ANTIGONE DI SOFOCLE
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Per l’antefatto: v.
“Edipo Re”
di Sofocle (copione e
relativa interpretazione cabalistica). Sintesi: "Ci sono nella vita degli uomini dei momenti storici, in cui una scelleratezza evidente, sfacciata, volgarissima può venir considerata nient'altro che grandezza d'animo, nient'altro che nobile coraggio dell'umanità che si libera dalle catene" (Dostoevskij - Diario di uno scrittore - ed. Bompiani, pag. 201).
Antigone di Sofocle int. cabalistica Iniziamo col prendere
in considerazione il significato interiorizzato del ‘dovere di
seppellire con gli onori funebri il morto’. Nel ns/ commento a Tobia
(Tb. 1, 15-20) avevamo visto come ‘seppellire religiosamente il
morto’ fosse l’unico modo per reintegrare positivamente nella
‘terra’ le sue energie, che altrimenti lasciate ai ‘rapaci’
verrebbero assorbite dall’albero nero; anche qui, nella obbedienza
di Antigone alla Legge divina piuttosto che a quella umana,
ritroviamo lo stesso impegno di Tobi per i corpi degli israeliti
morti. Antigone (= al posto della Madre), a cui abbiamo attribuito
il Malkuth di questo Albero cabalistico, seppellendo Polinice,
compie la sua funzione propria, di Madre Terra: lo riassorbe in se`
per recuperarlo alla vita, ma Creonte (= leone?, a cui abbiamo
attribuito il Chesed dell’Albero) orgoglioso e irato, non accetta di
comprendere
il suo amore e,
condannando a morte Antigone, fa sgretolare tutto l’Albero. Che cosa
rappresentano nel nostro linguaggio interiorizzato la lotta di
Eteocle e di Polinice e la loro morte? Abbiamo posto i 4 figli di
Edipo (= piede malato) all’interno del Malkuth. Sappiamo che questo
Albero e` minato alla base, e` nato dal parricidio e dall’incesto e
l’incapacita` dei figli di Edipo di accordarsi sul ‘Regno’
e` conseguenza della
sua debolezza. Tuttavia, se Antigone e Creonte riuscissero in
qualche modo ad armonizzare a comprendersi, a collaborare insomma,
l’Albero potrebbe essere ancora restaurato. Antigone, insieme ad
Ismene, avrebbe dovuto chiedere a Tiresia (= che si rallegra nei
segni), il Vate (a cui abbiamo attribuito lo Yesod dell’Albero), di
intercedere presso il suo promesso sposo Emone (a cui abbiamo
attribuito il cuore, il Tiphereth dell’Albero) affinche`, attraverso
la madre Euridice (= ampia giustizia, a cui abbiamo attribuito il
Geburah) convincesse il padre Creonte a concedere loro
il permesso di
seppellire il morto. Allora il Coro (il mentale dell’Albero) avrebbe
acquistato la valenza positiva del mentale bianco per poter
consigliare rettamente il re e invitarlo a correggere l’errore di
valutazione delle colpe di Polinice (= che da` molte vittorie al
bianco, che da` molte sconfitte al nero). E tutto l’Albero, nella
corretta gerarchia e nell’ordine, sarebbe giunto
all’armonia e allo
sviluppo. Perché in effetti, Creonte, dal suo punto di vista, ha
anche lui ragione; Polinice ha commesso tradimento alleandosi con i
nemici della citta`(le forze del male) e va punito, ma e` gia` stato
ucciso, e negare le sue esequie (il recupero delle sue energie)
penalizza e danneggia tutto l’Albero. La legge umana non puo`
alterare quella divina, ma solo interpretarla e adattarla alle
esigenze del momento. Tutto muta nella vita, tuttavia ci debbono
essere dei punti fermi che non permettono al continuo mutamento di
diventare ‘caos’ e ‘rivoluzione perenne’, questi punti fermi sono
appunto dati dalla Legge divina della Coscienza dei saggi e degli
illuminati e non certo dall’orgoglio e dalla presunzione di chi
detiene il potere temporale. Il contrasto Antigone-Creonte, cosi`
come posto da Sofocle, e` insanabile e conduce alla sofferenza, alla
morte, alla tragedia. Grazie. F.V.
ANTIGONE DI SOFOCLE- ALBERO CABALISTICO
Antigone
tragedia
Oggi, purtroppo per noi, di pensatori della
statura di Eschilo, Sofocle ed Euripide non ce ne sono. "Troppo
morti"(per dirla con Montale) sono i nostri filosofi contemporanei
per potere
essere.
Troppo deboli nel pensiero, troppo ubriachi di
Nietzsche e Heidegger per poter veramente vivere il loro tempo
meditativo e dar vita a vere opere filosofiche. Il momento storico
che stiamo vivendo assomiglia tanto a quello dostoevskijano
dell'epigrafe. I germi del positivo e del bello sono stati congelati
dal freddo alito di costoro, che non possono assolutamente fregiarsi
del titolo di
filosofi.
Si divertono a
confutare giorno e notte chi, morto da millenni, non può
controbattere i loro gracili ragionamenti. Perché gracili? Ma perché
un filosofo va giudicato per quello che riesce a costruire e non
solo per quello che riesce a dire. La grandezza di un Platone sta
nell'avere saputo creare, a partire dalla "seconda navigazione", una
base morale che ha garantito la civiltà per millenni. Cosa hanno
creato i denigratori di tali giganti?
Una nuova "religione", il cui dio è il
nulla, e di cui si
sono fatti pontefici. Hanno costruito ponti sull'abisso, creando
caos, anarchia, amoralità e falsa libertà, spacciando il tutto per
liberazione dalle catene e dalle bugie che quei giganti avrebbero
propinato ai fessacchiotti. Se l'albero si giudica dai frutti, beh,
giudicate voi, se non siete già stati afferrati dalle spire del
niente. I moderni filosofetti giocano solo a distruggere la "casa"
degli altri, trascurando di costruirne una loro. La loro costruzione
è questa distruzione! La loro pseudo grandezza dovrebbe derivare dal
disprezzare l'altrui pensiero, in assenza del quale non potrebbero
mettere insieme uno solo di quei deboli loro pensieri. Tutto questo
mentre i tragici greci ed i filosofi che li hanno seguiti si
rivoltano nella tomba. Eschilo, Sofocle ed Euripide cercavano la
verità, forse ne sfioravano le vesti, ed infine ne cantavano il
profumo. Loro cercavano il
sacro da cui non
può che scaturire il
giusto il
buono
e il
bello.
Oggi, dopo avere distrutto (!?)
la metafisica e Dio i grandi (si fa per dire) pensatori ci offrono
un paradossale
nulla da adorare,
oppure una tecnica da venerare: sì, lo strumento diventa lo scopo;
il mezzo diventa fine. Ma noi, come ancora molta gente silenziosa,
amiamo il sacro e facciamo nostre le belle parole di Dostoevskij :
Io sono un incorregibile idealista; io cerco le cose sacre e le amo,
il mio cuore ne è assetato, perché sono fatto in modo che non posso
vivere senza cose sacre"
(pag. 311 op. cit.).
Per noi è sacro tutto
ciò che è disabitato dall'ego e tutto quello che
è meta-fisico. Grazie Natale Missale.
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