Un sogno di Marijana


In una strana parte della giornata che non né la notte, né il giorno, forse neanche l’alba, mi trovo
dentro ad oceano ghiacciato. La superficie dell’ oceano è congelata, però io sto dentro e nuoto facendo dei piccoli giri. Mi impressiona uno strano colore che unisce l’oceano e il cielo, un colore giallo assomigliante al caramello. Capisco che questo colore non viene dalla luce del sole, ma proprio della sua mancanza e che questo è una luce fuori della esperienza. Comincio a meravigliarmi del fatto di non sentire il freddo pur stando nell’oceano gelido e mi chiedo cosa succederà quando iniziero’ a sentirlo. Sono consapevole, però, che i limiti di questa sopportazione dipendono della mia forza di volontà. Non molto lontano, ma neanche vicino, si intravede la costa. Insieme a me ci sono mio padre e mio zio. Nonostante la loro presenza, io so che da sola dovrei confrontarmi con un compito.
Il compito consiste nell’arrivare  alla costa camminando sull’oceano ghiacciato (in tale modo non dovrei correre nessun rischio), oppure dovrei nuotare prendendo l’aria una volta soltanto e continuando a tenere la testa, in seguito, sempre sotto l’acqua.
Sono consapevole nel sogno che scegliendo la seconda possibilità, più difficile, avrei realizzato e smosso una mia parte inattiva .Una voce dentro di me dice che in tale modo potrei rischiare la vita e l’altra mi sussurra che vale la pena provare e che questo tormentato viaggio sarà ripagato. Mi ricordo di una lotta con me stessa con finisce con il mio decidere di raggiungere la costa camminando sull’acqua ghiacciata.

 


 

Sogno di Marijana - interpretazione di  Franca
 

La collocazione di questo sogno e’ apparentemente indeterminata nel tempo, ma per esclusione (“non e’ ne’ giorno, ne’ notte e forse neanche l’alba”) la si puo’ stabilire al “tramonto”, nel momento piu’ nostalgico e romantico della giornata, quando si tirano le somme delle attivita’ quotidiane e si fa “il bilancio”. Ricordiamo la divisione psicologica tra gli “albisti” e i “tramontisti”:  i primi sono attivi, estroversi, solari; i secondi passivi, introversi, lunari; questa non-collocazione nel tempo ci da’ gia’ una fotografia della sognatrice. Maria (=amata da Dio) Jana (= grazia di Dio)  pone se stessa in una particolare situazione onirica; nell’acqua (oceano), nell’elemento proprio del sogno (astrale, mondo di Yetzirah), ma questo oceano e’ “ghiacciato”. Sappiamo tutti che l’acqua, il mare, l’oceano simboleggiano il nostro mondo dei sentimenti, tanto piu’ primordiale quanto piu’ vasto e abissale e’ l’elemento considerato, ma il “ghiaccio”, indica il raffreddamento di questa nostra astralita’, prodotto per  impedirle il suo normale fluire. Notiamo pero’ che il ghiaccio e’ solo in superficie, sotto, l’acqua e’ liquida e in essa la sognatrice compie “piccoli giri”, cioe’ piccole perlustrazioni ed e’ quindi in grado di “nuotare” nella parte piu’ profonda dei suoi sentimenti e di li’ e’ anche in grado di vedere il “cielo” (mondo mentale-spirituale, Briah). Quello che unisce il suo mondo sentimentale (acqua) al suo mondo mentale (cielo) e la “impressiona”, cioe’ la colpisce lasciando il segno,  e’ la “luce color caramello” (giallo-oro), che secondo la