Sogno-Incubo del Giugno 2001 di M.Grazia

 

Mi trovavo in un angolo poco illuminato con molti bambini e pochi adulti e un piccolo bambino in braccio .
Ero molto impaurita e pregavo ‘’il Padre nostro’’ perche’ sapevo che c’era il diavolo,  rappresentato da una figura nera che voleva prenderci  per farci del male .
Io con il bimbo correvo per non farmi prendere  ma la cosa che piu’ mi agitava erano le continue urla di bambini e adulti .
Angoscia e paura mi hanno pervaso per la maggior parte del sogno .
Cercavo di svegliarmi,  ma niente;  ricadevo nel sogno,  nell’incubo .
Poi ero senza il bimbo ; lo cercavo ma non lo trovavo .
Davanti a me ho visto una scala a chiocciola  altissima che io scendevo correndo .
Dopo aver sceso la scala mi trovai sopra il tetto di un palazzo altissimo e la figura nera era quasi dietro di me .
Infine ho trovato un nasondiglio sicuro,  appesa con le mani sul cornicione del palazzo con il corpo dondolante nel vuoto. Le continue urla  mi angosciavano sempre di piu’ . Poi la figura nera (il diavolo),  cominciava a gettare le persone e i bimbi giu’ per il vuoto. La figura nera prese una bambina ; le parlo’ e le disse che era molto bella e che invece di gettarla nel vuoto voleva violentarla . Ma alle grida della bimba , dissi  tra me che era giunto il momento di affrontarlo; stavo uscendo dal mio nascondiglio per combatterlo, ma ,come per incanto il sogno svani’ nel nulla .

 


Interp. Sogno M. Grazia

Incubo= sogno opprimente, sofferto che provoca ansia e paura.
Stare in un angolo poco illuminato = situazione di chiusura e oscura.
Avere in braccio un bambino = c’e’ qualcosa di nuovo nel cuore (tra le braccia), un interesse, una speranza, una possibilita’ di rinnovamento.
Tanti bambini intorno = altre possibilita’ meno realizzabili.
Pochi adulti = carenza di aiuto nel momento del bisogno.
Ero impaurita  (di che?)= Timore del “male” e, lo si vedra’ dopo, di essere gettata nel “vuoto” = annientata = paura della morte.
Le urla degli “altri” indicano l’impossibilita’ di urlare della sognatrice, che se urlasse si sveglierebbe, quindi desiderio e timore del “risveglio”.
Il sogno continua ma il il “bimbo” non c’e’ piu’ la sognatrice crede di aver “perduto” il nuovo interesse o la speranza che le era nata nel cuore, speranza di liberazione, speranza di uscire dall’angolo buio... ed ecco il mutamento, la “fuga” contraddittoria: la scala altissima che vorrebbe salire ma che invece deve scendere per potere trovare il nascondiglio “sicuro” questa discesa la porta a conoscere il “Palazzo” (v. Castello interiore di S. Teresa) altissimo, ma appena dall’esterno (appesa con le mani sul cornicione e dondolante nel vuoto): quando sospende il “pensare, il rimuginare” trova la sicurezza... ma poi torna la percezione dell’ombra , la figura oscura, la parte di se’ che contrasta il suo benessere,  l’avversario che annienta senza nulla salvare il nuovo e il vecchio e che vorrebbe “violentare la bambina ” (il bimbo di prima ora cresciuto e riconosciuto come parte di  se’) quella parte molto bella che scuote la sognatrice e la fa reagire all’ombra: infatti ora e’ pronta ad affrontarla e il sogno termina.
Il sogno e’ liberatorio per la decisione finale di combattere o meglio di conoscere la propria ombra.
Il sogno e’ la testimonianza che si gia’ intuita la necessita’ di “salvare il Bimbo o la “Bambina”, la Coscienza neonata prima e poi gia’ piu’ cresciuta e pure il fatto di conoscere il “nascondiglio” sicuro del Palazzo altissimo nei momenti difficili e’ molto positivo, anche se per il momento tale conoscenza del Palazzo= Tempio e’ solo esterna e momentanea...
La preghiera e’ un ottima medicina contro gli incubi, ma va accompagnata dal lavoro su se stessi..  Buon “lab- oratorio” M. Grazia!

