Sogno del 24 Ottobre del 2001 di CRISTIANO


Il posto dove mi trovo e’ la mia zona, però sembra un villaggio indiano . C’e’ molta acqua per strada, (pozze e simili), infatti aveva piovuto molto copiosamente .
Faccio un lavoro per delle persone, (ho avuto l’impressione che fosse un lavoro come da spie); insomma consegno qualcosa , che probabilmente comporta dei rischi .
Per far questo mi erano state promesse 1450 rupie (moneta indiana), invece mi vengono date dieci paia di forbici, ognuna di queste con una delle due punte mancante. Penso che è saggio non discutere, e che sicuramente mi conviene accettare quanto mi è stato dato. .Riguardo il numero,non ne sono certo, come non so se insieme a queste, mi venga dato qualcosa d’altro; infatti : il tutto era in una busta di plastica, che io ho aperto, contando e poi scansando nella busta stessa, ciò che avevo appena contato ; ma   che, non ho completamente svuotato .
Vado in un negozio dove sono conosciuto, (questo nella mia zona, è un negozio dove ora, comprano oro); entro e vado nel dietro seguito dai due lavoranti e preceduto da una persona che si era fatta riconoscere come mia conoscente . Le due persone alle mie spalle, sono robuste, le guardo e loro mi rassicurano che è prassi , ma che non mi faranno del male ; io rispondo che ne sono sicuro , perché l’affare che stiamo per  trattare, non ingolosirà di certo . Siedo sull’asse di uno sgabello, dove all’estremità di questo, ci sono due  chiodi appena appuntati , di cui uno dei due , un poco piu’ alto dell’altro .Alla vista dello sgabello, mi  era venuto da pensare che i due chiodi sarebbero stati capaci di farmi da contrappeso, (come poi è stato), e non farmi ribaltare…….. poi  mi sveglio .

 



Sogno Cristiano - interpretazione di  Franca

Il sognatore riconosce la sua “zona”, il suo ambiente, “si” riconosce nel “luogo” come se questo fosse un suo autoritratto; che questa sia la “realta” del sogno e’ ovvio, ma che lui ne sia cosciente e’ molto importante. “Pero’ sembra un villaggio indiano”: Cristiano riconosce come “suo”il paesaggio  del villaggio indiano, luogo in cui egli e’ stato iniziato alla conoscenza spirituale, al “viaggio” esteriore e interiore e che gli e’ familiare. “C’e’ molta acqua”: l’acqua e’ simbolo di fertilita’ e se si raccoglie in pozze puo’ essere utilizzata per bere, per purificarsi, per innaffiare e rendere fertile la terra; la pozza e’ una raccolta di acqua naturale,  non ancora sofisticata (da centrali, tubature, rubinetti, fogne ecc.), ancora genuina e rapportabile alla “Grazia”.
C’e’ un problema: “faccio un lavoro... che comporta dei rischi”, che ha a che vedere con lo spionaggio; fare la spia significa  o lavorare per la propria patria in mezzo al nemico o per il nemico in casa; poiche’ il sognatore dovrebbe ricevere “rupie”(= moneta indiana) come compenso probabilmente sta lavorando per la sua casa (villaggio indiano) e in tal caso il nemico sarebbe l’Avversario; ma forse egli non ha eseguito il “compito” correttamente, infatti gli viene negato il compenso pattuito (1450 rupie = 5x10x29); in relazione alle 33 Vie della Saggezza della Kabbalah consideriamo i sentieri (cineroth) 5= Geburah = Forza; 10 = Malkuth = Regno; 29= (la lettera Qoph) Il Sole = Armonia;  al suo posto invecegli vengono date “dieci paia di forbici, ognuna di queste con una delle due punte mancanti”; ora  le forbici vengono usate per tagliare (potare, eliminare il superfluo, il di piu’)  e la caratteristica delle forbici e’ la doppia punta  (azione legata alle due polarita’ maschile-femminile, razionale –sentimentale ecc.) se una delle punte manca, il taglio non puo’ essere “regolare” come deve essere, ma sara’ storto o sfilacciato: irregolare insomma. Dunque al sognatore per il suo lavoro contro il Nemico e’ data una ricompensa –strumento un po’ imperfetto. Ma egli poi non e’ nemmeno sicuro del numero di quelle forbici, come se temesse quel “10” per le implicazioni del suo valore (= 10 e’ il Malkuth) e poiche’ con quella ricompensa  gli viene suggerito di “tagliare” tutto su quel piano, questo  non e’ sicuramente ne’ incoraggiante ne’  lusinghiero per lui.
La seconda parte del sogno riguarda un “negozio dove ora comprano oro” non e’ chiaro se il sognatore entra li’ per “vendere” o “comperare”, dato che si reca nel “dietro”, si presuppone che egli voglia “vendere”e che l’acquirente non si fidi troppo di lui, ponendogli alle spalle due persone robuste, che pero’ “non gli faranno del male” oltretutto l’affare e’ assai modesto (“non ingolosira’ di certo”) il sognatore si siede, ma non si accomoda, si siede “sull’asse di uno sgabello, appuntato con due chiodi ecc. ” che pero’ non si ribalta... Dato per scontato che l’Oro alchemico non puo’ essere comprato ne’ venduto, ma che si puo’ solo “fare”, tutti i  timori (delle due guardie) e le ansie (che lo sgabello si ribalti)  sono  relativi a qualcosa che sicuramente “Oro” non e’ ma che per il sognatore in qualche modo si rivela “prezioso” o da vendere o da comperare...non ci resta che augurargli di fare buoni affari... deve solo rilassarsi e sedersi piu’ comodo, magari su una poltrona dopo aver controllato che abbia tutte e quattro le zampe! 