sognatrice, non viene dal “sole” ma dalla sua “mancanza”, una luce “fuori della portata della mia esperienza”. Con questa definizione in un certo senso, essa si esclude la possibilita’ della comprensione di detta “Luce”, come se la temesse; ma se la luce non e’ ne’ lunare ne’ solare,  allora non puo’ essere altro che quella superiore, stellare o Daatica, riferentesi alla Sephirah Daath,  la Sephirah occulta, Luce interiore per eccellenza, della chiarita’ Coscienziale, che non e’ mancanza di sole, ma “oltre” il Sole.
Infatti questo particolare momento di “comprensione” inizia a svelarsi: “comincio a meravigliarmi di non sentire freddo”: Marijana riconosce di non sentire il freddo del ghiaccio, ma “teme” che questo prima o poi succeda (spesso il “freddo” viene associato ad uno stato di ipercoscienza intellettuale, sviluppato a spese del “calore affettivo”)  ma essa e’ “Consapevole” (nella Luce color caramello) che i limiti di questa sopportazione dipendono dalla sua “forza di volonta’”. Ricordiamo che la volonta’ e’ relativa a Chesed,  la Sephirah della colonna della Grazia piu’ vicina a Daath e relativa al “padre”. La sognatrice poi “non lontano, ma neppure vicino” intravede “la costa”: la terra  che, essendo aldila’ della situazione acqua-cielo, viene ad essere simbolo della “Terra Promessa” (Malkuth di Atziluth), il Luogo da cui proviene la Luce. “Insieme a me ci sono mio padre e mio zio”: la figura paterna richiama il “cielo”, il mentale  della sognatrice (Chesed, come dicevamo prima) quella dello “zio” la  sua parte piu’ spirituale,  (nelle esclamazioni spesso “zio” sostituisce “Dio”); queste due componenti sono presenti vicino a lei, ma il problema del momento, il compito da eseguire e’ solo suo ( ma perche’ non chiedere aiuto ?). Questo “compito”, che consiste poi nell’arrivare alla “costa”,  si puo svolgere in due modi: tentare di arrivarci “camminando sopra il ghiaccio” (sconoscendo cosi’ l’acqua): il cammino piu’ facile; oppure, prendendo aria una volta soltanto, nuotare sott’acqua: il cammino piu’ difficile. Sembra che la sognatrice sia di fronte al classico “Bivio” degli Arcani Maggiori; deve scegliere la “strada giusta”, dalla scelta dipende il suo futuro, ma spesso quella che sembra la via piu’ facile non lo e’. La Consapevolezza e’ la chiave di questo sogno; c’e una lotta interna per decidere quale sia la via da seguire e pare che la decisione finale sia quella di “camminare sul ghiaccio”, in tal caso si favorirebbe la situazione di “ipercoscienza intellettuale che evita la conoscenza delle acque”, eppure si sa che l’altra via, se percorsa, porterebbe a d un “tormentato viaggio ripagato”.Nella vita, come dice il Qoelet, c’e’ un tempo per ogni cosa: tempo per decidere e tempo per aspettare di prendere decisioni, ma si possono “rimandare” le grandi decisioni solo per un certo tempo, poi bisogna “agire”. Quello che conta e’ “conoscere la Meta”. Anche camminare sul ghiaccio non e’ facile: ricordiamo la sentenza del n. 64 dell’I Ching:  “Prima del Compimento”. Riuscita. Ma se la piccola volpe quando ha quasi compiuto iltrapasso, finisce con la coda nell’acqua, allora...Consigliamo a Marijana due ottimi pattini per ghiaccio e un orecchio attento ai piu’ piccoli scricchiolii.

