Sogno del 13 Ottobre del 2001 di CRISTIANO


Sono in viaggio e devo andare in un'altra nazione (ho i soldi necessari, in varie valute ); ho anche un'auto funzionante . Parto, attraverso due stati ed arrivo ; ma non trovo ciò che stavo cercando .Mi preparo per il ritorno, ed intanto penso che non mi conviene comprare altra valuta (del paese dove sto tornando) perché il possesso di  valuta, del paese dove sto tornando-andando, e' illegale .
Decido allora di fare il pieno di benzina vicino al confine , così sono sicuro che questa basterà e che non dovrò incorrere nel rischio di non essere ammasso all'entrata del paese dove sto tornando-andando ...... torno .
Ora la situazione e' cambiata, mi trovo in un posto insieme ad altre persone e stiamo festeggiando ;
terminati i festeggiamenti, tra i vari partecipanti ci si saluta, ed ognuno poi con mezzi suoi singolarmente o a coppia , si allontana .Il posto e' bello , (lo riferirò poi a mio padre, più avanti nel sogno ), e sono tentato di restare ancora un po'; questo  perché  il posto mi fà sentire bene, ma anche perché, penso che non avrei problemi di vitto ( c'e' ancora cibo); e poi.... piove , ed io  non ho un mezzo mio per muovermi . Però ... decido di ripartire, in autostop ( ho  l'ombrello) ; si ferma un tizio che prima di farmi salire abbassa il finestrino e mi fa' delle domande, poi riparte , fa' qualche metro si riferma e mi chiede altre cose ; io intanto rispondo e vado verso di lui e nel frattempo penso che questo tizio , forse non mi caricherà . Nonostante la situazione si ripeta una terza volta , poi il tizio mi fa salire, e mi fa' salire dietro ; ripartiamo .....
Ora la situazione e' cambiata, sono in auto con mio padre (quello morto fisicamente ), l'auto e' un vecchio 1.100 fiat, quello che aveva i sportelli controvento .Uno dei sportelli quello di dietro, e' chiuso con un lucchetto ; ed io sono alla guida . Arriviamo in un cortiletto davanti una piccola palazzina , dove c'e' una ringhiera che mi sbarra la strada, mi fermo e mio padre dice che posso andare un poco più avanti, gli faccio notare che più vicino di così all'entrata, non e' possibile ; lui allora guarda meglio e poi mi fa' segno con la testa che e' vero .Siamo lì per cercare una persona che anche io conosco ; per cui nello scendere,  mi dice di raggiungerlo  dopo che avrò parcheggiato e chiuso l'auto .Inizio tali operazioni, ma intanto mi accorgo che vicino a me ci sono due persone ed altre auto parcheggiate nei dintorni ; mi stupisco un poco , perché  non avevo notato queste cose al mio arrivo .Chiudo tutto, e mi accingo a chiudere per ultimo lo sportello con il lucchetto , intanto ho preso a conversare con i due sconosciuti chiedendo (ma allo stesso tempo sperando) : posso parcheggiare quì ? Gli dico che staremo poco, perché mio padre e' andato a parlare con una persona di quel condominio, per una questione di assicurazione, che non richiederà molto tempo ; (pronunciando queste parole mi rendo conto che, non so' se questa sarà la realtà); mi rispondo che se e' una cosa veloce non c'e' problema . Nel frattempo torna mio padre, dicendomi che non ha trovato quella persona che stavamo cercando ; ci dicono che forse il tizio che stiamo cercando, lo possiamo trovare a ....... poi mi sveglio .

 

 

 