Grazie. F. V.

 

 

 

 


Sogno di Cristiano - Interpretazione di Natale

In ambito psicanalitico si parla spesso di "sviluppo della personalità". Mi sono spesso chiesto che senso ha sviluppare un aspetto mascherato di sé (persona, vuol dire maschera). Evidentemente non ha alcun senso, perché un lavoro più serio dovrebbe essere quello di smascherare il personaggio, e vedere l'attore che sta dietro ad esso, per poi smascherare l'attore e vedere il regista che c'è dietro, e quindi smascherare il regista, a tutto vantaggio del produttore, ecc, ecc. Ma qual'è l'ultima vera identità dell'uomo? Esiste una essenza ultima, un nucleo?  Per la psicanalisi non esiste alcun nucleo, per cui non le rimane che la maschera, e lavora su di essa.  Ma non sono maschere anche quelle dell'attore, regista, produttore, ecc? Per il buddismo, tutti questi sono aspetti impermanenti, strati di cipolla, ed alla fine dell'ultimo strato non rimane assolutamente nulla. Ora, l'esempio della cipolla viene spesso citato in maniera negativa, cioè per sottolineare che nell'uomo non esiste alcun nucleo. Io la cosa l'ho sempre vista in maniera diversa: il nucleo c'è, ed è quel Nulla, che come un albero, ciclicamente lascia esplodere da sé delle gemme di vita; un Nulla che come un mare, di tanto in tanto, lascia sollevare delle onde che verranno dopo riassorbite. Siamo in presenza del Tao di Lao-Tzu, di quella Vita Universale da cui tutto proviene ed in cui tutto ritorna, secondo implacabili leggi di natura. Cosa c'entra tutto questo col sogno di Cristiano? C'entra, perché mi permette di sottolineare ancora una volta che, noi del gruppo onirico non perseguiamo nessun sviluppo della personalità, sarebbe come volersi interessare della foglia di un albero, ignorandone il fusto, i tronchi, le radici, il cielo, la terra, l'aria, l'acqua, i concimi, i parassiti, ecc. La conoscenza che noi perseguiamo, paradossalmente, è sia personale che impersonale, perché la nostra ultima essenza é…comune. Tutto ciò giustifica anche la nostra simpatia per la scuola junghiana (nulla togliendo alla genialità di Freud), che, con gli archetipi dell'inconscio collettivo, e con l'ampliamento del concetto di libido (visto da Freud in maniera unilaterale), si avvicina molto al nostro modo di pensare, che è poi quello dei grandi maestri dell'umanità (Budda,Lao-Tzu, Krisna, Cristo, Maometto,Shankara, …Premesso tutto quanto sopra, lasciamo che questa Vita Una esprima il suo gioco attraverso di noi, al fine di dar vita a ciò che riteniamo il suo unico scopo: Armonia fra tutte le apparenti individualità, risveglio di ogni foglia, con presa di coscienza dell'albero, del cielo, della terra, ecc.
E veniamo al sogno di Cristiano . "Il posto dove mi trovo è la mia zona". Il sognatore ha preso coscienza di essere… una foglia. Sembra cosa da poco, ma vi assicuro che è il primo vero passo lungo la via della ricerca, perché tanta gente, dopo aver eretto un muro fra sé e…l'albero, crede di essere una sequoia, pensa di essere Dio e di poter fare tutto quello che gli pare, rompendo le scatole a migliaia di foglie che non riesce più a vedere a causa di procurata miopia. Dio ci scampi dai piccoli tiranni (in gergo , questi individui sono stati 'battezzati' così), ma soprattutto ci eviti di esserlo noi. Cristiano è dunque "nella sua zona", nell'ambito 'fogliale', tuttavia comincia a dare una sbirciatina alle foglie accanto, comincia a vedere gli altri: "Però sembra un villaggio indiano". Cioè, la sua zona si va allargando, la sua coscienza comincia a espandersi. Di solito, un allargamento di coscienza accade sempre dopo tempeste emotive ( "c'è molta acqua per strada - pozze e simili - infatti aveva piovuto molto copiosamente"). C'è proprio la presa d'atto di quanto detto, si pesa la consistenza della passata tempesta emotiva, e se ne valutano  i 'benefici'. Nel caso del sognatore stiamo parlando della scomparsa delle figure genitoriali: prima la morte della madre e poi quella del padre. La perdita dei genitori è uno di quegli eventi che catapultano il figlio dinanzi alla vera solitudine. Essa equivale alla caduta degli dei, alla fine degli eroi. L'orfano è costretto a crearsi dentro, a introiettare le due figure, dando vita ad una famiglia interiore che lo educherà e lo guiderà sulle decisioni da prendere. In un certo senso accade il contrario di quanto avviene con la proiezione dell'anima (junghianamente intesa) sulla donna della propria vita: lì si proietta, si porta fuori, qui si introietta, si mette dentro. Ma il mettere dentro equivale anche ad una auto-proiezione. Insomma, l'orfano diventa padre e madre di se stesso, nel momento in cui i genitori gli vengono a mancare. E qui potremmo annunciare una legge paradossale: ciò che è perdita esteriore, è guadagno interiore. Non so se una tale considerazione sia mai stata fatta e se è stata sottoposta a verifica. Per quel che riguarda me, credo che sia andata proprio così, e a pensarci bene, credo anche che una delle principali funzioni del ricordo sia anche quella di "portare dentro" ed in vita, le cose morte all'esteriorità. Ma torniamo alle vicende oniriche del nostro amico. "Faccio un lavoro per delle persone (ho avuto l'impressione che fosse un lavoro come da spie); insomma consegno qualcosa che probabilmente comporta dei rischi".  