Grazie. F.V.

 

 


 

Sogno di Marijana - Interpretazione di Natale
 

In una parte della giornata che non è né la notte, né il giorno, forse neanche l'alba, mi trovo dentro ad un oceano ghiacciato". Se la giornata simboleggia la vita, la parte di essa cui la sognatrice si riferisce, per esclusione, non può che essere il tramonto. Ma nel nostro caso dovremmo trovarci al giorno pieno, essendo Marijana ancora giovane. Perché dunque il tramonto? Forse perché la sognatrice è un senex, che osserva ogni cosa attraverso le lenti del vecchio Saturno, il congelatore per eccellenza? Oppure, altra ipotesi, la giornata rappresenta una particolare parentesi di vita che ha visto la sognatrice impegnata in un'impresa che sta per essere conclusa (tramonto)? Questa seconda  ipotesi mi sembra più vicina alla realtà. In sostanza è come se Marijana avesse lavorato su se stessa per un lungo periodo di tempo e si fosse trovata vicino alla meta (la costa da raggiungere). Ha lavorato molto sulla sfera dei sentimenti (non per nulla cita spesso Jung, che notoriamente ha dato molta importanza alla Funzione Sentimento nella sua Psicologia Analitica), ed ora si trova immersa nel vasto oceano di essa, la cui superfice, però, è ghiacciata. Qui la sognatrice si dà un doppio messaggio: 1) il guscio che ha costruito alla sua sfera sentimentale, probabilmente per difendersi da persone straniere in luoghi lontani e pericolosi, se da un lato funge da scudo protettivo, dall'altro costituisce un vero e proprio respingente; 2) Il lavoro esplorativo di sé le crea qualche problema, dal momento che immergendosi nelle acque di Yetzirah, in un certo senso vorrebbe solidificare parte di questo mondo per comprenderlo coi sensi di Assiah. Difatti il problema di Marijana, una volta esplorata la sua interiorità relativamente a quella sfera, è quello di rimettere i piedi a terra, di tornare ad un normale stato di veglia (la costa). E da come espone il tentativo di questo ritorno, c'è da credere che esso risulta essere parecchio ritardato dal fatto che nuotare in queste strane acque può portare una certa euforia e dimenticanza del proprio stato assiahnico. La superfice ghiacciata dell'oceano impedisce alla luce del sole di penetrare nelle profondità (la coscienza di veglia è impedita), ma nello stesso tempo favorisce l'insorgere della luce mentale che in questo caso ha il colore del caramello, e che in altri termini risulta essere dolce per la sognatrice, per la quale, sentire o non sentire freddo in un mare ghiacciato dipende esclusivamente dalla sua volontà. Cosa che lascerebbe pensare a come Marijana abbia costruito tale scorza ghiacciata con un atto di volontà, con coscienza e scienza, con strategia. Nel fare ciò ha sicuramente attinto alla forte razionalità del padre e dello zio, due figure che hanno certamente influito sulla mente della sognatrice: il mondo dei sogni è meglio recintarlo attraverso il congelamento dei suoi confini, affinché esso non invada il mondo di veglia; i sentimenti vanno tenuti a freno. Tutto questo in effetti non è sbagliato, ma non dimentichiamo che congelare le acque del sentimento vuol dire anche paralizzare i moti del cuore, e quando questi sono bloccati lì, presto o tardi reclameranno il loro palcoscenico.
Il viaggio che Marijana ha fatto fino ad oggi attraverso la sua interiorità è nella fase di ritorno all'esteriorità, ma esso è lento vuoi perché la "vita marina" è ricca di vita altra e distrae affascinando, vuoi perché l'alternativa rimasta è quella di tornare a nuoto sotto ghiaccio prendendo aria una volta soltanto, oppure, piano piano camminare sulla crosta ghiacciata. Marijana sceglierà di camminare sulle acque, ma su acque ghiacciate. Solidificare i sentimenti non è produttivo perché prima o poi arriverà qualche "Primavera" ed il sole dell'ariete scioglierà i ghiacci.

Grazie Nat.

 

 

 

 

 

Sogno di Marijana – fantasticherie interpretative di Maurizio 

Questo sogno racconta in maniera stranamente distaccata e apparentemente priva di passioni un dramma profondo e sconvolgente: descrive infatti una situazione in cui la sognatrice ha il compito di preservare la propria vita all’interno di un oceano di morte. L’interpretazione può collocarsi su diversi livelli di realtà, intersecantisi l’un l’altro: alcuni più concreti e biografici, altri maggiormente psicologici e altri ancora più strettamente spirituali. Tenteremo ora di esaminarli.

1.      Come ‘interprete fantasticante’, a dire il vero, non dispongo di dati sulla vita e la storia di Marijana e rischio di commettere degli errori di cui, spero, la nostra amica saprà perdonarmi. Sono a conoscenza soltanto che è originaria della ex-Yugoslavia e che lavora in Italia come corrispondente del suo paese. Tuttavia so, come tutti, che la ex-Yugoslavia è stata teatro di devastanti conflitti durante una guerra in cui lo sgretolamento e la morte devono essere stati presenti in maniera terribile e desolante, e questo potrebbe collegarsi al racconto onirico, dove la sognatrice è circondata da un gelo che può ucciderla e dal quale deve difendersi con la sola forza di volontà. Alcune figure parentali, il padre e lo zio, pur non potendo aiutarla direttamente, la sostengono e la indirizzano nell’affrontare il compito di raggiungere da sola la ‘costa’. Mi colpisce il fatto che l’Italia, rispetto al paese della sognatrice, rappresenti la costa opposta al di là del mare Adriatico. Il freddo, però, è anche la raffigurazione del distacco dal paese natale, la separazione da esso. La sognatrice riterrebbe, secondo questa chiave di lettura, di non essere riuscita pienamente nel compito di accettare la distanza: non immergendosi al di sotto del ghiaccio, ma camminandoci sopra, si è mantenuta parzialmente ‘fuori’ dal problema, senza riuscire ad affrontare pienamente la trasformazione.