Sogno Cristiano - interpretazione di  Franca Vascellari

Questo sogno in realta’ e’ formato da tre parti, da tre sogni collegati tra loro dal tema del”viaggio”. Il  viaggio come dicemmo i n precedenza puo’ simboleggiare il “cambiamento”, la trasformazione o il mutamento di “luogo” e in esso sono fondamentali tre cose: il “mezzo” con cui si viaggia, la compagnia, la meta o lo scopo del viaggio. Per “viaggiare” e’ indispensabile una buona dose di coraggio per affrontare gli imprevisti del “nuovo”; molta umilta’ per “capire” le abitudini diverse degli abitanti del luogo ove ci rechiamo; spirito di adattamento per le condizioni insolite in cui ci possiamo  trovare; infine non attaccamento per  tutto quello incontriamo e non ci appartiene. Insomma per essere un buon via - andante conviene seguire le regole dettate dall’esagramma 56 dell’ I Ching... ma affrontiamo la prima parte del sogno: qui il sognatore si dimostra ben equipaggiato (ho un’auto funzionante) accorto e prudente: non va contro le regole dello stato che lo ospita e fa il pieno di benzina prima di entrarvi per sentirsi sicuro, ma “non trova quello che stava cercando”. Nella seconda parte del sogno all’inizio c’e’ una “festa”... ma il sognatore si ritrova “solo”; vorrebbe restare, ma poi decide di “andar via”. Questa volta non ha l’auto  (e’ privo del “mezzo”) e  “piove”. La pioggia dovrebbe fecondare la terra, ammorbidirla, lavarla, renderla fertile (l’acqua rappresenta l’astrale, il mondo dei sentimenti e dovremmo aprirci a d essa) ripararsi con l’ombrello evita il “bagno” ma inpedisce la “fecondazione”; se poi chiediamo a qualcuno di “portarci”, di offrirci un passaggio e questo Qualcuno e’ quella componente di noi che ci esamina, che ci “pesa” prima di accettarci, allora dobbiamo esserGli grati quando ci accoglie, anche se ci fa “salire solo dietro” . In questo secondo viaggio il sognatore non pensa piu’ alla “meta” ma solo all’andare e al riparo. La terza parte del sogno e’ ancora piu’ articolata: compare il “padre” del sognatore  (forse lo stesso Personaggio interiore del sogno precedente)  con un’auto 1100 ( =11x100 ; 11 = la Forza, 100 = il Sole) che pero’  evidenzia anche  contrasti di mentalita’ tra il padre archetipale e il figlio: le porte contro vento, il lucchetto allo sportello posteriore, la strada sbarrata, una probabile menzogna sulla durata della sosta dell’auto... e poi anche qui alla fine e’ vanificato lo scopo del viaggio: la persona dell’assicurazione non si trova, forse e’ in un altro “luogo”...
Se per “viaggio” intendiamo la vita stessa questi tre sogni indicano la necessita’ del sognatore di trovare qualcosa che gli dia certezze: il suo “andare” deve avere uno scopo valido, il “mezzo” deve essere accessibile e con i compagni conviene essere “sinceri” per non crearsi ulteriori problemi e complicazioni: Buon Viaggio! 

Grazie. F. V.

 

 

 


