Un sogno di EMMA

Sono impaurita perché ho l’AIDS. Dal mio corpo esce sangue strano, rosa, misto ad acqua. Non vorrei dire agli altri di avere questa malattia per paura di essere allontanata, ma dopo due o tre giorni capisco che è giusto dirlo a tutti e così lo comunico, però agli altri non importa niente. Mi trovo poi nella casa di Rosa, nel bagno, un bagno rivestito di lattice marrone e Rosa mi dice che il lattice marrone ha proprietà particolari. Le chiedo del sapone per lavare i miei vestiti sporchi di quello strano sangue rosa ma lei mi dà una saponetta.
Le dico che non è il sapone giusto, lei risponde che usa quello. Andiamo in un soggiorno dove c’è una piccola e bella bambina. Rosa dice:<< Non ti preoccupare per lei: non parla e non capisce!>>
Capisco che la bambina è affetta da autismo e chiedo a Rosa se ha mai provato a coccolarla. Lei risponde che è inutile. Allora decido di coccolarla e la bambina mi sorride: quello è il suo modo di comunicare e dico a Rosa che deve coccolarla.
Fuori della casa c’è una campagna tranquilla ma spoglia, vedo Roberto vestito da muratore indaffarato perché deve aggiustare qualcosa, in lontananza Maurizio, tutto vestito di bianco, cammina lentamente come un asceta.
Cambia l’ambiente e mi trovo in una scuola insieme a tanti insegnanti a alle persone del CIS, è quasi Natale e gli alunni devono cantare e recitare. Sono scocciata, queste feste non mi sono mai piaciute perché sono false. Poi vedo la piccola bambina, è lei che intona il canto e dondola le gambe seduta su un tavolo alto, quindi sono un po’ più contenta, perché capisco che la bambina comincia a parlare.
<<Auguri !>> dico alla professoressa di francese di mia figlia Sara. Lei risponde:
<< Ma come, non ti sono mai piaciute queste feste, fai gli auguri? Per che cosa?>>. <<Ma per gli aeroporti!>>, rispondo.
 

 

 

 

Sogno Emma - interpretazione di  Franca Vascellari

La sognatrice ha paura dell’AIDS: anagrammando AIDS otteniamo “SI DA” e diciamo che la sognatrice ha paura di “ DA(r)SI”: la sua anima si da’ e dal suo corpo sottile esce “sangue ed acqua”: ricordiamo il versetto del Vangelo di Giovanni: “...uno dei soldati Gli colpi’ il costato con la lancia e subito ne usci’ sangue ed acqua” (Gv.19, 34), Il sangue di Cristo e’ sangue “rosa” sangue che lava, che disseta, che e’ Vino e Vita per gli “altri”. Il sangue “rosa” della Rosa (Croce) e’ donazione di se stessi ed e’ un fatto di chi  dona e non di chi  riceve; quando Emma capisce che e’ giusto rendere nota la cosa e lo fa, capisce pure che agli “altri” non gliene importa niente...  (soprattutto a quelle parti di se’ che non vorrebbero donarsi).
“Mi trovo poi nella casa di Rosa”(Rosa = simbolo dell’Io Sono, del Cristo di Daath): la sognatrice e’ nel “bagno” nel luogo della purificazione, un bagno rivestito di “lattice (= sangue, linfa di certe piante, ma anche “reticolo”, termine matematico) marrone (= rosa+ nero)” il sangue rosa ha ora assorbito la propria ombra e voler lavare le “macchie” della propria donazione nella sua componente oscura e’ come volersi vaccinare e cosi’ poter vincere la  paura di “darsi”. Infatti Rosa considera quel sangue ed acqua non “sporco” ma “Grazia”, cioe’ qualcosa da trattare con saponetta (piccola e profumata), poiche’ nel suo soggiorno c’e’ “una piccola e bella bambina” (un frutto d’amore) che pero’ ancora non “parla e non capisce”. Emma crede che la piccola sia affetta da autismo (malattia in cui il malato e’ chiuso in se stesso e isolato dal resto del mondo): il frutto d’amore non si e’ ancora sviluppato, finora e’ stato vanificato da quegli “altri”(le componenti egoistiche della sognatrice), ma se viene coccolato e amato,  inizia il processo di “guarigione” (per se’ e per gli altri).
“Fuori della casa c’e una campagna tranquilla ma spoglia”: in questo “luogo” interiore, ma aperto all’esterno c’e’ tranquillita’ma carenza di piante e di alberi ( ci sono ancora spazi che vanno coltivati e arricchiti)  e qui si trova Roberto, la razionalita’ di Emma vestito da “muratore”: (la Massoneria o “Libera Muratoria” e’ un’alleanza universale di uomini illuminati, uniti per lavorare in comune al perfezionamento intellettuale e morale dell’Umanita’) egli e’ indaffarato, perche’ deve “aggiustare qualcosa” e qui si trova anche Maurizio, il mentale intuitivo di Emma, che,vestito di bianco “in campagna” puo’ dedicarsi a pratiche ascetiche, finalmente  dedicarsi alle cose dello Spirito.
Poi “cambia l’ambiente”(ma non troppo), ora l’attenzione si rivolge a quello che si fa in gruppo, al Cis,  dove si impara insegnando e si insegna imparando (come in tutti i veri gruppi di ricerca): vi  si fa teatro, (= vi si fanno recitare i propri burattini e le proprie maschere) ed e’ “quasi  Natale”, il momento del Risveglio, del solstizio d’inverno, il tempo della Rinascita del Sole, il tempo del Ritorno (v. l’esagramma n.24 dell’I Ching). In un primo momento c’e noia da parte della sognatrice, (le feste sono false); se il Natale e’ vissuto solo esteriormente e’ falso, non vero; ma se la piccola bambina ( il nuovo di Emma, il suo Natale)  canta e parla, allora vuol dire che essa stessa e’ guarita e e la Festivita’ e’ Vera.
Cosi’ il sogno termina con gli auguri della sognatrice alla “professoressa di Franc (=libero)-ese di Sara (= principessa, relativa allo sviluppo del centro del Cuore Tiphereth)” e gli auguri sono per gli “aeroporti”, cioe’ per riuscire a creare i “Luoghi” da cui ci si puo’ levare in volo “Liberi” (dalle rinascite).
Buona Reintegrazione, cara Emma!
 

