddisfazione, in cui non sa neppure bene cosa stia facendo. E’ assistito e confortato dall’archetipo paterno, figura interiore protettiva e salda con la quale il sognatore sente di potere e dovere colloquiare. ‘Quartiere’ può relazionarsi metaforicamente con una struttura quadripartita come quella dell’Albero della Vita, il cui il ‘quarto’ inferiore – il più esterno e legato all’esperienza quotidiana – è il ‘mondo assiahnico’, relativo all’elemento ‘terra’, al piano ‘fisico’, quello nel quale l’individualità ‘incarnata’ abita.
Tonino non è d’accordo sul rientro a casa: con caparbietà insiste per ‘tornare indietro’, cioè nel quartiere e nel mondo esterno, nonostante l’’ora tarda’ che forse, per ciò stesso, è l’ora della maturità, quella della seconda metà della vita cui Cristiano in effetti si approssima: suo fratello, più giovane di lui - e quindi probabile rappresentazione di una componente psichica non ancora cresciuta - non si trova in sintonia con le decisioni prese; né le argomentazioni, né il buon senso, né le suppliche serviranno a smuoverlo. Nel frattempo le luci in fondo alla strada si attenuano o si spengono: un segnale del confronto con la morte, con le riflessioni sul significato della propria esistenza e i consuntivi collegati. Tonino vuole andare al ‘club 25’, un ‘circolo per giocatori’: forse un’allusione ai 25 anni di età, in cui i temi dell’associazione con altri e del gioco relazionale possono avere particolare rilievo, una certa vitalità e freschezza. Non dimentichiamo che, all’inizio del racconto, il sognatore dice che Tonino – a differenza del padre – è “ancora vivente”: una componente psichica ancora attiva in Cristiano. Ma dov’è la vita vera: in Tonino con la sua pericolosa, incosciente e superficiale caparbietà impegnata nel mondo esteriore, o nel padre defunto che propende per un rientro in sé stessi e il cui nome – Vito – sembra alludere comunque ad una forma di vitalità, magari ad un livello più alto? L’io del sognatore, in effetti, propenderebbe per la soluzione più ‘matura’, ma c’è in lui questo personaggio ‘ancora vivente’ che fa una grande resistenza. Cristiano ne sente fortemente la responsabilità, si adopera in ogni modo, piange, si dispera e, sotto lo sguardo muto – e forse per questo giudicante – del padre, ne tenta maldestramente il recupero non riuscendovi. A questo punto mi sembrano interessanti alcune osservazioni:

 

1.      La ‘piccola macchina’ e la ‘piccola via’ ricordano il ‘piccolo veicolo’ del buddhismo, lo Hinayana. Per i Maestri del Mahayana (il ‘grande veicolo’) con questo termine si intende una via spirituale basata su un eccessivo isolamento, su un’introspezione che tende al rifiuto del mondo, alla chiusura, ad una ‘Illuminazione’ solitaria e valida soltanto per sé stessi. Se questa annotazione potesse davvero avere un valore nel sogno di Cristiano, si dovrebbe dire che l’evento onirico – proprio all’opposto di quanto sembra ad un primo esame – manifesta accenti critici verso il ‘rientro a casa’, giudicandolo come una chiusura. In questo senso l’istanza portata avanti da Tonino – quella del ‘club’, dell’associazione, del gioco, dell’apertura – verrebbe ad assumere valenze positive e ad essere il vero suggerimento di sviluppo interiore che dà il sogno.