Cristiano entra nel vivo del suo proprema di crescita. Il lavoro che lui fa insieme con noi nel gruppo onirico, al momento, comporta dei rischi, sia per lui che per gli altri. Si riferisce soprattutto a questo sogno, che inconsciamente contiene per lui dei messaggi pericolosi: forse non è ancora pronto per guardare in faccia sconosciuti aspetti di sé, o forse ha constatato come questo lavoro, alla fin fine, smuove davvero forze insospettate (sua sorella Maria Grazia, per una settimana, dopo aver assistito alla drammatizzazione del suo sogno, ha conosciuto la paura e il disagio a causa di  affioramenti di sue componenti inconsce). Oppure ancora, il sognatore teme comportamenti da "analisti selvaggi', teme cioè che qualcuno del gruppo possa, interpretando il suo sogno, presentargli verità nascoste di cui non è ancora in grado di sopportare il peso. Lui consegna qualcosa (questo sogno) al gruppo ed anziché avere la giusta ricompensa (1450 rupie) gli vengono consegnate "dieci paia di forbici con una delle due punte mancante". Insomma, fuor di metafora, anziché avere accrescimento (le rupie), ha minorazione (le forbici che, sia pure con una sola punta, invitano a drastiche potature), ma tutto sommato accetta lo strano pagamento: "penso che è saggio non discutere, e che sicuramente mi conviene accettare quanto mi è stato dato". Però Cristiano sembra anche prendere coscienza del fatto che non è poi molto attento a quanto gli viene "offerto" dal gruppo attraverso l'interpretazione del suo sogno: "riguardo il numero, non ne sono certo, come non so se insieme a queste mi venga dato qualcosa d'altro…il tutto era in una busta di plastica…che non ho completamente svuotato".
Ma ecco che il sogno è ad una svolta: "vado in un negozio dove sono conosciuto". Il sognatore entra in un negozio della sua zona, dove (ora) vendono oro. La luce della sua coscienza proietta sullo schermo mentale un altro pezzo di film da decodificare. Un negozio è un luogo in cui si compra-vende. E' certo che Cristiano vi entra per vendere ("comprano oro"), ma vendere cosa, oro? Non sappiamo, di certo, l'affare che lui proporrà o che gli verrà proposto ,"non li ingolosirà" . L'oro è simbolo della saggezza, del compimento dell'Opera, è segno di avvenuta trasmutazione. Ma andiamo dritti all'affare, sì perché esso ci viene descritto in ogni minimo dettaglio: il sognatore,col suo nuovo sogno, si ripropone al gruppo (entra nel negozio), e…si pone subito su un piatto di bilancia. Solo così posso spiegarmi quello strano sgabello che in realta nasconde proprio un pesapersone. I due chiodi, "di cui uno dei due un po' più alto dell'altro", sono gli strani pesi attraverso cui sarà possibile valutarlo. Essi sono appena appuntati, ma assicurano l'equilibrio a Cristiano (i due chiodi sarebbero stati capaci di farmi da contrappeso, (come poi è stato), e non farmi ribaltare". E' ovvio che il gruppo non pesa nessuno, ma il sognatore, a quanto pare, sente la necessità di fare il punto sullo stato della sua ricerca (vedi le sue "riflessioni a freddo", dove si sforza di assimilare il concetto di consapevolezza che per ora rimane come un qualcosa da comprare, da acquisire, piuttosto che come qualcosa da scoprire in sé. La buona volontà c'è tutta, e prima o poi il sognatore scoprirà che essere consapevoli di sé e del mondo è la cosa più naturale che possa esistere, perché è la vera natura dell'uomo, quel nulla che altrimenti detto Coscienza costituisce il mozzo della ruota dell'esistenza di ogni essere. Questo nulla attraverso quegli strani ordito e trama che sono lo spazio e il tempo, attingendo al Cielo e alla Terra, danno forma ad ogni essere, che in ultima analisi altro non è che il punto delle coordinate dell'Assoluto. Cristiano ha davvero sete di verità, e prima o poi berrà alla fonte della saggezza (altro nome per 'semplicità' e 'vita ordinaria'), tanto più che ha ammesso a se stesso di tenere un comportamento superficiale, e questo è fondamentale. Se la volontà sarà diretta verso un'unica meta, senza aspettarsi gratificazioni e soprattutto senza atteggiamenti narcisistici (vanità, esibizione, ecc), la meta sarà conseguita. Per ora si può cominciare la potatura con forbici un po' irregolari, operando su tutti gli aspetti negativi di sé (le dieci forbici  fanno pensare proprio ad un intervento di potatura sull'albero cabalistico). 