Grazie. F.V.


 

 

Emma - interpretazione di  Natale Misale

Immaginiamo invece che il sogno stia digerendo alcune porzioni e pezzi del giorno, convertendone i fatti in immagini…Il lavoro del sogno cucina gli avvenimenti della vita e li trasforma in sostanza psichica, secondo modi immaginativi…Questo lavoro trae dalla vita i materiali e li trasforma in anima, e nutre allo stesso tempo l'anima, ogni notte con materiale nuovo".( James Hillman - Il sogno e il mondo infero - est ediz., pag. 93 ).
Ho voluto cominciare con questa citazione, perché, appena letto il sogno 7 di Emma, ho avuto la netta sensazione di trovarmi proprio di fronte alla suggestiva ipotesi hillmaniana, come se la sognatrice stesse, con tale sogno, digerendo le ultime sensazioni, gli ultimi pensieri e evvenimenti della sua vita. A volte il sogno funge da lente di ingrendimento, e ci ripresenta particolari, che nella vita diurna stavano in secondo piano e sfuggivano all'attenzione.
"Sono impaurita perché ho l'AIDS". Tutto il sogno della nostra amica sta in questa prima frase. Queste poche parole racchiudono la causa di una paura che sgorga, per così dire, da due distinte sorgenti: una è quella di certi problemi che la vita offre in risoluzione, ma che per qualche motivo si ritiene di non poter più affrontare con i soliti anticorpi della praticità e del buon senso, che fino ad oggi hanno permesso il superamento di tutti gli ostacoli. Ed ecco allora che l'AIDS va interpretata come una "malattia psichica" che attacca la mente, e che come un tarlo mina alle fondamenta quella che un tempo era una fiducia inossidabile in se stessi. Se nella realtà la grave malattia riduce gli anticorpi ed espone il corpo ad ogni possibile contagio, quella metaforica riduce gli "anticorpi mentali", indebolendo il collaudato filtro razionale che in passato sbarrava il passo ad ogni accenno di resa, e difendeva gli ingressi del cuore, proteggendolo da sentimenti negativi. L'altra sorgente è quella che, salendo dal più profondo di Emma, si manifesta con le sue acque corrosive alla fioca luce lunare del mondo dei sogni. Il sole riposa, la coscienza di veglia non ha più il supporto dei sensi corporali. Col solo occhio e con i sensi del "corpo di sogno", la sognatrice non riesce a mettere bene a fuoco i fatti del suo mondo immaginale, ed il lavoro alchemico che sta conducendo attraverso l'esplorazione della sua interiorità, lo vede più che come entrar dentro, più che arricchimento dell'anima, come 'emorragia di anima': "dal mio corpo esce sangue strano, rosa, misto ad acqua". Il sangue, è notorio, è il veicolo dell'anima, e la fuoruscita di esso indica appunto la paura della sognatrice, di perdere parte dell'anima lavorando su se stessa. Quando tira fuori il lunare e lo pone in faccia al sole, sente che perde amore, quel collante che tiene unita la sua psiche (anima). Il sangue esce annacquato e del colore dell'amore, rosa. L'inconscia paura di questo lavoro non vorrebbe comunicarla agli altri (ero indecisa se portare o no questo sogno, ci ha detto Emma), ma alla fine lo ha portato ("capisco che è giusto dirlo").  A questo punto la mente della sognatrice si espande, diventa collettiva: è un momento di profonda empatia e di consistente profondità, perché da un lato lambisce l' aspetto Rosa (una componente del gruppo onirico),e dall'altro tocca il punto rosa della sua anima. Ora, la rosa è simbolo di amore, di riservatezza, del sangue versato dal Cristo in croce, della Madonna, della verginità, di gioventù, di generosità. Inoltre, in alchimia, la rosa con sette petali era simbolo dei sette metalli-pianeti. Mentre nell'antica Roma vi era una tradizione secondo la quale Marte sarebbe nato da una rosa. In questo sogno assistiamo proprio al gioco della coscienza della sognatrice, che facendo spola fra rose reali e rose interiori, vuole