2.      Continuando nell’ipotesi che la distesa d’acqua in questione possa essere il mare Adriatico, emergono alcune altre riflessioni: ‘Adriatico’ viene da ‘Adria’, città molto antica fondata probabilmente dai greci sulla costa veneta. L’etimologia del nome è incerta; tuttavia una delle ipotesi lo fa derivare dal latino ‘ater’, ‘fosco, nero, oscuro’. Questo fatto sottolineerebbe il carattere inconscio del mare di Marijana, chiarendo che il suo percorso implica il superamento di profondità che stanno oltre la coscienza, che possono ‘congelarla’ o inghiottirla. Il fine è quello di riuscire a strutturare una individualità consapevole e autonoma. Una tale trasformazione, naturalmente, come tutti i ‘passaggi’, richiede un sacrificio e uno sforzo: ricordiamo che la parola ‘costa’ in italiano, oltre a indicare la parte di terraferma che si affaccia sul mare, significa anche ‘avere un costo’, un prezzo da pagare.

3.      Il sogno, da un punto di vista più psichico, sembra svolgersi in uno scenario intra-uterino: lo suggerisce la situazione senza tempo e priva di riferimenti precisi, ‘né alba, né notte, né giorno’, la luce ‘fuori dall’esperienza’, il nuotare con brevi movimenti. ‘Arrivare alla costa’ indicherebbe, quindi, l’uscita dal ventre materno, la nascita, ed effettivamente si tratta di un compito di fronte al quale si può essere spaventati, soprattutto se si tratta di nascere simbolicamente a sé stessi, ‘individuarsi’, trovare una nuova ed ulteriore maturazione.

4.      Il freddo intenso, il ghiaccio, tuttavia, sembrano alludere più alla morte che ad una descrizione della confortevole situazione intra-uterina. La contraddizione tuttavia è soltanto apparente e può essere sanata interpretando l’ambientazione del sogno in maniera leggermente diversa, meno psicanalitica e più in relazione con quelle dottrine orientali che contemplano la reincarnazione: la situazione ante-natale descritta, infatti, potrebbe essere connessa con lo stato precedente allo stesso concepimento della sognatrice, la cosiddetta ‘fase intermedia’ prima della rinascita. Il compito, in quel caso, non sarebbe quello di uscire dal grembo materno ma quello di ‘entrarvi’ per superare lo ‘stato di morte’. Si dice che l’individualità ‘disincarnata’, dopo aver sperimentato il ‘benessere’ dei mondi sottili che stanno oltre la consapevolezza del piano fisico, qualche volta – pur desiderandolo - avverta il compito della rinascita come spiacevole, dovendo immergersi in una dimensione priva di vita se paragonata a quella che lascia, quasi con l’impressione di entrare nell’oscurità, nel freddo, nella morte. Ricordiamo inoltre che la parola italiana ‘costa’ deriva dal latino, e in quella lingua vuol dire ‘costola’ o ‘fianco’: in molte culture antiche ‘entrare nel fianco’ è una espressione metaforica per ‘essere concepiti’.

5.      A dire il vero la sognatrice non parla di ‘mare’, bensì di ‘oceano’: non possiamo non ricordare il dio Poseidone, che tanta parte ha nel simbolismo come rappresentazione delle forze dell’inconscio. L’’oceano ghiacciato’ inoltre suggerisce un’altra interessante riflessione: nei miti esso corrisponderebbe alla parte nord dell’Atlantico, cioè all’Artico, là dove Kronos – il dio dell’Era d’Oro – vive immerso nel sonno; Kronos significa anche ‘tempo’, e coinciderebbe con la descrizione del ‘tempo sospeso’ del sogno.  L’Era d’Oro, in questo caso situata nei territori ‘Iperborei’, nella ‘Thule’, descrive simbolicamente la realizzazione spirituale dell’umanità nel suo complesso e anche del singolo individuo che, allo stato attuale, è ‘dormiente’, fuori dalla dimensione temporale della manifestazione e dell’esperienza. Nella cabala esso corrisponde al mondo di Atziluth, che può essere raggiunto soltanto valicando l’abisso esistente fra la consapevolezza ordinaria e la Coscienza rappresentata dalla Sefirah Daath. ‘Valicare l’Abisso’ o ‘guardare oltre il Velo’ potrebbe corrispondere al  compito più difficile che Marijana sente di dover compiere: immergersi nell’oceano al di sotto dello strato ghiacciato e passare dall’altra parte in apnea. La nostra sognatrice, invece, sceglie la strada ‘più facile’: cammina sopra il ghiaccio; cioè, pur dirigendosi nella direzione giusta, conserva la vigilanza e la coscienza ordinarie, avendo paura di fare un salto di qualità e di immergersi in una dimensione sconosciuta e priva di rassicuranti riferimenti.

 

 

 

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