Grazie.   N.M.

 

 

 


Sogno di Cristiano – fantasticherie interpretative di Maurizio

Una pioggia abbondante lascia come residuo qualche pozza d’acqua: indica uno scarico delle tensioni; per questo motivo il sogno si preannuncia portatore di importanti contenuti. La ‘chiave’ che permette di affrontarne l’interpretazione sta, secondo le mie ‘fantasticherie’, nella serie di numeri fornita dal sognatore, 1 – 4 – 5 - 0: i primi tre sono tradizionalmente numeri ‘maschili’. Esaminiamoli, ad esempio, negli Arcani Maggiori del Tarocco: il numero uno corrisponde al Bagatto, o Mago, ed è il primo della serie dei numeri, il ‘principio creatore’ da cui discende tutta la successione degli Arcani; il quattro corrisponde all’Imperatore e il cinque allo Ierofante, il Papa: due importanti rappresentazioni del maschile, due aspetti – per così dire – della figura paterna. Riscontrando i significati di questi numeri per mezzo dell’Albero cabalistico, abbiamo all’incirca gli stessi risultati di ‘polarità’ maschile: l’1 equivale alla Sefirah Chokmah, anche qui il principio creatore e paterno, mentre i numeri 4 e 5 corrispondono alle Sephiroth  Chesed e Geburah, le cui attribuzioni ‘planetarie’ sono Giove e Marte. Lo ‘zero’ finale della progressione 1450 può indicare una grande quantità o una quantità ‘indefinita’, o anche una ‘materia prima indifferenziata’ che si contrappone alla forte carica creativa, mascolina e strutturata dei primi tre numeri della serie.  Riflettiamo ora sul 1450 all’interno del racconto onirico di Cristiano: si tratta del numero delle ‘rupìe’ che dovrebbero essere elargite come compenso di una misteriosa operazione di spionaggio operata dal sognatore. Invece di ottenere questo compenso, però, egli riceve dieci paia di forbici ‘spuntate’. ‘Rupìe’ è in rapporto etimologico con ‘rupa’, che in sanscrito significa ‘forma’. In particolare, sia nella filosofia indiana del Samkhya che nel Buddhismo, questo termine è sempre associato con il complementare ‘nama’, che significa ‘nome’: i due insieme, ‘nama-rupa’, indicano il conglomerato delle caratteristiche psico-fisiche individuali, dove ‘nama’ rappresenta l’aspetto animico-spirituale e ‘rupa’ quello fisico-materico. Se analizziamo l’espressione ‘numero di rupìe’, o anche 1450 rupìe – che equivale all’equazione ‘numero + rupìe’ – abbiamo gli stessi significati: il primo termine ‘numero’ o anche ‘1450’ equivale a ‘nama’, il secondo termine, ‘rupìe’, equivale a ‘rupa’. Notiamo – per inciso - che ‘numero’ ha rapporti fonetici e forse etimologici sia con ‘nume’, cioè ‘entità trascendente’, che con il sanscrito ‘nama’, ‘nome, identità’. Anche nel ‘1450’ riscontriamo gli stessi elementi significativi: 145 equivale a ‘nama’ e ‘0’ equivale a ‘rupa’, i primi tre numeri rappresentanti la parte maschile-attiva-plasmante dell’insieme psico-fisico e lo zero quella femminile-passiva-plasmabile. In particolare il 145 contiene tre livelli connessi con la tripartizione ‘sottile’ del ‘nama-identità’: l’uno, lo Spirito; il quattro, la mente logico-razionale; il cinque, la mente intuitiva-sovranormale. Oppure, in riferimento alla ripartizione in ‘piani’ dell’Albero cabalistico: 1, il piano Aziluthico, delle