toccare punti profondi di sé nella maniera più alchemica possibile, con immagini composte, costituenti un testo intraducibile, ma paradossalmente assimilabile attraverso il solo fatto del sognare. Insomma è questo uno di quei sogni che, come una segnaletica verticale sulla strada, istruisce Emma sui giusti modi di guidare la coscienza di veglia e di sonno, in modo tale che, come  un segnale di stop fa pigiare il piede sul freno, allo stesso modo tali immagini fanno pigiare sui giusti pedali della sua ricerca, e fanno scegliere i giusti percorsi esplorativi. "Mi trovo poi nella casa di Rosa". Torniamo all' empatia: Emma ha vissuto i problemi della nostra cara amica Rosa con molto affetto, si è proprio "sporcato i vestiti del sangue rosa", e vuol lavarli in casa di lei. Sta infatti dentro al suo bagno, e lavando i vestiti è come se volesse mondare Rosa, come se volesse sollevarla da ogni sofferenza. Chiede un sapone, perché  è convinta che le macchie (gli effetti della malattia) sono pesanti. Ma Rosa la rassicura: gli da una saponetta, perché ritiene siano in dissolvenza. Emma entra nella psiche di Rosa entrando nella 'sua' psiche,  quasi a volersi confermare l'antico adagio 'conosci te stesso e conoscerai il mondo'. Va in profondità e scova una bambina. Ma questa pupetta ha due anime, quella della sognatrice e quella dell' ospite. Qui Emma attinge il messaggio della rosa: per conoscere se stessi  è assolutamente  necessario amarsi e non odiarsi. Bisogna perdonarsi e diventare come bambini che non parlano e non capiscono. Il Cristo che sarà con noi sino alla fine dei tempi non ci invita ad altro che al perdono, così come predicò per tutta la sua vita (perdonate loro perché non sanno quello che fanno). Rosa dice ad Emma sognante: "non ti preoccupare per lei" (per la bambina), come a voler significare: diventa bambina e la cosa verrà da sé; non c'è da capire niente, tutto  è sotto gli occhi di chi è innocente, puro. E non occorre nemmeno parlare, perché l'anima si fa in silenzio e dentro, non fuori. Essa tanto più si espanderà in rami e foglie, quanto più in fondo a te stessa scaverai con le tue radici, e tali radici sono nostalgia di Casa. Ma la bambina di Emma si confonde con quella di Rosa, quella che andrebbe coccolata e cullata, che andrebbe ricolmata d' affetti, per essere alla fine guarita dalla sua vera malattia, la nostalgia d'Amore, la voglia di rosa.
A questo punto il sogno stanca l'anima emmatica, e la sognatrice allunga lo sguardo sulla campagna circostante: la sua psiche, senza limiti, può abbracciare quel che vuole e lo fa. Accarezza madre terra; dà uno sguardo ad un Roberto che lavora e ad un Maurizio che 'ascetizza'. Emma sta attraversando, come Dante, i territori del suo pardes, per poi passare a quelli del suo purgatorio: le feste fasulle, quelle che non fanno anima, che impoveriscono invece d'arricchire, quelle che spezzavano il tempo della sua missione d'insegnante, e che spezzano il tempo del suo auto ammaestramento. Ma ecco che "le" bambine ritornano: la sua bambina e quella di Rosa. "Esse" cantano e cominciano a parlare: il sogno sta per chiudersi, e facendolo ritorna bambino, e dentro se stesso ha trovato le sue "parole", parla e canta. E' il momento di porgere gli auguri alla professoressa di francese della figlia della sognatrice: Emma si fa gli auguri come insegnante di sua figlia, anche se crede di aver un po' parlato in altra lingua e di non essere quindi stata capita al 100%. Ma gli auguri sono diretti anche (a chi viene e) a chi va (agli aeroporti, simbolo di arrivi, ma anche di partenze). La rosa ha aperto i suoi petali al giorno, il sogno ha mostrato se stesso con se stesso ed ha parlato non per farsi capire, perché non c'è niente da capire, ma per cantare e basta. I sogni sono poesia, arte: nulla da capire, tutto da assimilare in silenzio.