Grazie. F.V.

 



Commento al sogno-incubo di Maria Grazia del Giugno 2001
 

Nel sogno, Maria Grazia ha a che fare con un'ombra che a suo dire è il diavolo. Per il momento, tralasciando tutto il resto, cerchiamo di capire tale figura, cominciado col dare un'occhiata al libro di Giobbe nell' Antico Testamento. " Un giorno i figli di Dio andarono a presentarsi davanti al Signore  e anche satana andò in mezzo a loro. Il Signore chiese a satana: ' da dove vieni?' satana rispose al signore: 'Da un giro sulla terra che ho percorso'. Il Signore disse a satana: 'Hai posto attenzione al mio servo Giobbe?  Nessuno è come lui sulla terra: uomo integro e retto, teme Dio ed è alieno dal male'. Satana rispose al Signore e disse: ' Stendi un poco la mano e tocca quanto ha  e vedrai come ti benedirà in faccia". A questo punto il Signore accetta la sfida e prima dà in potere di satana i beni di Giobbe, poi la sua famiglia e in fine lo stesso suo servo, che nonostante le cattiverie cui è sottoposto, non maledice mai il Signore, anzi, dopo ogni perdita (di beni, di familiari, di salute, ecc) ripete: " Il Signore ha dato, il signore ha tolto, sia benedetto il nome del Signore".
Nel Corano si parla di Iblis e delle sue schiere, come di angeli maledetti dal Signore perché non vollero ubbidire al comando divino di prostrarsi davanti ad Adamo. Nel Nuovo Testamento si parla di Satana in termini di 'Avversario' , di 'Principe di questo mondo'. Ora, se prendiamo tutte questa cose alla lettera, ci rimane solo una possibilità: diventare atei. Cerchiamo di leggere "fra le righe", di interiorizzare la vicenda.  Accade a ognuno di noi che, un bel giorno, alla luce dell'intelletto si presentino sia le schiere delle virtù, sia le schiere dei vizi 'impersonati' dall'ego. In altre parole, prima o poi, ogni essere umano si sveglia alla dura realtà di sé: siamo un bell'impasto di bene e di male, di verità e di ignoranza, di buddità e di illusione. Quando la Mente si risveglia a questa dualità, inizia una battaglia scatenata, per l'appunto, dall'ego, dall'ignoranza, dalla folla degli io.
Una simile evento, quando accade, ha un riscontro grossolano, cioè a dire, parallelamente alla lacerante disputa mentale, nella vita di tutti i giorni si è costretti  a disputare su cose pratiche, che se lette in senso metaforico potrebbero essere utili per conoscere la parallela situazione interiore, e viceversa. La sognatrice ultimamente è entrata a far parte di due gruppi: uno di autoricerca, l'altro (stando a quanto detto dalla stessa) burocratico.  Ora, quando una persona decide di conoscersi, entra in un mondo nuovo  che assomiglia molto ad uno di quei grossi enti pubblici in cui la burocrazia è talmente radicata ed estesa da formare un "tappeto" simile ad un prato di gramigna, una vera e propria rete senza né capo né coda, che spesso imprigiona fra le sue maglie fittissime il malcapitato. Ecco quindi come, stranamente, la sognatrice è costretta a vivere la propria ricerca allo stesso modo in cui è costretta a vivere la propria attuale quotidianità. A volte un modesto commercialista, che per mestiere vive per conto d'altri l'angosciante burocrazia, è in grado di risolvere per conto nostro il problema; e sull'altro versante, un buon testo sacro o sapienziale, può fare altrettanto. Detto questo passiamo al sogno, che interpreteremo solo dal punto di vista dell'autoconoscenza, dicendo subito che, nel momento in cui ognuno di noi riconosce il male in sé, ne prende atto e distanze, senza ripudiarlo e addossarlo sulle spalle altrui, è già a metà del cammino. Il male è ignoranza, il male è non conoscenza  di sé, il male è ombra…nostra. Jung chiama proprio Ombra  " l'altro lato nostro" il "fratello oscuro",  " Per il primitivo- dice laJacobi- è una parte dell'individuo, una specie di scissione della sua essenza, che però è a lui legata appunto 'come la sua ombra”. Questo lato oscuro è quanto da noi rigettato per ragioni morali o estetici -dice ancora