Cause Prime, dell’Akasha; 4, il dominio di simbolica polarità ‘maschile’ del piano Yezirahtico, cioè delle forze emozionali e formatrici dell’Astrale; 5, il dominio sul piano Briahtico, della Mente, dell’Intelletto, della speculazione mistica e misterica. A questi si aggiunge lo ‘0’, qui inteso come piano Assiahnico della manifestazione concreta, il livello del Fisico e della materia. Ritorniamo, però, al nostro sogno. Alla maniera freudiana, l’interpretazione del lavoro di ‘spionaggio’ citato nel racconto onirico è da porre in relazione con la curiosità che si ha da bambini rispetto alle caratteristiche sessuali in genere e alla sessualità adulta dei genitori in particolare: secondo Freud i momenti in cui il bambino si trova a ‘spiare’ queste caratteristiche sono profondamente incisi nella psiche, e vengono a costituire delle ‘scene primarie’ cui spesso i sogni e l’inconscio fanno riferimento. Volendo dare di questo concetto freudiano un’interpretazione ‘alta’ e in linea con la ricerca spirituale, dobbiamo considerare che ogni ampliamento evolutivo della coscienza individuale presuppone un innalzamento di livello e il superamento di un ‘velo’. Per esempio, l’Albero cabalistico presenta diverse barriere di questo tipo,  in ebraico dette Parochet, cioè ‘tenda, velo, cortina’ – e una in particolare nasconde i Tre Superni, i Principi Superiori della manifestazione cosmica. Questi Superni consistono in un aspetto maschile, Chokhmah, uno femminile, Binah, e uno trascendente le polarità, Kether; i due aspetti polari sono gli Archetipi creatori, i Genitori Primordiali, e la loro fusione unitiva inscindibile è rappresentata dal Kether, l’Uno al di fuori della serie dei numeri, il Nulla Ayin, il Vuoto nel senso buddhista di Shunya, assenza di limiti, Assoluto. Il ricercatore spirituale, quando cerca di comprendere la sua intima natura, la sua alchemica ‘sessualità interiore’ fatta di forze primordiali attrattive e repulsive, centripete e centrifughe, creative e ricettive, preposte alla ‘soluzione’ delle proprie limitazioni e alla ‘coagulazione’ dei semi di comprensione, spia – per così dire – come un ‘bambino’ ancora impubere e immaturo al di là del velo di Daath, guardando in questa Sephirah della Conoscenza come in uno specchio del profondo. Nel sogno in esame c’è anche un altro elemento immediatamente accostabile all’interpretazione analitica freudiana: le forbici ‘spuntate’, infatti, alludono a quello che Freud chiamerebbe ‘angoscia di castrazione’ e Adler ‘complesso d’inferiorità’; la perdita, insomma, del potere maschile, della determinazione, della sicurezza in sé stessi. Qui possiamo ricordare nuovamente il numero 1450, con i primi tre numeri ‘maschili’ che, a ben vedere, vengono ‘negati’ o ‘annullati’ dal confronto con lo zero finale (infatti le rupie non vengono consegnate): come nelle ‘forbici’, una punta è presente, l’altra è mancante, nulla, ridotta a ‘zero’. Riflettendo, poi, è facile notare come queste punte, una che c’è e l’altra no, ricordano anche visivamente il numero delle paia di forbici del sogno: 10, in cui possiamo riscontrare anche la struttura del calcolo binario, ‘presenza’ e ‘assenza’, 1 e 0. Adottando questa