 

Grazie. Nat

 



Emma 7 – fantasticherie interpretative di Maurizio

AIDS: la sigla indica, in inglese, l’“Acquired Immuno-Deficiency Syndrome”, cioè la ‘sindrome da immunodeficienza acquisita’. Sempre in inglese, la parola ‘aid’ significa aiuto, soccorso: infatti ‘first aid’ corrisponde al nostro ‘primo soccorso’ o ‘pronto soccorso’.  Emma, nel sogno, è spaventata perché ha contratto la malattia e dal suo corpo esce dello strano sangue rosa misto ad acqua. In effetti un sangue ‘rosa’ è, di per sé, diluito, senza consistenza e forza, esprime un calo della vitalità, della speranza, della ‘passione’ di vivere. “Aids” può, dunque, essere una richiesta di aiuto, prima inconfessata e poi dichiarata, ma nessuno se ne occupa, non importa a nessuno. Invece la bambina autistica del racconto onirico - che, naturalmente, indica una parte della sognatrice, un suo profondo nucleo di sofferenza o una potenzialità positiva ancora inespressa - avrebbe bisogno di essere aiutata, di aprirsi, di comunicare. In tal senso siamo di fronte ad una interessante metafora onirica: l’accostamento fra queste due malattie, l’AIDS e l’autismo. ‘Autismo’ deriva dal greco autòs, ‘sé stesso’; in effetti il cammino di autoconoscenza e di sviluppo della nostra consapevolezza, il diventare ‘individui’ veri e completi, comporta l’entrare in sé stessi, ma non il rinchiudersi in sé stessi, l’isolamento. Anzi, quanto più ci apriamo allo scambio, alla comunicazione, tanto più possiamo guarire dalla malattia del ‘sangue rosa’, quel profondo disagio in cui tutto può diventare emotivamente ‘diluito’, scontato e insapore. Se non si riesce ad avere un contatto positivo con il mondo esterno, ci si isola e, alla fine, l’ambiente diviene ‘estraneo’, verso di esso ci si sente sprovvisti e impreparati, si acquisisce una sorta di immunodeficienza perché non lo si comprende, non lo si ‘metabolizza’. La stessa cosa, all’inverso, come in uno specchio, succede con la nostra interiorità: se creiamo delle barriere nell’indagine autoconoscitiva, si affievolisce la nostra capacità di comunicare con noi stessi, di comprendere i nostri bisogni profondi. Paradossalmente, quanto più ci apriamo agli altri, tanto più abbiamo un buon rapporto con l’inconscio, e quanto più penetriamo positivamente nell’inconscio, tanto più siamo in grado di relazionarci al mondo esterno. Rosa, il cui nome richiama, in questo caso, il colore del sangue ‘diluito’, ma anche la femminilità, la sensibilità, il sentimento, risulta nel racconto onirico ‘chiusa’, tutta presa dalla sua strategia difensiva: il bagno – luogo per eccellenza del privato, dell’isolamento, dell’’autismo’ – è rivestito di lattice marrone, sostanza impermeabile che sottolinea la necessità di ‘protezione’ e la tendenza a creare delle barriere, degli occultamenti; tuttavia le ‘saponette’ non possono essere in grado di lavare via o sciogliere la sofferenza, si tratta di palliativi: la purificazione deve poter andare più a fondo. Il vero rimedio sarebbe quello di ‘coccolare’ l’interna bambina autistica, di ‘conoscerla’ e sollecitarla ad esprimersi, ed Emma comincia a farlo, prende coscienza di questa necessità: è un cambiamento, un avanzamento spirituale importantissimo, un inizio della capacità di accogliere e ascoltare i segnali del profondo. Le