la Jacobi, ripetendo Jung- che cozza col nostro lato cosciente. Ovviamente possiamo incontrare il nostro lato oscuro, o nei sogni, o in un'altra persona che, per qualche motivo, possa accoglierne la proiezione. Ma l'ombra può essere, oltre che personale, anche collettiva. A mio parere, ciò di cui fa esperienza nel sogno Maria Grazia, è un'ombra sia personale che collettiva. La sognatrice tiene in braccio un bambino…Questo mi fa pensare alla Vergine dell' Apocalisse che, partorito il Bambino, viene attaccata dal dragone e fugge nel deserto. Nel momento in cui la mente sta per prendere coscienza delle falsi pareti personali, l'ego si scatena, il dragone attacca. Se la persona può essere di aiuto ad altre in qualche modo, l'ego assume i contorni del dragone collettivo dell'Apocalisse, e colei che sta per svegliarsi veste gli abiti mariani.  Nella psiche (anima) di tutti noi una simile battaglia, prima o poi, si scatenerà, e colui che la vivrà si sentirà, come Arjuna, sconfortato, solo, angosciato, titubante, pauroso, indeciso, e cosi via dicendo.  "Ognuno è seguito da un' Ombra - dice Jung in Psicologia e Religione - tanto più nera e densa quanto meno è incorporata  nella vita cosciente dell'individuo…se è rimossa e isolata nella coscienza non sarà mai corretta".  E' il nostro caso: "è il diavolo", dice la sognatrice: è un male che sta lì, che mi segue e vuole annientarmi. Questo, ovviamente è un punto di vista, quello di Jung, ma quando egli costruiva tale sua teoria stava parlando di sé. Per cui credo proprio che dobbiamo accontentarci dell'interpretazione che la stessa sognatrice fa del suo sogno. Un'ultima cosa voglio sottolineare: quando Maria Grazia, nel sogno, scende una profondissima scala a chiocciola e si ritrova sul tetto di un'edificio, per sfuggire all'ombra sempre più minacciosa, si aggrappa al cornicione del palazzo e si lascia dondolare, ed il tutto la fa sentire al sicuro, nonostante 'il corpo dondolante nel vuoto'. Ora, questo fatto fa scattare in me qualcosa che mi permette di conoscere meglio la mia interiorità: sono un idealista, e questo sollevare i piedi da terra, questo non tenere i piedi a terra, mi ricorda le tante volte che ognuno di noi, per sfuggire alle proprie responsabilità    si rifugia…in cielo, nel mondo delle idee. Ovviamento  tutto questo non è applicabile a Maria Grazia, la quale sta uscendo da un grave lutto  familiare (perdita del marito) e sta cercando con tutte le sue forze di risolvere nel migliore dei modi i problemi che ne sono derivati. Elaborare il lutto non è cosa facile, ma è l'unica cosa da fare: prendere atto della nuova situazione, far ricorso a quelle forze che per tanto tempo non sono state usate perché altri provvedevano, rimboccarsi le maniche (così come sta facendo la sognatrice) e…combattere. Quando si sarà compreso che a tutto c'è rimedio, che spesso la paura ingigantisce i problemi, che un po' di calma fa trovare le giuste soluzioni, la battaglia si trasformerà in normale vita quotidiana, fatta, come per ognuno di noi, di  gioie e dolori, di alti e di bassi.  Ma tutte queste cose Maria Grazia le ha già dette nella  scarna ma efficace interpretazione del suo sogno.
C'è un antico proverbio siciliano che dice: "bon tempu e malu tempo, non dura tutu u tempu". Ad ogni quiete segue una tempesta, ma ad ogni tempesta segue la quiete. Ma se ci si pone con un po' di distacco di fronte agli avvenimenti della vita, e si rimane consapevoli istante per istante di quello che si sta facendo, la paura per il futuro si sgonfia e perdono peso i tristi ricordi del passato.
"La vita è adesso" cantava Baglioni, e aveva ragione: la Vita è sempre ora, ma a volta la evitiamo creandoci un sacco di problemi che con il qui e l'ora nulla hanno a che vedere: la Vita è un passo per volta, il passo successivo e quello passato non esistono. Che la vita sorrida presto alla nostra amica Maria Grazia, e che tutti i suoi problemi trovino la giusta risoluzione. Grazie N.M.