interpretazione ‘binaria’, non possiamo qui riconoscere nello zero il ‘Kether-Shunya’, poiché in quel caso saremmo al di sopra della polarità, come già asserito: in questo caso lo zero rappresenta con più probabilità il ‘femminile’, ‘vuoto’ come il principio ‘yin’  e contrapposto al ‘pieno’ yang. Da tutto ciò ricaviamo l’impressione che il ‘femminino’, la ‘materia indifferenziata’, ‘rupa’, la dimensione fisica, tenda in questo sogno a non completare il principio maschile, a non permettere la realizzazione delle sue potenzialità; le forbici, infatti, dovrebbero poter tagliare il Velo-Parochet per consentire al sognatore la comunicazione fra il piano personale e quello sovrapersonale, ma uno degli estremi della sua polarità vitale sembra fuori equilibrio o assente. Siamo di fronte ad una situazione in cui la dimensione ideale-spirituale-maschile non riesce a trovare la necessaria concretizzazione sul piano realizzativo-materiale-femminile, lasciando una sensazione di irresoluzione: per esempio il sognatore sa che nella busta con il suo deludente compenso c’è forse qualcosa d’altro, ma non ha la prontezza di verificare; prevale l’insoddisfazione conscia a confronto con la presenza di materiale inconscio non ancora emerso, non elaborato.  A ricordare il numero 10, inoltre, ci sono anche i due chiodi sulla panca nel retrobottega del negozio di oro: uno più alto e l’altro più basso. L’’oro’ è simbolo della ricerca spirituale e delle alte realizzazioni della consapevolezza. Il retro del negozio rappresenta i lati che, in questa ricerca, sono ancora sconosciuti: ricordiamo che il sognatore è un po’ timoroso d’entrarvi, però poi si rende conto che deve contrattare un ‘affare’ non così pericoloso. In linea con l’atmosfera di spionaggio del sogno ci sono due ‘gorilla’ che scortano il sognatore nel retrobottega e che rappresentano i lati oscuri della personalità di Cristiano, le componenti ‘ombra’,  che lui stesso avverte ambigue e allarmanti; inoltre c’è una figura che deve farsi ‘riconoscere’ perché Cristiano possa seguirla alla scoperta dell’inconscio: un’Anima ancora ‘velata’, di cui in parte diffida. Il sognatore, alla fine, affronta il rischio, e si siede perfino su una panca-sgabello in bilico, a malapena sorretta dall'incerto ‘numero 10’ e, tuttavia, fortunosamente stabile. Come ‘interprete fantasticante’ (ormai giunto ai limiti non più della ‘fantasticheria’ quanto del ‘vaneggiamento interpretativo’) sono rimasto molto colpito da una osservazione che Cristiano ha fatto alla fine del suo commento su questo sogno: ha detto di pregustare l’incontro con il gruppo onirico, presentando questa aspettativa quasi come fosse collegata con l’ultima immagine del racconto, quella dei ‘chiodi’.  Evidentemente il lavoro con il gruppo e l’approfondimento dei sogni è ciò che conferisce una qualche stabilità allo ‘sconnesso’ numero 10, avviandolo ad assumere il significato suo proprio: quello della completezza e della realizzazione. Nella cabala il 10 è la ‘Sposa’, Malkah, e anche il Regno, Malkuth: ambedue simboli della manifestazione concreta ed esterna del mondo interiore, dello ‘Sposo’, del Sé.

 

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