Un sogno di MAURIZIO


Conduco una riunione buddhista con moltissime persone. Poco lontano c’è anche un altro convegno, dove vanno Paola e una signora che pratica nel nostro gruppo. Propongo argomenti che destano interesse, le persone sono attente e soddisfatte dell’incontro. Al termine faccio uscire tutti quanti dalla sala dove ci troviamo, forse per unirci ad altri per un meeting di ‘scambio’. Fuori c’è un praticante che conosco e che mi sorprende, perché sta parlando di Dio: essendo egli piuttosto chiuso e dogmatico, non mi aspetto che esprima pensieri ecumenici. Quando incontro Paola la trovo molto arrabbiata e spaventata: mi ha cercato nel mio originario luogo di riunione ma, non avendomi trovato, si è preoccupata. Mi accusa di non averla avvertita, neanche lasciando un messaggio; nella discussione mi irrito anch’io e lei fa per andarsene. Interviene un’altra buddhista – la compagna di quello di prima - che, al contrario del suo normale comportamento, si adopera per raggiungere Paola e pacificare la situazione.
Ora camminiamo in strada insieme con gli altri gruppi: ci sono tante persone e c’è anche Dalva. Paola, non rammentandone bene il nome, la chiama ‘Halva’ e io, prendendola un po’ in giro, le ricordo che l’Halva è un preparato alimentare con burro di sesamo e zucchero, forse originario della Turchia o, comunque, dei paesi arabi. Anche qualcun altro sbaglia nel dire il nome di Dalva e pronuncia ‘Alba’.
Mi ricordo improvvisamente che devo preparare la statistica della riunione che ho tenuto: cerco di ricostruire mentalmente la situazione, ma non ho annotato subito i nomi dei presenti e adesso ho qualche difficoltà a ricordarli, anche per il loro numero elevato. C’era anche la cugina di una collega d’ufficio: scrivo ‘cugina’ perché non mi ricordo come si chiama. Sono felice e orgoglioso dell’alta affluenza di persone al mio convegno, considerato che i veri appartenenti al gruppo di cui ho la responsabilità non c’erano perché si erano distribuiti in altri luoghi di incontro.

 



Sogno Maurizio - interpretazione di  Franca

Questo sogno piu’ che un sogno sembra il racconto di un giorno di attivita’ da group-leader del sognatore; lo possiamo articolare su 4 punti. Il primo: successo nell’attivita’ di gruppo e contrasti familiari  (solo qui c’e’ una contraddizione con la realta’: 2 componenti del gruppo, una coppia, lui chiuso e dogmatico, lei, scostante e litigiosa,  si comportano esattamente al contrario del loro solito: lui e’ ecumenico, lei, accomodante e pacificatrice). Secondo punto: il gruppo del sognatore si unisce ad altri gruppi e ora compare Dalva: Paola la chiama Halva, altri Alba = bianca. Terzo punto: il sognatore deve “fare la statistica” dell’incontro = riferire al suo capo  “quanti, come e dove”, pero’ ha dimenticato i “nomi”  e gli rimane una parola in sospeso : “cugina”. Quarto punto: Il sognatore e’ “felice e orgoglioso” dei risultati raggiunti come leader.
Consideriamo in questo sogno due parole chiavi: Dalva e cugina. La prima anagrammata puo’ condurre a Walda che significa “potere”, la seconda ha il significato (oltre a quello di figlia della zia) di “zanzara”. Poiche’ il sognatore e’ felice e orgoglioso dei risultati del suo lavoro di capo gruppo, tutto dovrebbe andare bene, ma  quel “potere” raggiunto attraverso quella organizzazione che richiede statistiche (risultati = frutto dell’azione) e’ veramente relativo all’ “alba del nuovo giorno”? E’ questa la domanda che si pone incosciamente il sognatore, e tale domanda e’ come una “zanzara” che gli ronza intorno alle orecchie (del cuore)... specialmente se la realta’ e il contrario del “sogno” o il suo “negativo” inteso in termine fotografico....

Grazie. F.V.