figure maschili che successivamente appaiono nel racconto onirico risultano invece inadeguate, distanti: Roberto è indaffarato in questioni ‘pragmatiche’ e di pertinenza ‘maschile’, Maurizio è tutto compreso nel suo percorso ascetico; due modalità, due strategie, una attiva e l’altra intellettuale, limitate, già sperimentate e, comunque, insoddisfacenti ai fini della soluzione del problema posto dal sogno. Anche le feste natalizie sono soltanto occasioni formali: la sognatrice è smaliziata, critica, non crede a quelle celebrazioni in cui il rituale della Nascita del Sé e della Coscienza, nonostante i dichiarati intenti ‘spirituali’, risulta soltanto un’occasione esteriore, di facciata, inadeguata ad un vero rinnovamento: ormai Emma sembra decisa ad andare più a fondo. Avendo già ricevuto un po’ di ascolto, inoltre, la ‘bambina’ inizia ad esprimersi attraverso il canto, cioè tramite una promettente armonia, tutta da scoprire e sviluppare. ‘Augurio’, originariamente, significa ‘presagio’. Gli ‘àuguri’, in antico, erano sacerdoti che vaticinavano il futuro e consigliavano sul comportamento da seguire, illuminando sulla volontà degli dei. L’augurio, il loro responso, era un’indicazione importante, una guida, un insegnamento. Gli ‘augùri’ del sogno, quindi, sono per gli ‘aereoporti’ in quanto punti di partenza per ‘volare’ verso il ‘cielo’, cioè verso più alti stati di consapevolezza, oltre i limiti personali, e anche in quanto ‘porti’, approdi atti ad accogliere e sostenere i nostri tentativi di evoluzione. Gli aereoporti, nel nostro mondo attuale, sono il luogo deputato per i viaggi, gli scambi, le comunicazioni, l’avventura, la conoscenza di altre ‘lingue’ (la professoressa di francese), cioè aprono la possibilità di immedesimarsi in altri contesti culturali, che ci trascendono. Gli antichi maestri taoisti, come conferma simbolica dell’avvenuta acquisizione dell’Immortalità, vengono descritti mentre volano e  cavalcano le nuvole. Nel buddhismo del Sutra del Loto, la ‘Cerimonia dell’Aria’ rappresenta il momento solenne in cui, distaccandosi dal suolo, la grande assemblea che ascolta il Maestro, il Buddha, è in grado di comprendere e di acquisire una conoscenza superiore. Purtroppo gli aerei, gli aeroeroporti, il volo, oggi richiamano alla mente gli attentati terroristici da un lato, e i bombardamenti dall’altro. Questa è la nostra ‘immunodeficienza’, l’attuale AIDS mondiale, la nostra richiesta d’aiuto, la sfida di fronte alla quale saremmo portati a chiuderci in noi stessi, nel rifiuto e nel timore. Questa situazione è simbolo delle nostre difficoltà spirituali, sia collettive che individuali, e la sognatrice la utilizza come metafora per prendere coscienza che il recupero delle energie vitali, della forza, della speranza, viene in realtà dalla comunicazione, punto di partenza della quale sono gli ‘aereoporti’, interpretabili anche come chakra della nostra rete energetica sottile; il ‘sangue’ – veicolo della circolazione e dello scambio – allude anch’esso a questa comunicazione con gli altri e con il mondo ‘esterno’, come pure con l’interno di noi stessi, con le nostre parti nascoste e inconsce, con il nostro ‘cuore’; quest’ultimo metaforico ‘centro’ interiore e sede del Sé. 

 

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