 


Sul sogno di M. Grazia del Giugno 2001: fantasticherie interpretative di Maurizio


La sognatrice inizia il suo viaggio onirico con immagini dalla forte connotazione religiosa di tipo tradizionale: una donna con un bambino in braccio – che è lei stessa – e il diavolo. La poca illuminazione della scena può indicare un abbassamento del livello di controllo sugli eventi e, quindi,  una situazione avvertita come pericolosa dall’io sognante. Tuttavia va anche notato che la Vergine è spesso raffigurata in una condizione di penombra: appare nelle grotte e la sua rappresentazione si trova nelle nicchie o negli angoli dei conventi e delle chiese; del resto l’interno di queste ultime, di solito, è in una sorta di semi-oscurità - in questo caso avvolgente e protettiva - forse in armonia con l’archetipo materno e femminino che esse stesse costituiscono. Ad ogni modo, l’identificazione della sognatrice con un simbolo dalla connotazione ideale così alta, in effetti, rende più manifesto e lacerante il confronto con la figura demoniaca. Anzi, dal punto di vista della ricerca interiore, bisogna tenere presente che quando la nostra tensione ideale è così forte da farci rifiutare ciò che si oppone ad essa, è proprio allora che si crea il demone, il nemico oscuro. Quest’ultimo, perseguitandoci, assume la paradossale funzione di costringerci a scendere nel nostro intimo e a metterci in discussione. Tuttavia è un compito difficile, perché le nostre sicurezze si fondano - per così dire - in aria, su presupposti immaginati ma non del tutto verificati e ragionevoli: così, per noi, può essere più facile evitare o fuggire il diavolo che affrontarlo mettendo in pericolo l’immagine che abbiamo di noi stessi. La sognatrice, comunque, negli sviluppi della vicenda, perde progressivamente le attribuzioni ideali iniziali: non ha più il bambino, e le parti di lei adulte insieme a quelle ancora immature e fanciullesche - mentre urlano e soffrono per l’angoscia – vengono scaraventate nel vuoto, in tal modo dissolvendosi e scomparendo. Per ultimo rimane il nucleo essenziale della rappresentazione onirica: una bambina che il demone non vuole eliminare bensì violentare, e che la sognatrice sente di dover soccorrere rinunciando alla fuga e uscendo allo scoperto. Questa bambina è forse la sognatrice stessa, magari in un momento del suo sviluppo o della sua vita passata in cui, per proteggersi dal mondo, ha costruito barriere e maschere difensive nel tentativo di sollevarsi dal suolo di una realtà non compresa e mai accettata?  Nella mia fantasticheria interpretativa non voglio e non posso saperlo, essendo tutto ciò una questione molto personale difficile da decifrare, ma in senso generale credo di poter dire che affrontare a viso aperto i nostri fantasmi - come avviene alla fine del sogno – è il modo migliore per dissolvere l’incubo: naturalmente per ‘affrontare’ intendo non tanto un mero atto di coraggio, quanto uno slancio autoconoscitivo, magari supportato da opportuni percorsi meditativi e sapienziali. Ultima notazione: nel medioevo gli incubi erano raffigurati come grotteschi folletti o diavoletti che opprimevano le persone addormentate poggiando sul loro ventre, quasi a rappresentare una sorta di indigestione. L’indigestione, di fatto, al di là dell’ovvio significato fisico, indica che non abbiamo elaborato bene qualcosa della nostra esperienza di vita, cioè  che non abbiamo ancora compreso…

 

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