Sogno Cristiano  – fantasticherie interpretative di Maurizio

Il tema del viaggio è molto frequente per il nostro sognatore, con tutto ciò che comporta: problemi relativi all’attraversamento di frontiere, ai mezzi di trasporto, alla ‘pioggia’ e al ‘vento’, alla valuta, ai controlli di polizia e alla legalità o meno della propria condizione. La ‘psicologia del viandante’ è proprio questa: la mancanza di una condizione stabile, la casa che generalmente è un ‘hotel’, gli occasionali incontri con ’oasi’ di pace o rifugi da cui bisognerà in seguito distaccarsi, la difficoltà a farsi accettare o aiutare, il frequente incontro con sconosciuti più o meno ben disposti, la ricerca di qualcosa di mai completamente definibile, la menzogna o il nascondimento per proteggersi, la necessaria circospezione in circostanze labirintiche o difficili. Secondo uno dei modelli di osservazione in ambito antropologico, l’umanità del passato si è identificata soprattutto con due stili di vita contrapposti e complementari: quello dei ‘nomadi’ e quello dei ‘sedentari’. Le due modalità hanno caratteristiche, comportamenti e psicologie agli antipodi: per esempio il nomade, dovendo spostarsi frequentemente, ha bisogno di un riferimento sicuro e stabile per l’orientamento e quindi tende a orizzontarsi di notte con le stelle fisse, in questo emisfero particolarmente con la stella polare; egli è un pastore, sempre in movimento insieme ai suoi animali. Il sedentario è un ‘diurno’ che basa la sua attività sui cicli del sole, essendo egli un agricoltore. Il nomade ha uno sviluppato senso del mutamento, vive progettando il futuro e gli spostamenti a venire e alloggia in tende dalla forma circolare e accampamenti provvisori; il sedentario vive in una sorta di immobilità, di tradizione duratura, di legame con la terra e con il passato, con le cose, con le radici e abita in case dalla pianta quadrata fatte di pietra o materiali resistenti. La scrittura dei popoli nomadi utilizza caratteri, alfabeti, cifre; la scrittura dei sedentari predilige gli ideogrammi, i geroglifici. I nomadi amano la danza e la musica, arti nelle quali è presente il ritmo, il movimento; i sedentari sviluppano soprattutto le arti figurative, la pittura, la scultura e l’architettura. I nomadi si alimentano in prevalenza di animali e dei loro derivati; i sedentari si cibano quasi esclusivamente dei prodotti della terra. I nomadi, facendo riferimento al cielo stellato, sviluppano religioni prevalentemente politeistiche; i sedentari, rivolgendosi al sole come apportatore di vita e calore, elaborano idee religiose monoteiste. Potremmo continuare, ma credo che il concetto sia chiaro. Inoltre già nel passato, ma soprattutto oggi, è difficile trovare ‘tipi puri’: la nostra civiltà è un misto delle caratteristiche assimilate dai progenitori, i quali adottavano questi stili di vita anche per necessità pratica, legata alla sopravvivenza. Ciò nonostante le due modalità sopravvivono nella nostra psiche, e talvolta affiorano a caratterizzare i comportamenti: evidentemente esprimono bisogni profondi dell’anima. Tutto questo sembra un discorso molto generale, forse con poca attinenza con lo specifico sogno che cerchiamo di esaminare. In effetti i sogni di Cristiano ripetono come dei leit motiv  alcuni dei temi della ‘condizione nomade’, come se questa fosse lo sfondo principale delle sue elaborazioni oniriche, quasi che si trattasse di un identico sogno ripetuto soltanto con piccole variazioni. Forse egli intende sottoporre all’attenzione del suo io cosciente un problema fondamentale da risolvere? Forse vuole offrire questo suo nucleo, questo suo argomento centrale, al ‘gruppo onirico’ perché possa aiutare ad illuminarlo con maggior luce o chiarezza? L’atteggiamento ‘nomade’ che Cristiano possiede anche nella vita di veglia, che fa parte delle sue convinzioni, del suo modo di vivere, della sua sensibilità, viene riproposto nella condizione onirica totalmente immodificato; considerando il sogno una compensazione dello stato di veglia, un completamento, l’espressione di un lato inconscio della personalità, viene da chiedersi perché il nostro sognatore esprima mentre dorme la stessa tematica e le stesse modalità di quando è sveglio. La risposta comincia ad emergere negli ultimi eventi onirici e particolarmente in questo c’è un elemento importante che suggerisce una evoluzione della tematica di base, una variazione molto significativa, forse un passo ulteriore in avanti: mi riferisco alla figura paterna, già apparsa precedentemente, ma ora più evidente e comprensibile. Il padre defunto si comporta come un compagno di viaggio, offre appoggio e aiuto ed è anche guida nella ricerca di ‘qualcuno’.  Il ‘padre’ è particolarmente presente quale figura centrale nelle culture sedentarie che, come dicevo, hanno il sole come simbolo unitario del divino; il nomade ha invece nei suoi ‘geni’ maggiori residui degli antichi culti delle ‘dee madri’. Il ‘padre’ suggerisce l’idea di stabilità, della ‘fecondazione’ e del dominio della terra dispensatrice di frutti, quindi dell’agricoltura, come anche – in senso più interiorizzato – indica la luce della coscienza che illumina, ordina, ‘moralizza’, disciplina e indirizza il sentimento, l’intuizione, la sensibilità, l’inconscio.  Il padre di Cristiano, nel sogno, sembra indicare l’infinita nostalgia e il desiderio del sognatore di ritrovare il genitore in sé stesso, in una forma profonda, che va al di là della personalità che il suo padre reale può aver avuto. Cristiano ricerca il suo genitore interno, cerca di diventare genitore di sé stesso, cerca ‘casa’ e ‘radici’. Chi è la persona che lui e il padre vogliono rintracciare nel racconto onirico per ragioni ‘assicurative’, cioè di rassicurazione, legate alla sicurezza in sé stessi? Fuori della metafora del sogno, Cristiano cerca – del resto come tutti noi - di ritrovare o scoprire i suoi aspetti nascosti, di rinvenire i frammenti di sé per poter ricostruire una piena integrità di essere umano. Certamente il nostro amico non dovrà abbandonare la sua sensibilità ‘nomade’ di ricercatore, ma ha il compito di completarla con una giusta, sicura e stabile ‘sedentarietà’ della coscienza.

 

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