2.    Il numero 25, al di là della possibile indicazione dell’età anagrafica, rimane enigmatico e di difficile interpretazione. Rivolgendoci però alla tradizione cabalistica – specializzata nelle analisi numerologiche - abbiamo dei risultati a dir poco sorprendenti:

a)      esistono alcune parole ebraiche di contesto biblico che hanno il valore numerico di 25: ‘abihu’(aleph+bet+yod+heh+vav+aleph=1+2+10+5+6+1)e‘ahio’(aleph+chet+yod+vav=1+8+10+6). Esse significano rispettivamente: “egli è mio padre” e “fraterno”. Stesso valore ha il termine ‘daka’ (daleth+kaph+aleph=4+20+1) che vuol dire ‘separazione’ o ‘scontro’, e può alludere proprio ai momenti conflittuali del sogno legati da un lato al rispetto della decisione presa con il padre di tornare a casa e, dall’altro lato, all’affetto fraterno verso Tonino. Significa anche ‘pentirsi’, e si rapporta così con il sognatore che si ritiene responsabile delle disavventure del fratello più piccolo, cioè di una certa parte di sé.

b)      C’è un’altra parola ebraica di ambito biblico, ‘Yoah’ (yod+vav+aleph+chet=10+6+1+8), che ha valore 25 e ci dà un’indicazione veramente illuminante: significa “YHVH è (mio) fratello”. Quindi, in questo caso, il divino si rivela nel fratello di Cristiano: a questo punto sembra veramente plausibile l’ipotesi che Tonino rappresenti non tanto un elemento istintuale e regressivo rispetto alla maturazione del sognatore, ma costituisca invece – se compreso – la linea di ulteriore sviluppo, di rinnovamento.

c)      Ancora più rilevante è la corrispondenza tradizionale del 25 con una parte della famosa frase di Genesi 1,3: “E Dio disse: che la luce sia, e la luce fu.” In questa frase, infatti, la locuzione “che sia”  vale 25: yahi (yod+heh+yod=10+5+10). Il senso è duplice: l’allusione all’atto creativo per un verso, ma anche il lasciare che le cose si manifestino, che gli impulsi profondi – nel caso del sogno – possano liberamente emergere.

 

Dobbiamo concludere che Tonino – nel suo sprofondare al di sotto della ‘macchina’ (la struttura della mente conscia) e nel suo riemergere trasformato, come uno sconosciuto vestito di ‘cuoio nero’ – rappresenti soltanto in parte l’Ombra o, comunque, incarni quella parte dell’Ombra che nasconde i messaggi del Sé. Un Sé – cioè un ‘vero io’ – ancora oscuro perché occultato, silenzioso: non più il giovane Tonino, ma un adulto sicuro, deciso e con un paio di ornamentali baffetti, prefigurazione di un futuro Cristiano. Il sogno, in questa chiave, sembra consigliare al suo protagonista di non ripiegare eccessivamente su sé stesso, ma di continuare ad accettare il gioco del mondo, come è – del resto – nella sua natura. Non è il caso di indulgere nelle chiusure, nei rifiuti, nelle paure e negli allontanamenti. Ciò non disattende l’esigenza simbolicamente suggerita dall’immagine del padre defunto, cioè l’entrare nel proprio intimo, in casa, cercandovi conforto e protezione. Semmai potrebbe significare trovare una nuova sicurezza nel mondo degli eventi quotidiani, con un sé stesso ‘adulto’, indipendente, sereno e – finora - ancora sconosciuto. Per concludere, esprimo in forma di pensieri meditativi le indicazioni rintracciate all’interno del racconto onirico:

 

 

 

Meditazione Cristiano 16


Io trovo che la mia esperienza quotidiana

nel deserto del mondo e nello stagno della percezione

stia diventando priva di attrattive e di significati.

Per questo motivo sono portato a tentare un ritiro dal mondo,

riappropriandomi di quei valori che, forse,

un tempo non vedevo o non sapevo adeguatamente apprezzare.

Tuttavia, pur essendo corretta la direzione

verso una maggiore interiorizzazione,

qualcosa dentro di me suggerisce

di non chiudermi,

di non considerare il rapporto con gli altri e con l’ambiente

realmente privo di significato.

Tutt’altro: vincere le difficoltà esterne

è un modo per conoscere me stesso

e per riappropriarmi di quel potenziale che ho sempre avuto

e che lo scoraggiamento minaccia ora di allontanare.

Io sono nel mio mondo per imparare e per essere vittorioso

e lo farò rimanendo nel luogo

dove la vita mi ha condotto.

 

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