 

 

Sogno Maurizio - interpretazione di Natale

"Conduco una riunione buddhista con moltissime persone. Poco lontano c'è anche un altro convegno, dove vanno Paola e una signora che pratica nel nosto gruppo". Questa prima parte del sogno dà a Maurizio due  indicazioni. La prima, ponendo l'accento sulla sua funzione di capogruppo (conduco), sembra indicare che il sognatore ha la necessità e la facoltà di condurre sulla via del Budda moltissime persone, poiche oramai convinto della bontà di essa. La seconda invece pare voglia sottolineare come la mente del sognatore non ha come compagno di ricerca il sentimento dello stesso (Paola ed un'altra signora vanno in un altro gruppo, poco lontano).  Le stesse frasi possono però rappresentare simbolicamente altre cose: a) Il buddismo praticato dal sognatore, paradossalmente dà poco spazio al sentimento (Paola che non sta lì), oppure gliene dà troppo, tanto da lasciarlo andare molto lontano. Insomma, in tale scuola, la sfera dei sentimenti non trova il giusto equilibrio; b) Al momento Maurizio lavora meglio su di sé come capo gruppo, che come componente di questo gruppo onirico: la sua mente riceve maggiori intuizioni come conduttore, segno questo di una crescente maturità (le responsabilità maturano le persone). Ma qualcosa al sognatore è sfuggito ("fuori c'è un praticante  che conosco e che mi sorprende, perché sta parlando di Dio…"): quella parte di sé che, pur avendo da sempre rifiutato l'esistenza di Dio, è diventata autonoma dal momento della conversione al buddismo (è fuori…). In un certo senso è stata costretta all' esilio dalla nuova fede, che non prevede alcun concetto di divino. Il teologo del sognatore è caduto in disgrazia. Il sogno continua: Maurizio incontra Paola, i due si arrabbiano. In questo incontro troviamo conferme a quanto detto a proposito del "praticante". In effetti, questo incontro allarga la tesi: probabilmente, la conversione ha prodotto nel sognatore una sorta di separazione delle due funzioni, mente e sentimento, simile alla separazione di Eva da Adamo. Ma ecco che "interviene un'altra buddhista  - la compagna di quello di prima - che…"  Chi è la compagna del 'praticante'? L'azione. In simboli ci viene detto che il sognatore, da quando ha sposato Budda, ha praticato una sorta di Yoga dell'azione, che lo vede impegnato in prima linea nell'organizzazione di rapporti umani che stanno alla base di ogni gruppo, che gli ha concesso di recuperare la sfera sentimentale in una sorta di 'altruismo', di empatia,  che assomiglia molto alla compassione dei buddisti.  A questo punto entra in scena Dalva-Halva-Alba. Il sognatore s'imbatte in una compenente di sé che viene riconosciuta solo dalla razionalità e non dal sentimento e dalle altre funzioni. Esaminiamo questo strano nome. Se è una persona vera,  questa Dalva deve essere generosa, dinamica, magra (dà e va…), molto  religiosa (fra 'da' e 'va' vi è una elle che allude al Nome ebraioco di Dio 'El'); molto ligia ai precetti (ha Dio con sé  e va= Halva), e piena di energia (l'alba è il momento più ricco di prana: le ore del mattino hanno l'oro in bocca, suona un vecchio adagio).  Ma la stessa persona (vera o finta che sia) potrebbe rappresentare una qualità che il sognatore vorrebbe assimilasse la sua donna interiore ed esteriore. Ma ecco che il sogno si conclude riproponendo il sognatore in veste di capogruppo: le grandi assemblee danno euforia, ma anche tante, tante responsabilità.  Qui viene messo in luce il precario senso pratico di Maurizio: la statistica va preparata, ma non si ricorda i nomi dei partecipanti, che non corrispondono al vero gruppo di cui nella realtà è responsabile. "C'era anche la cugina di una collega d'ufficio…". A questo punto il sogno si apre: Maurizio ha tenuto nella sua interiorità una grande assemblea. Ha convocato tutte le parti della sua illusoria apparenza psichica ed ha cominciato a diluirli in un mare di compiacimento per la sintesi operata. Quando di ogni sua componente ricorderà il nome, nel suo piccolo vivrà forse un momento simile a quello vissuto dal Budda Sakiamuni quando ricordò tutte le sue vite passate. Possa Maurizio conseguire la buddità.

 

Grazie. N.M.

 

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